Alla vigilia di Ligna abbiamo deciso di chiedere a Dario Corbetta, direttore di Acimall, una riflessione su questa stagione delle tecnologie per la lavorazione del legno.
Diciamolo subito: è bastato alzarci dalla nostra scrivania ed entrare in un ufficio poco lontano per intervistare Dario Corbetta. La parentela fra questa rivista e Acimall, l’associazione dei costruttori italiani di macchine e accessori per la lavorazione del legno, è nota, ma riteniamo doveroso non perdere l’occasione per dire che Corbetta ha diverse responsabilità: la direzione della rivista che state leggendo, della associazione e della biennale Xylexpo. Da sempre in questo settore, e per lungo tempo responsabile dell’Ufficio studi e del marketing di Acimall, nessuno meglio di lui poteva offrirci una riflessione a voce alta sull’industria italiana, il settore, l’associazione e – perchè no – anche a proposito della Ligna che ci attende.
“Possiamo iniziare dando una occhiata a casa nostra”, ci dice Corbetta. “Acimall è cambiata, così come è cambiato il settore: la nostra associazione ha vissuto e reagito alla crisi così come ha fatto l’intero mondo delle tecnologie del legno. Abbiamo affrontato, sofferto e superato anni molto complessi e il deciso miglioramento che stiamo sperimentando non può farci dimenticare le cicatrici che l’intero settore si è procurato.
Il nostro è un comparto industriale che sta affrontando un cambiamento epocale, necessario per agire in mercati sempre più esigenti e, soprattutto, in una economia che è assolutamente globale. Oggi, come accennavo, il settore è tornato a crescere e Acimall ha riconquistato la più completa operatività mostrando di sapere trasformarsi, diventando una struttura più agile, più snella, dimensionata sulle proprie necessità e opportunità, più che mai concentrata sul “fare”, su quelle che sono le reali necessità delle imprese”.
Ovvero…
“Una associazione confindustriale ha funzioni ben precise. Innanzitutto la promozione del settore, che è la vera mission aziendale; dunque portare le istanze del comparto in ambito politico, economico, istituzionale. Prioritario, ovviamente, promuovere l’industria italiana, sia a livello internazionale che sul mercato interno che rimane, non dimentichiamolo, il più importante sbocco per le nostre imprese, che pur vantano – mediamente – una quota di esportazione vicina all’80 per cento.
Con quali strumenti? Innanzitutto interagendo con Ice-Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane, per quanto riguarda le attività istituzionali all’estero, attraverso la partecipazione a fiere, seminari, eventi, convegni od organizzando l’invito di delegazioni di operatori.
Organizzando una fiera, Xylexpo, che si tiene nel maggio degli anni pari ed è indubbiamente un evento internazionale per il numero e la qualità degli espositori e dei visitatori che vi partecipano, ma è anche la vetrina per eccellenza del “made in Italy”, la partita che la nostra industria gioca in casa, nel proprio stadio e con i propri tifosi. Prevengo la sua domanda: è vero che Xylexpo ha attraversato un decennio burrascoso, ma anche su questo fronte possiamo dire che la situazione è cambiata e oggi la nostra fiera vede un settore compatto, senza distinzioni fra “grandi” e “piccoli”, impegnati tutti a mantenere “in casa” un evento di grande rilievo nello scenario internazionale delle manifestazioni di settore; l’unica fiera italiana, senza alcun concorrente in grado di impensierirla.
Aggiungo che siamo già partiti con le attività per l’edizione 2018, che si terrà dall’8 al 12 maggio, e che ancora una volta siamo nel novero delle rassegne di importanza strategica per l’economia italiana, potendo così disporre di fondi grazie ai quali aumentare ulteriormente l’attrattiva delle giornate milanesi.
Abbiamo un altro strumento che mi piace ricordare, ovvero le riviste Xylon e Xylon International che, nate per dare un contributo alla cultura di settore, sono oggi uno strumento affermato e riconosciuto non solo dall’industria italiana delle macchine e delle tecnologie. Xylon, fra l’altro, proprio quest’anno festeggia il trentesimo anno dalla sua fondazione, ricorrenza che non mancheremo di festeggiare”.
E lo scenario economico?
“Stiamo riemergendo, come ho già accennato, da una stagione che ha visto la nostra industria perdere, complessivamente, il 40 per cento del proprio fatturato. Uno shock fortissimo che non ha potuto non avere riflessi anche su tutte le attività della associazione. Ma siamo ancora qui, con la nostra fiera e tutte le nostre attività, potendo finalmente lavorare per un settore che è in forte ripresa: le cose stanno andando molto bene sul mercato interno grazie anche agli incentivi dei provvedimenti legati al tema della “Industria 4.0”, ai super o iper-ammortamenti che non mancheranno di dare i loro risultati, oltre alla legge Sabatini, che è ancora in vigore. Volani importanti, che ci auguriamo diventino strutturali, obbiettivo al quale stiamo lavorando in ambito Federmacchine, altrimenti si rischia di “drogare il mercato”, come si dice, creando fluttuazioni che sfocerebbero in una nuova instabilità.
