Sono 6000 le imprese rappresentate da Federmacchine (di cui anche Acimall fa parte). 182mila operatori del settore dei beni strumentali, grazie ai quali l’Italia può vantare competenze eccezionali, che la pongono ai vertici delle graduatorie mondiali di produzione ed esportazione.
Questa industria, capace di generare un rilevante saldo attivo della bilancia commerciale, garantisce, inoltre, un importante vantaggio competitivo per numerosi settori industriali per i quali il nostro Paese é noto in tutto il mondo. Le aziende italiane dei beni strumentali producono innovazione, occupazione e ricchezza reale. Ma sono queste stesse 6000 imprese che si trovano giorno dopo giorno a dover fare i conti con una crisi economico-finanziaria che ha travolto in pieno tutto e tutti.
Il Governo dice di essere ottimisti, ma per chi opera in questo settore non è per nulla facile. Soprattutto senza gli opportuni strumenti operativi.
E proprio sulla base di questo, Federmacchine ha da tempo richiesto al Governo alcuni semplici provvedimenti grazie ai quali il settore potrebbe continuare a fornire il suo contributo per garantire all’intero sistema industriale, livelli di competitività adeguati alle ambizioni del Paese.
Ecco alcuni stralci della richiesta di Federmacchine al Governo:
– emendare l’articolo 5 del Dl 10/2/2009 n. 5, aggiungendo: rivalutazione dei beni strumentali in possesso delle imprese compresi nell’articolo 5 della legge 5/10/91 n. 317 con pagamento dell’1,5% sul plusvalore da rivalutazione e senza possibilità di ammortamenti successivi.
– moratoria per due anni, con pagamento dei soli interessi, dei crediti vantati, a una data definita, dagli istituti di credito nei confronti delle Pmi.
– liberalizzazione dei criteri di ammortamento per investimenti in beni strumentali a elevata tecnologia (articolo 5 della legge 5/10/91 n. 317) ordinati nei 6 mesi successivi all’emissione del provvedimento e consegnati nei 24 mesi seguenti.