Giben-Anderson: joint-venture che guarda al futuro

Il 2009 è finito e non possiamo certo permetterci che il 2010 segua le sue orme”, esordisce senza alcuna esitazione Piergiorgio Benuzzi, amministratore delegato della Giben che incontriamo a Pianoro (Bologna) nella sede centrale del gruppo. “Come la storia recente dimostra eravamo pronti a percorrere una strada tutta italiana per trovare il modo di uscire da questa pesantissima crisi”, ha proseguito. “Purtroppo una collaborazione commerciale non basta, a nostro avviso. E’ indispensabile disegnare nuovi scenari, raggiungere dimensioni tali da poter perseguire strategie precise: questa è una crisi paragonabile a una guerra, senza bombe o palazzi distrutti, ma con fabbriche che rischiano di svuotarsi. Ci vorranno anni per uscirne e saremo tutti diversi, faremo magari ciò che non avevamo mai immaginati di fare. Da uno scenario di questo tipo non si esce con strumenti dalla portata ridotta, con accordi che consentono di realizzare delle semplici economie e non intendono arrivare a una soluzione forte al problema”.
Giben, dunque, ha cambiato scacchiere e passa dalla adesione alla Woodtech Alliance (un progetto messo in cantiere all’inizio del 2009 con Masterwood e Viet) a ridisegnare completamente la propria fisionomia, cambiando pelle e mettendo in bella evidenza tutto ciò che è e che vuole essere, con estrema chiarezza e con la volontà di aprire una nuova pagina.
La tappa fondamentale di questo cammino è indubbiamente la joint venture con il gruppo taiwanese Anderson, un vero e proprio colosso nella produzione di centri di lavoro a controllo numerico. Un accordo che, però, è solo il passaggio più eclatante di una storia che vede il gruppo di Pianoro mettere in campo una struttura articolata, organizzata in quattro divisioni: Sizing division (le sezionatrici, il core business del gruppo), la Cnc division (macchine a controllo contraddistinte dal marchio Giben by Anderson), Edge division (le bordatrici prodotte dalla Giben do Brasil e frutto della joint venture con un noto produttore coreano di cui non siamo stati autorizzati a rivelare il nome) e la Divisione progetti speciali, che riunisce la Pbi division (soluzioni per grandi impianti per la produzione di pannelli) l’engineering per l’industria del mobile e la Graphic division (stampa a cn su qualsiasi tipo di materiale).

Di questa profonda riorganizzazione avremo modo di parlare in modo più approfondito in seguito, quando vi racconteremo anche dell’arrivo da Giben Usa del nuovo direttore generale del gruppo, Giuseppe Riva, della inaugurazione di Giben China alla fine di marzo, della entrata in funzione di un innovativo sistema di gestione per tenere sotto presidio tutte le macchine del gruppo attive nel mondo, 24 ore su 24 e, ovviamente, della presentazione ufficiale della nuova joint venture, che verrà celebrata a Taiwan ai primi di aprile.

ITALIA-TAIWAN
Da tempo sono convinto che i produttori di tecnologie devono cambiare radicalmente rotta”, ci dice Benuzzi. “I consumi non torneranno più a essere quelli che conoscevamo e questo imporrà una contrazione della offerta di tecnologia. Produrremo meno macchine per il legno e solo chi cercherà soluzioni radicali potrà sopravvivere. Sono mesi che vado sostenendo in ogni ambito questa nostra certezza e la nostra necessità di avere delle prospettive di medio e lungo periodo. Negli ultimi mesi abbiamo ricevuto numerose proposte – alcune di dominio pubblico, altre di cui non voglio e non posso accennare – che ci hanno permesso di stringere i tempi. Fra queste una proposta arrivataci dal Gruppo Anderson, grazie a una collaborazione che esiste oramai da diverso tempo fra la nostra e la loro filiale americana. Devo dire che ci è parsa subito una opportunità di ampio respiro, che aderiva perfettamente alla nostra visione e che abbiamo deciso di approfondire. Compreso che avrebbe per noi potuto essere una grande opportunità abbiamo verificato se c’era l’intenzione da parte dei nostri partner di fare qualcosa di simile, di pensare a qualcosa di più “stringente” che non un accordo commerciale, ma la risposta non è stata quella che avremmo desiderato e che pensavamo essenziale per il futuro delle nostre imprese”.

Come è accaduto tutto ciò?
Alla fine di novembre siamo stati contattati e a metà dicembre ci siamo incontrati con il signor Tzu-Jen (Andi) Hsieh, titolare del gruppo, negli Stati Uniti. Due giorni di discussione e di confronto per capire quali erano i problemi che ciascuno intendeva affrontare e cosa volevamo ottenere da questa partnership. Ci siamo scoperti in sintonia e convinti che dovevamo lavorare per una vera e propria joint venture italo-taiwanese.
Ci tengo a sottolineare che si sarebbe potuto arrivare alla creazione di qualcosa di simile anche in Italia, senza bisogno di guardare all’Asia. Ma non ci siamo riusciti. Non abbiamo visto la possibilità di creare qualcosa di così forte, una alleanza così stretta nel nostro Paese. L’Italia vanta decine di produttori di tecnologia molto capaci, che fanno ottimi prodotti e hanno capacità e conoscenze in quantità. Ma non abbiamo trovato la stessa forza, la stessa determinazione, la stessa capacità a livello di strategie, di politica industriale. Imprese come la nostra sono a un bivio: se si fermano sono irrimediabilmente condannate a perdere di significato; per andare avanti ci vogliono ben altre energie e capitali. Nei nostri contatti negli ultimi mesi del 2009 abbiamo verificato molte possibilità, ma nessuna ci ha aperto le stesse prospettive configurate nella joint venture con Anderson.
Il nostro settore, lo ribadisco, vivrà una contrazione che potrebbe essere drammatica per molti e solo passando attraverso un deciso aumento della propria dimensione potremo affrontare i mercati mondiali avendo ancora qualcosa da dire
”.

Tutto pronto per Giben by Anderson, il marchio che contraddistinuguerà i centri di lavoro che nasceranno da questa joint venture. Una firma che mette nel dovuto risalto il nome di Anderson, per quant i taiwanesi fossero disponibili anche a “non apparire”, ma che a Pianoro hanno invece deciso di mettere nella giusta evidenza: “Stiamo parlando di un vero e proprio gigante della tecnologia del controllo numerico – ci tiene a precisare Benuzzi – quotato alla Borsa di Taipei, con una produzione certificata secondo le norme Iso 9002 e 700 milioni di fatturato. Il più grande produttore di centri di lavoro al mondo e uno dei due più importanti per l’applicazione di questa tecnologia nella costruzione di apparecchiature elettroniche, che detiene numerosi brevetti in materia di nesting, di cui è praticamente stato l’inventore”.

Una nuova tappa nella storia di Giben che offre il destro per portare a galla una esperienza e capacità che l’azienda ha da sempre e non solo nelle sezionatrici, tanto è vero che già dai prossimi giorni partirà la co-progettazione di alcune nuove famiglie di centri di lavoro che nasceranno dalle approfondita conoscenza di Giben del mercato europeo e delle sue “peculiarità”. Ne riparleremo, come abbiamo già ricordato, nel prossimo numero… (l.r.)
 

Giben-Anderson: joint-venture che guarda al futuro ultima modifica: 2010-03-08T00:00:00+00:00 da admin