Paolo Zanibon naviga nei sempre tormentati mari della filiera del legno da molti anni. E la sua duplice veste – quella di direttore di Acimall, la associazione che riunisce i più importanti produttori italiani di tecnologie per il legno, e di Xylexpo, la biennale mondiale che ne è la più importante vetrina (senza contare che è direttore responsabile della rivista che state leggendo) – lo mette nelle migliori condizioni per aiutarci a capire come sono andate le cose nell’anno che si è appena concluso e quali prospettive possiamo attenderci per il 2010.
IL SETTORE
“Il 2009 – esordisce Zanibon – è indubbiamente stato un anno orribile, da dimenticare. A mio avviso passerà alla storia per essere stato l’“anno nero” del nostro settore. Vivo in questo mondo da quarant’anni e devo dire che non ho mai visto una tale sofferenza in ogni mercato. Dai primi dati del nostro Ufficio studi (dati che saranno resi noti verso la fine di gennaio, ndr) appare evidente che il calo della produzione abbia subito un tracollo valutabile attorno al 45 per cento. Vuol dire, in buona sostanza, che il mercato delle tecnologie per il legno si è dimezzato e che ci si trovi di fronte a una crisi di portata epocale.
Ora guardiamo al 2010, a quello che tutti ci auguriamo accadrà nelle prossime settimane. Personalmente sono ottimista e la mia visione può senz’altro risentire di questa mia propensione, ma – pur con i piedi per terra – immagino un 2010 contraddistinto da un segno più. Una ripresa che non sarà folgorante, che non ci permetterà di tornare ai livelli produttivi del 2007, ma che consentirà a molti di tirare un sospiro di sollievo. Direi che il 2010 potrebbe essere un anno di transizione verso un miglioramento che mi auguro progressivo e continuo, anche se valuto attorno al 10, massimo 20 per cento la quota della produzione che potremmo recuperare nei prossimi dodici mesi”.
A quanto pare non sono in molti a pensare di investire in nuove tecnologie…
“I produttori di beni strumentali, nel quale il nostro settore è inserito, soffrono e soffriranno anche in futuro di una bassa propensione agli investimenti, una situazione che è la sommatoria di diversi fattori. Nel corso degli ultimi anni si è investito in modo considerevole e i nostri partner si sono dotati di ottime soluzioni che permettono di produrre di più, a qualità costante e con costi inferiori. Purtroppo ciò ha coinciso con un calo della domanda che li ha posti in una situazione di surplus della capacità produttiva. Se consideriamo che per tornare ai livelli pre-crisi dovrà passare ancora qualche anno diventa chiaro che oggi non sono certo molti quanti stanno pensando a nuove macchine o a nuove tecnologie. A meno che non si assista a qualche rivoluzione sul prodotto, alla comparsa sul mercato di beni così intelligenti, utili o semplicemente belli da stimolare il consumatore finale a innescare un circolo più virtuoso.
Purtroppo i nostri associati saranno più impegnati in adeguamenti alle normative, penso alla nuova Direttiva macchine, che nella sostituzione: in tutti i mercati maturi vediamo una disponibilità all’investimento limitata ancora per diverso tempo…”.
XYLEXPO
Veniamo al suo “secondo lavoro” e parliamo di fiere. Di Xylexpo, ovviamente, e della decisione di alcune realtà di non prendervi parte.
“Credo di poterla definire la scelta sbagliata nel momento sbagliato, al di là del fatto che Acimall è fortemente coinvolta in questa vicenda”, prosegue Paolo Zanibon. “Siamo convinti che il tentativo di sposare Xylexpo in altre piazze fieristiche a discapito di Milano non si rivelerà una scelta vincente, in quanto – a nostro avviso – conseguenza di una situazione contingente, del perseguimento di vantaggi momentanei, o anche continuativi nel tempo, ma di carattere prettamente e sostanzialmente aziendale. Scelte che non guardano al settore nel suo insieme e nemmeno alle dinamiche che inevitabilmente si manifesteranno nel prossimo futuro. Non c’è momento più importante e contesto strategico che testimoni la valenza del “made in Italy” diverso da Xylexpo, da oltre quarant’anni protagonista del calendario mondiale. L’Italia è e rimarrà protagonista, con la Germania, di questo settore, per quanto di nicchia rispetto ad altri, e dovrà fare i conti con altri competitor, come andiamo ripetendo da tempo. Siamo schiacciati fra la Germania e i Paesi “emergenti” (Cina e Taiwan in primis), ma restiamo e resteremo protagonisti. In quanto leader di mercato dobbiamo esprimere una leadership anche a livello fieristico, con una manifestazione di riferimento collocata in modo intelligente a livello geografico.
Troviamo errate – e inopportune in stagioni come quella attuale – mosse che vanno in direzioni diverse e auspichiamo che nel prossimo futuro ci possa essere un ripensamento che porti l’industria italiana delle tecnologie per il legno a ricompattare il fronte per vincere tutti insieme la partita per una leadership che è sempre più fortemente messa in discussione”.
Dottor Zanibon, che Xylexpo si attende?
“Sicuramente risentirà, da un punto di vista dimensionale, dello scenario economico, anche se abbiamo ancora alcuni mesi davanti a noi che potrebbero confermare un certo ottimismo che registriamo nei primi giorni del nuovo anno. Rispetto al record dei 73mila metri quadrati di superficie netta espositiva assegnata nel 2008 riteniamo di doverci attendere una diminuzione del 20, 30 per cento. Ma posso dire fin d’ora che questo non avrà riflesso alcuno sia sulla qualità della rassegna che sugli aspetti logistico-organizzativi. Questi momenti di difficoltà, di serrato confronto possono anche essere trasformati in momenti di verifica, di messa a punto di nuove strategie grazie alle quali guardare con maggiore ottimismo al futuro. In quale direzione? Certamente verso il visitatore italiano, che rimane sempre il pubblico di riferimento principale della nostra rassegna, ma senza dimenticare gli operatori stranieri che ogni due anni arrivano a Xylexpo: non dimentichiamo che in occasione dell’ultima edizione abbiamo registrato un vero e proprio record di visitatori internazionali, pari al 51,5 per cento degli ingressi complessivi. Un record che non sarà facile mantenere quest’anno, ma che ribadisce la fortissima propensione all’export dei nostri produttori”.
… con qualche riflessione anche sul fatto che le fiere stanno cambiando e che forse è giunto il momento di ricominciare…
“E’ il mercato che cambia continuamente, in ogni parte del mondo. Il nostro più grande rammarico è che proprio nel momento in cui abbiamo compreso la necessità di reagire, di modellare Xylexpo su ritmi e idee nuove, dobbiamo fare i conti anche con situazioni francamente inaspettate. A nostro avviso non è più tempo di stand faraonici, di presenze di migliaia di metri quadrati. A ogni impresa, a ogni azienda, a ogni gruppo il sacrosanto diritto di stabilire le proprie strategie e di metterle in atto, ma la nostra quarantennale esperienza e la frequentazione continua con decine e decine di fiere in tutto il mondo ritengo ci permettano di dire che ci sono altri strumenti per affermare la propria leadership. Come organizzatori ci eravamo già posti in questa ottica e fin dai giorni immediatamente seguenti alla chiusura di Xylexpo 2008 abbiamo ragionato in questa direzione… noi stiamo lavorando per fare al meglio la nostra parte!”. (l.r.)