Rapporto di previsione Csil 2011 sul settore del  mobile in Italia

Anticipiamo una sintesi dell’articolo che sarà pubblicato sui numeri di Xylon e Italianwoodtech in uscita nei prossimi giorni.

La ripresa c’è ma per tornare ai livelli ante crisi la strada è molto lunga, e l’obiettivo richiederà uno sforzo non indifferente alle aziende produttrici, chiamate ad adeguarsi per strutture e strategie di sviluppo ai nuovi modelli della competitività internazionale. A cominciare dalla distribuzione, sullo scacchiere nazionale così come globale. Questo il quadro emerso all’ultimo seminario di previsione sui mercati dell’arredamento in Italia e nel mondo organizzato da Csil (Centre for Industrial Studies), che ha fatto il punto sullo stato attuale del mercato mondiale del mobile e sulle strategie in atto, da parte delle aziende, per superare lo scoglio della crisi e sfruttare al meglio i possibili venti favorevoli alla ripresa. Al centro del seminario sono stati i due lavori più recenti condotti dal Csil, il “World Furniture Outlook 2011” e il “Rapporto di previsione sul settore del mobile in Italia nel 2011”, che hanno fornito agli operatori importanti indicazioni sui comportamenti del mercato nei prossimi mesi.
La sintesi è presto fatta, la ripresa dei mercati dell’arredamento è partita ma recuperare il terreno perduto sarà un processo lento sia per le difficoltà dei mercati finanziari che per i tempi lunghi richiesti dall’economia reale. Anche se il peggio è alle spalle, come confermano i dati macroeconomici della società di consulenza e ricerca economica e finanziariaPrometeia, il biennio 2008-2009 ha allontanato l’economia reale dalla tendenza positiva di sviluppo industriale.
Tranne la Germania, che sta riconquistando terreno grazie al mix fra politiche industriali e forte spinta all’export, la tendenza generale alla recessione si è stabilizzata e si registrano segnali in tutto il mondo di attenuazione del ritmo di ripresa. Ciò che emerge in modo ben visibile dalle analisi del Csil è che per l’Italia l’uscita dalla crisi si prospetta più pesante rispetto ad altre realtà europee, con un gap superiore rispetto ai livelli pre crisi, pagato anche con ricadute pesanti sul fronte occupazionale. E che la strada da percorrere comprende anche piccole-grandi rivoluzioni sul modo di strutturare l’attività, la sua governance e l’ottimizzazione delle risorse.
 
Crescono i Paesi emergenti
Complessivamente il commercio mondiale di mobili si è attestato su 102 miliardi di dollari nel 2010 (dati preconsuntivi), dopo un andamento che ha visto l’incremento del 18 per cento nel 2007 e del 7 per cento nel 2008, la flessione del 20 per cento nel 2009, e la crescita dell’8 per cento lo scorso anno. Nel 2011 (dati previsionali) si prevede di arrivare al 5 per cento con un’attesa di 107 miliardi di dollari in valore corrente.
Dall’analisi del Pil mondiale sulla base dei dati forniti dal Fondo monetario internazionale è possibile leggere le dinamiche economiche globali. A scala mondiale dopo il calo del Pil dello 0,6 per cento nel 2009 seguono il 4,8 per cento del 2010 e il 4,2 per cento previsto per il 2011. Le sfumature cambiano analizzando le diverse realtà suddivise fra Paesi sviluppati e Paesi in via di sviluppo: i primi avevano perso il 3,2 per cento nel 2009 e crescono del 2,7 per cento nel 2010 e del 2,2 per cento nel 2011, contro il Pil aumentato nel 2009 del 2,5 per cento dei Paesi in via di sviluppo, seguito dal 7,1 per cento del 2010 e dal 6,4 per cento del 2011. A fronte della corsa dei Paesi emergenti, che hanno risentito molto meno della recessione, per i Paesi sviluppati questo andamento rispecchia una conferma dell’attuale basso livello di produttività con un alto livello di disoccupazione.
Interessanti le dinamiche dei mercati a livello globalepresentate dal rapporto Csil, elaborato su 70 Paesi, dieci in più rispetto alle precedenti edizioni e localizzati in America Latina e Medio Oriente. I mercati più interessanti del 2011, caratterizzati da una domanda di mobili superiore al 3 per cento, sono Argentina (+4%), Brasile (+4%), Cile (+5%) e Colombia (+4%) per l’area latinoamericana; Arabia Saudita (+4%), Bahrain (+4%), Kuwait (+4%), Marocco (+4%) e Qatar (+5%) per il Medio Oriente; Russia (+4%) e Turchia (+4%) per l’area eurasiatica; Cina (+8%), Filippine (+4%), India (+6%), Indonesia (+5%), Malaysia (+5%), Taiwan (+5%) e Vietnam (+6%).
Nel 2010 si è distinta la tendenza alla ripresa negli Stati Uniti, che si conferma primo Paese importatore di mobili seguito dalla Germania, dalla Francia e dal Regno Unito. I maggiori Paesi esportatori vedono in testa la Cina, seguita dall’Italia (che registra una sostanziale parità fra 2009 e 2010), dalla Germania e dalla Polonia, che restano comunque ben lontani dai valori ante crisi.
 
