E’ indubbio che lo specialista nei centri di lavoro a cinque assi per il legno massiccio abbia cambiato pelle negli ultimi anni. Ne sono una concreta dimostrazione non solo la nuova sede, inaugurata a fine 2017…
… ma anche una sempre più significativa e “convinta” partecipazione a un crescente numero di rassegne nel mondo (fra settembre e ottobre 2019 erano presenti in una dozzina di eventi a livello internazionale) e soprattutto la scelta di organizzare un appuntamento fisso in azienda, una vera e propria open house che permetta un diverso livello di incontro e di confronto con partner, operatori, invitati.
Una storia iniziata proprio dall’inaugurazione della nuova sede di Mariano Comense e proseguita nel 2018 con un evento nel quale, oltre a poter vedere all’opera molte delle macchine che danno vista al vasto catalogo di Greda, i partecipanti hanno avuto l’opportunità di confrontarsi con alcuni specialisti attivi nel mondo dei software di programmazione, uno “strumento” che amplifica le opportunità dei centri di lavoro a controllo numerico.
Quest’anno un ulteriore passo in avanti, e grazie anche al coinvolgimento di Felice Ragazzo, professore dell’Università La Sapienza di Roma e “Nome noto” ai nostri lettori, che ha tenuto delle avvincenti “lezioni” ai presenti – dal titolo “Dare corpo a idee nuove con macchine evolute; vantaggi e problemi nell’orizzonte-legno” – sul rapporto fra progetto, tecnologia, legno e risultato finito. Ragazzo è da sempre innamorato del legno e alla continua ricerca di soluzioni, di idee, di punti di incontro fra la materia e gli strumenti per trasformarla, così da poter ottenere un risultato che sia utile, resistente ma anche e soprattutto “bello”.
“Quando un’azienda apre le proprie porte è come se invitasse a visitare la propria casa”, ci hanno detto in Greda durante la nostra visita. E abbiamo proprio avuto questa sensazione, durante la due giorni di open house durante i quali i visitatori hanno avuto modo di vedere all’opera i centri di lavoro “Diva”, compatta con i suoi nove metri quadri di volume ma dalle alte prestazioni e una ottima velocità di esecuzione; “Sprinter”, tecnologia in grado di eseguire le più svariate lavorazioni a cinque assi, garantendo la massima versatilità di utilizzo, oltre a “Poker” e “Mitika”, due cavalli di battaglia ideali per realizzare lavorazioni di fresatura, sgrossatura, contornatura, tornitura e levigatura. Senza tralasciare “Argo Gantry”, perfetto per la lavorazione di pannellature di grandi dimensioni.
Definizioni note, modelli conosciuti da anni perché sono definizioni che in realtà contrassegnano famiglie di macchine di lunga tradizione in casa Greda, ma che nel tempo hanno vissuto una costante ed efficace trasformazione, arrivando a offrire prestazioni sempre nuove, diverse, capaci di permettere agli utilizzatori di poter ottenere risultati migliori con livelli produttivi più elevati.
“Siamo cresciuti e cresciamo costantemente non solo nella offerta di tecnologie sempre più avanzate e performanti”, ci ha detto Marianna Daschini, contitolare dell’azienda con il fratello Piero. “Le esperienze degli ultimi anni, le crisi che tutti abbiamo conosciuto ci hanno fatto comprendere che essere imprenditori significa andare oltre le consuetudini ad ogni livello, così da poter dare ai mercati una visione differente della propria impresa, che permetta di trovare interlocutori che vogliano andare oltre l’acquisto di una macchina. È da questa considerazione che, in fondo, è nata l’esigenza di organizzare le giornate dei “Greda Lab”: una impresa come la nostre, che opera in un contesto internazionale dove deve misurarsi con molti e grandi attori, deve trovare il modo di fare la differenza, passando dall’essere una realtà che propone un prodotto, per quanto ottimo, del “made in Italy” a una realtà capace di fare cultura. Cultura, del prodotto, del progetto, della prestazione, delle soluzioni produttive e di tutto ciò che vi è attorno.,
Ecco perchè la nostra open house non è un “porte aperte” solo per i clienti, ma un luogo dove presentarci e interloquire anche con le istituzioni, le scuole, il sempre più ricco mondo della progettazione… fare rete, definire nuove collaborazioni non significa solo unire i bilanci, ma creare relazioni sempre più profonde, condividere una cultura che nasce dalla volontà di comunicare, dall’impegno, dall’ordinare in modo corretto le priorità, dal saper fare, dalla cultura del bello. Noi facciamo centri di lavoro, macchine. E siamo bravi a immaginarle, progettarle, costruirle, ma dobbiamo avere, dobbiamo dare qualcosa di più”.
Un impegno forte…
“… di cui le imprese che guardano al futuro non possono fare a meno. I nostri “Greda Lab” ci fanno incontrare quelli che possiamo definire “partner consolidati”, tradizionali, ma abbiamo lavorato per fare in modo che fossero momenti che ci possano aiutare a creare una nuova cultura sociale, perché solo così l’impresa italiana espressione di una proprietà famigliare, storicamente abituata a operare in ambiti più ristretti, può fare la differenza anche nei mercati di tutto il mondo.
Voglio essere ancora più esplicita: oggi sono con noi il parroco della nostra cittadina, il sindaco, i nostri clienti e i tanti partner su cui possiamo contare, ma abbiamo invitato anche il professore Felice Ragazzo, personaggio che non ha bisogno di presentazioni, con il quale abbiamo avviato una collaborazione molto interessante che vede le nostre macchine strumento per fare qualcosa di assolutamente innovativo.
Abbiamo spalancato le porte, vogliamo ogni giorno fare un passo per andare oltre…”.
Un segno che Greda ha cambiato pelle…
“Abbiamo cambiato mentalità, perché non si può parlare di sviluppo d’impresa e di creare reti di imprese se alla base non c’è una visione, una filosofia culturale propria, che è stata condivisa con i nostri collaboratori, con tutti coloro che lavorano con noi, che per noi girano il mondo per installare e collaudare le nostre tecnologie, che creano ogni giorno relazioni sempre più profonde con clienti in tutto il mondo, stabilendo un rapporto prima di tutto umano.
Non basta essere social: bisogna essere prima di tutto human, incontrarsi, discutere, comprendere insieme. Ecco perché abbiamo, lo ripeto, spalancato le nostre porte!
In due giorni abbiamo accolto poco meno di 500 persone ed è il modo più bello per coronare un 2019 che si è chiuso con una crescita del 30 per cento rispetto all’anno precedente. E ci sarà ancora moltissimo da fare nei prossimi anni….”.
A cura di Luca Rossetti