Questa è una testimonianza della nostra azione, di concerto con le altre presenti in Federmacchine: questi incentivi che hanno ridato ossigeno alla industria dei beni strumentali sono nati grazie anche alla azione di lobby della federazione che raccoglie le associazioni dei costruttori di macchine utensili per tutti i settori industriali, di cui Acimall è parte attiva. Insieme raggiungiamo una massa significativa e siamo interlocutori necessari per le politiche economiche che il governo adotta a favore dell’industria manifatturiera nazionale, alla fine il principale destinatario di queste azioni”.
Ingegner Corbetta, ma come e quanto è cambiato questo settore?
“Le rispondo dicendole che nel mondo delle tecnologie italiane per il legno oggi ci sono due grandi gruppi industriali che negli ultimi anni hanno consolidato ulteriormente la propria posizione e oggi rappresentano oltre il 50 per cento del prodotto nazionale.
Sono stati loro i primi ad agganciare la ripresa, perché hanno tutte le potenzialità per poter governare al meglio il loro essere impresa: se è vero, come è vero, che tutto il settore ha registrato tassi di crescita significativi, loro ancora di più e, di fatto, assistiamo a un ulteriore allargamento della forbice tra “grandi” e “piccoli”.
Un tema di grande importanza, a nostro avviso. Il tessuto industriale italiano delle macchine da legno vede, dunque, due colossi; a una certa distanza un gruppo di aziende di medie dimensioni e, ancora più staccati dalla testa della corsa, molte piccole aziende che – a ben vedere – in realtà sono delle micro imprese, realtà artigianali con enormi competenze che devono fare un grande sforzo e comprendere che oggi è imperativo organizzarsi per collaborare, raggiungere quella massa critica sempre più necessaria per operare con successo nel mondo.
Da almeno un decennio Acimall sta cercando di favorire momenti di aggregazione fra piccole realtà che possono esprimere grandi valori, in grado di fornire soluzioni su misura quando un cliente vicino o lontano lo richiede; imprese – però – costrette a operare in quella che possiamo definire una nicchia globale e che devono portare la propria indiscussa genialità e capacità in tutto il mondo, con investimenti e costi che spesso incidono in modo significativo sui margini operativi.
Mancano della struttura industriale, commerciale, promozionale, della comunicazione del prodotto, un mix di cui le grandi realtà hanno compreso da anni le potenzialità, investendo in modo forte e continuativo. Devo anche dire che le poche, meritevoli esperienze di condivisione non hanno dato frutti se non sono sfociate in acquisizioni, in un diverso assetto della proprietà…
Il nostro dovere come associazione – prosegue Corbetta – è comunque fare il massimo per garantire la stessa rappresentatività a tutti, il che comporta l’impegno massimo per conciliare interessi spesso divergenti. Fortunatamente non stiamo parlando di due mondi in conflitto, anzi: spesso sono proprio le realtà di maggiori dimensioni ad aprire strade che poi vengono frequentate anche dagli altri, anche se ciò non toglie che strutture aziendali più forti permetterebbero di cogliere maggiori risultati”.
“Il cambiamento è stato enorme – prosegue Corbetta – sul piano della innovazione tecnologica, con una evidentissima ricaduta sull’universo del mobile e della lavorazione del legno. Ora ci troviamo di fronte a una nuova, diversa stagione, più orientata alla trasmissione di questi contenuti verso l’artigianato.
La flessibilità e la polivalenza dei centri di lavoro oramai ha rimpiazzato le macchine più tradizionali, una dinamica testimoniata anche dal disimpegno delle imprese italiane da questa tipologia di macchine, dove le barriere d’entrata sono decisamente inferiori e negli ultimi due decenni abbiamo assistito all’ingresso di produttori soprattutto asiatici, con una offerta più economica.
Il futuro è indubbiamente nei centri di lavoro “user friendly”, che diventeranno la toupie, la sega a nastro del futuro per la loro semplicità, a patto di poter modulare soluzioni che richiedano un investimento alla portata di molti. Un settore con una dotazione tecnologica aggiornata sono sicuro che eserciterebbe anche maggiore attrazione verso i giovani, svecchiando l’attuale immagine del falegname”.
Direttore guardando al futuro…
“Oggi rappresentiamo 162 aziende, la quasi totalità del settore. Secondo un nostro recente censimento rimangono fuori da Acimall una ottantina di realtà per le quali il settore del legno è una destinazione marginale dei loro prodotti. Negli ultimi dieci anni una sessantina di realtà sono scomparse perché acquisite o perché hanno deciso di cessare l’attività, una tendenza in linea con il resto dell’industria nazionale e mondiale. Vorrei però ricordare un dato: la nostra omologa tedesca, Vdma, conta un centinaio di aziende, tutte strutturate “meglio” da un punto di vista dimensionale…
La sfida, comunque, è e sarà indubbiamente la competizione con la concorrenza cinese, che può vantare un mercato interno fortissimo, anche con realtà quotate nelle borse asiatiche e con una forte liquidità che consente loro di pensare ad acquisizioni in Europa e nel nostro Paese. Sarà strategico per loro inglobare brand di rilievo che li affrancherebbero da un sentire comune che vuole il prodotto cinese di qualità inferiore. Credo che presto ci renderemo conto di cosa sta accadendo e quali implicazioni questo scenario potrà avere, sia in negativo che in positivo…”.
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