L’Italia segna il passo
Nel 2009 l’Italia ha perso il 15,7 per cento in produzione (con Cig a quota 301 per cento e investimento in macchinari in flessione del 30,9 per cento), il 22,8 per cento nelle esportazioni e il 17,1 per cento nelle importazioni. Il consumo interno ha perso il 10,8 per cento, in frenata anche i prezzi (meno 0,9 per cento).
Nel 2010 la produzione ha recuperato, a prezzi costanti, l’1,5 per cento, con una percentuale del 57 per cento del totale rivolta a vendite in Italia e il 43 sui mercati esteri. Il 2011 non prevede a oggi grandi balzi in avanti verso la ripresa: per l’anno in corso si stima di raggiungere un incremento dello 0,9 per cento nella produzione per la sola industria del mobile, su un incremento complessivo dell’industria manifatturiera pari all’1,8 per cento. La crisi ha colpito sia il mercato interno che l’esterno provocando una bassa dinamica dei prezzi che avrà ripercussione sui tempi della ripresa. Qualche squarcio di visione in più sul futuro arriva dall’andamento di esportazioni e importazioni.
L’export vede fra i principali Paesi di destinazione la Francia (+6,7%), la Germania (+2,8%), il Regno Unito (+3,7%), gli Stati Uniti (+8,6%), la Svizzera (2,2%) e la Spagna (+7,1%); crollano Russia (-11,7%), Belgio (-1,8%), Grecia (-15,2% e Paesi Bassi (-9,6%). La domanda estera di mobili è cresciuta nel 2010 dell’1 per cento, le esportazioni complessivamente del 3,7 per cento a prezzi costanti. Per il 2011 la crescita prevista è del 2,6 per cento.
L’import italiano arriva principalmente da Est, da Cina (+26,3%), Germania (+15,1%), Romania (+9,9%), Polonia (+17,2%), Vietnam (+7,2%) e Spagna (+8,6%); registrano una flessione le importazioni da Austria (-28,7%), Francia (-7,2%) e Indonesia (-0,6%). Il 56 per cento dei prodotti importati arriva da aree extra Unione Europea, contro il 44 per cento intra Ue. Complessivamente, le importazioni sono cresciute dell’11,7 per cento a prezzi costanti e secondo le previsioni Csil si prepara a crescere dell’8 per cento nel 2001. Diverso il discorso per i consumi privati, che cresceranno nel 2011 del 0,8 per cento (dopo l’1,4% del 2010) e risentiranno quindi ancora della situazione di rallentamento generale dell’economia.
 
Strategie in campo
Al seminario Csil c’è stato spazio anche per un’analisi delle strategie possibili per il futuro, a partire da un quadro della “partita” Italia-Germania sullo scacchiere internazionale. Il mercato italiano, caratterizzato da realtà industriali piccole ed elevata frammentazione è meno aperto al commercio internazionale rispetto a quello tedesco, dominato da colossi, che esporta e importa di più, con un maggiore controllo sul prezzo, investe di più in ricerca e innovazione ed è pronta a diventare più flessibile grazie alla creazione di aziende di dimensioni più contenute. L’esempio tedesco dimostra in particolare che le piccole imprese possono essere ancora la soluzione ma con una dinamica delle tecnologie sostenuta, ricerca e investimento in capitale umano. I primi esempi che qualcosa si muove anche in Italia ci sono. Come l’azienda Lago di Villa del Conte (Padova), produttrice di mobili e imbottiti, che ha adottato la “lean production” per la gestione del proprio processo produttivo e l’ottimizzazione delle performance, oltre a un forte orientamento al design e allo sfruttamento delle nuove tecnologie di comunicazione che fanno riferimento al pianeta-web. Valcucine, sede a Pordenone, punta sulla creazione di un clima creativo interno all’azienda per far circolare le idee e gli stimoli e a un approccio “eco” che mira alla riduzione del consumo di materia prima, alla riciclabilità. Ares Line (Carrè, Vicenza), specializzata nella produzione di sistemi e arredi per l’ufficio, punta sulla ricerca delle opportunità, valorizzando il contributo di dealer fidelizzati o diretti, la flessibilità commerciale e il forte posizionamento del brand sui mercati, oltre all’applicazione della “lean production”.
La distribuzione è un ambito fortemente strategico: il web – rappresentato dall’esperienza del portale Webmobili.it – dimostra che, in uno scenario nazionale dove il 75 per cento dei negozi è indipendente in un contesto di forte frammentazione, il web può giocare un ruolo determinante per la conquista di nuovi mercati e per l’allargamento dell’offerta attraverso nuovi canali di dialogo con il cliente.
 
Rapporto di previsione Csil 2011 sul settore del  mobile in Italia ultima modifica: 2011-01-25T00:00:00+00:00 da admin