E’ mancato Mauro Saviola, imprenditore che non ha bisogno di molte presentazioni, fondatore dell’omonimo gruppo industriale impegnato nella produzione di pannelli e di semilavorati per l’industria del mobile e del legno. Si è spento lunedì sera alle 19.30, in una camera della clinica Humanitas di Milano, all’età di 70 anni, dopo una lunga malattia.
In tanti anni di crescenti successi ha consolidato un vero e proprio impero del pannello, forte di 1600 dipendenti e un fatturato di 800 milioni di euro, un impero sul quale pare che in tempi recenti ci fossero concreti interessi da parte di investitori da oltreoceano.
E’ stato lui, in fondo, a spiegare a molti come si potessero recuperare gli scarti di legno, riciclare elementi ormai destinati alla discarica per farne nuovi pannelli, una “materia prima seconda”.
Parleremo presto e in modo più consono di quest’uomo e della sua preziosa storia.
Mi sia consentito, in questa pagina di xylon.it, solo un piccolo ricordo personale: la prima volta che lo incontrai, erano i primi anni Novanta, dopo avermi spiegato il complesso e affascinante processo per “pulire” il legno di recupero mi portò a vedere le sue vecchie auto. Erano nel garage di una casa vicina, in perfetto stato. E arrivammo a parlare anche della sua passione per l’arte e del fatto che si dilettasse a dipingere. La cosa mi incuriosì e Saviola mi mostrò i suoi quadri e alcuni cataloghi delle sue personali. Lo fece quasi schernendosi della fama che in qualche modo questo hobby gli dava e che in fondo era strettamente legato al suo lavoro, alle sue imprese. Perché era dagli scarti dei processi industriali che la sua creatività attingeva materia prima.
Devo ammettere, e oggi come allora lo dico senza alcuna piaggeria, che mi piacquero moltissimo. Chiaccherammo ancora un po’ prima che mi portasse in paese, a “mangiare un boccone veloce” da un ristoratore suo amico e che, se la memoria non mi tradisce, teneva sempre una piccola sala pronta per lui.
Parlammo poco di legno; soprattutto di passione. Gli raccontai che stavo costruendo casa e che mi sarei sposato dopo qualche mese. Alla fine ci salutammo e ci lasciammo con una forte stretta di mano.
Dopo qualche settimana arrivò un camion all’indirizzo dove allora abitavo – e che non ho mai saputo come Mauro Saviola avesse potuto recuperare – e mi consegnarono un suo quadro. Immenso, splendido. Coloratissimo. Proprio quello che mi era piaciuto di più fra quelli che mi aveva mostrato.
Ancora oggi è al centro di una grande parete nella mia sala.
Grazie, signor Mauro Saviola. E che il cammino le sia propizio…. (l.r.)
UNA BREVE BIOGRAFIA
Mauro Saviola impara a conoscere il legno fin da bambino nella bottega del padre ebanista Alfredo, dove è apprendista falegname già all’età di 11 anni, nel 1949. “Siamo nel dopoguerra – leggiamo nella biografia pubblicata nel sito (www.grupposaviola.com) del notissimo gruppo industriale – e la povertà profonda spinge tutti ad arrangiarsi per guadagnarsi da vivere e la bottega dei Saviola si ingegna a costruire manici per scope. Con l’arrivo dell’aspirapolvere i Saviola devono ripiegare sul commercio di legna e carbone per il riscaldamento.
Ancora una volta, però, il progresso gioca un tiro mancino alla piccola azienda, quando le stufe a legna sono soppiantate dal gas butano, che porta il calore nelle case azzerando la richiesta di legname da ardere.
A questo punto arriva l’idea giusta: Mauro Saviola vede, durante un viaggio in Germania, un impianto che sbriciola i rami e pressa i trucioli. Sarà la strada del suo futuro. Ne ordina uno uguale, anche se il costo di 350 milioni sembra un ostacolo insormontabile. Grazie all’aiuto di un fratello e di un cugino e con l’impegno di alcune cambiali, riesce a convincere i tedeschi a fargli un po’ di credito e avvia il suo progetto.
Mauro Saviola inizia a produrre i primi pannelli fatti con la ramaglia del pioppo e ottiene subito un notevole successo.
Gli unici problemi sono legati alla colla ureica, che viene fornita dalla Montecatini e dalla Sir del petroliere Nino Rovelli, colossi chimici che però giocano al rialzo dei prezzi. Dopo un’analoga esperienza con l’Austria, che pure fiuta l’affare, Saviola nel 1968 costruisce a Viadana uno stabilimento per ottenere autonomamente il collante e nel 1973 apre la Sadepan Chimica, primo produttore in Italia di colle per legno con basso contenuto di formaldeide. Il polo chimico conoscerà negli anni uno sviluppo veloce, diventando primo fornitore nazionale di resine ureiche e melaminiche. L’ultimo degli stabilimenti chimici è stato inaugurato nel dicembre 2003 a Genk, in Belgio.
Intanto le tecnologie si evolvono, la ricerca prosegue senza sosta, i profitti aumentano e gradualmente si arriva alla realtà odierna: un sistema industriale composto da 16 aziende sparse fra Lombardia, Veneto, Toscana e Marche, con stabilimenti anche in Argentina e oltre 1500 dipendenti. Dipendenti che da sempre vengono chiamati “collaboratori”, dato il sincero rapporto di fiducia che nel tempo si è istaurato con loro.
Dopo quaranta anni di intensa attività, Mauro Saviola è un magnate del pannello ecologico a capo di un impero da 800 milioni di euro l’anno. Ma soprattutto, è un imprenditore che grazie alla sua attività di recupero del legno usato, che coinvolge 2000 comuni in tutta Italia e convoglia nei suoi stabilimenti 50mila quintali giornalieri di legname, è riuscito fin’ora a salvare più di 30 milioni di alberi dall’abbattimento.
Qualcosa come 10mila alberi al giorno. E la sfida continua”.