Ogni anno l’ufficio studi di Acimall, associazione confindustriale che rappresenta i costruttori di macchine e accessori per la lavorazione del legno, redige il rapporto di settore, uno strumento che permette ad una vasta platea di reperire informazioni fresche sull’andamento del comparto e sull’attività associativa.
L’annual report prosegue con una dettagliata analisi dei dati di consuntivo del settore nel 2017.
La produzione italiana di macchine e utensili per la lavorazione del legno è stata pari a 2.272 milioni di euro, evidenziando un aumento di oltre dieci punti percentuali rispetto all’anno precedente. Un settore che, pur essendo di nicchia, presenta due elementi da considerarsi unici e con un valore aggiunto particolarmente spiccato.
Il primo è la bilancia commerciale che mostra un attivo di 1.400 milioni, un contributo importante al saldo dell’intero surplus italiano.
Il secondo elemento è la quota detenuta sul consumo apparente italiano, pari al 70 per cento, percentuale significativamente elevata: l’industria italiana della lavorazione del legno, prima al mondo per design e qualità, preferisce quindi acquistare tecnologia “made in Italy”. Si tratta dell’ennesimo riconoscimento di come i costruttori italiani di macchine sappiano far fronte con successo alle esigenze di tutti i clienti, ovunque essi siano.
Anche nel 2017 gli incentivi a favore dell’Industria 4.0 hanno favorito notevolmente l’incremento degli ordini di tecnologia italiana in Italia. Il valore del mercato interno sfiora i 700 milioni di euro, evidenziando un incremento del 21,1% rispetto al 2016.
Spostando la nostra attenzione sui trend storici, nel 2008 la produzione italiana di macchine e utensili per la lavorazione del legno fu di 2.123 milioni di euro, prima della depressione economica che portò ad una perdita di circa 40 punti percentuali. Un vero shock che mise le aziende italiane a dura prova; purtroppo la reazione delle realtà imprenditoriali non fu immediata e le riorganizzazioni aziendali non furono efficaci. Il rimbalzo fu di lieve entità e, nel 2011, il livello di produzione italiano era ancora il 20% in meno dei livelli pre-crisi.
Gli anni seguenti, fino all’inizio del 2014, sono stati i peggiori di questa particolare fase storica. La stagnazione del comparto riguardava il mercato interno e gran parte dei mercati esteri mentre, dal punto di vista delle aziende, si stava sviluppando una forte dicotomia tra l’andamento positivo delle aziende di maggiori dimensioni e il trend negativo di quelle a basso fatturato.
Questo tema è attuale ancora oggi in quanto il processo di internazionalizzazione nella maggior parte dei mercati non si limita più alla semplice esportazione, ma sono sempre più frequenti modalità come joint-venture, Ide (investimenti diretti esteri) o fusioni con realtà locali, anche nei mercati più lontani. E’ evidente come non tutte le aziende del comparto possano agire con questa modalità a livello mondiale.
Ritornando alle fasi storiche, si può facilmente individuare il “turning point” del 2014; il mercato americano, molto spesso considerato l’indicatore anticipatore dei trend, ha cominciato a crescere con tassi a doppia cifra e progressivamente anche gli altri mercati europei e asiatici hanno confermato un andamento analogo.
Il 2016 e il 2017 sono stati caratterizzati dal forte miglioramento del mercato interno. Per due anni consecutivi la domanda interna di tecnologia italiana è cresciuta di oltre venti punti percentuale.
Il rapporto continua ad analizzare il settore, focalizzandosi sul commercio estero dei principali costruttori di macchine per la lavorazione del legno.
La Germania mantiene la leadership storica superando i 2,2 miliardi di macchine esportate nel 2017, per lo più in virtù di mancanza di concorrenza in alcuni segmenti, particolarmente a monte della filiera produttiva.
L’Italia mantiene la seconda posizione sfiorando il miliardo e mezzo di beni esportati, con una vastissima copertura dei mercati grazie a politiche di internazionalizzazione che variano dalle esportazioni dirette, a quelle tramite rivenditore, alle filiali estere a volte anche produttive. L’offerta italiana, come è tradizione, è maggiormente concentrata nella seconda trasformazione del legno, in particolare nella lavorazione del pannello, pur non mancando aziende leader anche negli altri segmenti.
La Cina conferma la terza posizione ed è ormai da anni una realtà produttiva presente in tutto il mondo. Il prezzo dei prodotti, particolarmente conveniente, è stato sempre il punto di forza dell’industria asiatica ma, negli ultimi anni, si registra un generalizzato miglioramento tecnologico delle macchine che porterà inevitabilmente un adeguamento del prezzo al consumatore. Il comparto più importante rimane al momento quello delle macchine tradizionali.
Il panorama dei primi sei esportatori a livello internazionale è completato da Taiwan, Austria e Stati Uniti. Il documento completo è pubblicato nel sito acimall.com ed è a disposizione di tutti gli utenti.
A conti fatti, quindi un 2017 più che positivo. Ma cosa aspettarsi per il 2018? I primi dati divulgati dall’ufficio studi di Acimall inducono a pensare che ci sarà ancora un segno positivo alla fine di quest’anno, seppur con minore intensità rispetto agli ultimi anni. Sul fronte delle esportazioni i dati più recenti evidenziano un aumento attorno al 3 per cento, dovuto principalmente al consolidamento dei mercati top.
Sul fronte interno si è attenuato l’effetto positivo dovuto alle facilitazioni per le imprese contenute nel piano Industria 4.0 seppur il discorso del super-ammortamento e della Sabatini bis, tutt’ora attive, rappresentino una leva interessante per gli investimenti in impianti produttivi.
Il 2018, infine, è stato l’anno di Xylexpo, biennale mondiale dedicata alle tecnologie per la lavorazione del legno che si è svolta a Milano dall’8 al 12 maggio. L’andamento della manifestazione ha rispecchiato come sempre lo stato di salute del mercato attuale. Si allarga la forbice tra le imprese strutturate in grado di presentare continue innovazioni di prodotto e che, di conseguenza, hanno ottenuto risultati importanti in fiera e quelle aziende che, senza un rinnovamento strategico né sul piano del prodotto né a livello di marketing, non riescono ad aggredire tutte le opportunità che il mercato internazionale offre.