Cursal ha sede in provincia di Treviso, divenuta zona rossa prima delle altre. Proprio per questa ragione sono stati sensibilizzati in maniera precoce al problema…
Consuelo Curtolo
Operations Supervisor CURSAL (San Fior, Treviso)
www.cursal.com
- Come avete reagito a questa emergenza?
“Cursal ha sede in provincia di Treviso, divenuta zona rossa prima delle altre. Proprio per questa ragione ci siamo sensibilizzati in maniera precoce al problema e abbiamo attivato una serie di misure per rispettare tutte le direttive concernenti la sicurezza del nostro personale e degli esterni che entravano in contatto con la nostra realtà aziendale. Siamo partiti dall’informazione, esponendo in maniera costante ogni nuova misura precauzionale; abbiamo sanificato l’impianto di condizionamento e, due volte alla settimana, vengono disinfettate tutte le superfici da ditte esterne qualificate. Sono stati creati dei punti di sanificazione con disinfettante, guanti monouso e, per fortuna, siamo riusciti ad approvvigionarci di mascherine “FFP2” che abbiamo distribuito al personale. Abbiamo poi scaglionato entrate e uscite, al fine di garantire la distanza fra le persone ben oltre il metro. Cestini differenziati e altri accorgimenti preventivi.
Per gli esterni abbiamo affisso regolamenti e limiti di entrata, obbligo di consegna con mascherine e guanti e gli incontri con fornitori e consulenti in sede sono stati sospesi.
Avendo preso le precauzioni necessarie abbiamo quindi continuato a lavorare, sia nel reparto produttivo che negli uffici fino al giorno in cui abbiamo deciso la chiusura volontaria ante decreto. Lo abbiamo fatto con la consapevolezza che l’area trevigiana aveva sempre più casi e che i dipendenti sono un bene prezioso e va tutelato, anche facendolo lavorare solo in una situazione ottimale e psicologicamente serena: quindi abbiamo lasciato a casa circa l’80 per cento della forza lavoro, continuando fino al 25 marzo a regime ridotto per organizzare la chiusura prevista dal 26 marzo.
Da quel giorno il personale è a casa e lavora a mezzo vpn in smartworking rispondendo a mail, chiamate, richieste commerciali e assistenza da remoto. Speriamo che dal 13 aprile si riesca a ripristinare anche l’attività produttiva, dato che abbiamo parecchie consegne per i primi sei mesi dell’anno e anche oltre”.
- Che cosa, a vostro avviso, sta cambiando o cambierà in modo radicale?
“Questo periodo, essendo di portata globale, sta cambiando in primis il modus operandi delle aziende e delle menti delle aziende. Dalle piccole alle grandi realtà abbiamo dovuto velocemente riflettere e agire per non soccombere di fronte alla compressione della richiesta e dell’offerta, garantendo il massimo del servizio. Nel nostro caso, grazie alla collaborazione quotidiana dei dipendenti basilari dell’azienda, siamo attivi al 95 per cento nel rispondere alle varie esigenze dei nostri clienti a livello amministrativo, commerciale, per assistenza e ricambi. Internet, pc, tablet, chat, teamviewer, videoconference, sono strumenti che già prima usavamo, ma che adesso sono entrati al 100 per cento nella nostra mentalità. Famiglie, scuole, aziende tradizionali, questa è una sfida per tutti e come abbiamo visto non eravamo pronti.
Il ritorno alla normalità entro breve tempo è un’utopia, ci saranno delle conseguenze indelebili che non freneranno la globalizzazione, ma ne cambieranno la forma. Saremo maturati da un punto di vista umano, avremo un approccio più concreto e meno superficiale perché, interrompendo la routine lavorativa dopo anni, abbiamo avuto modo di riflettere e capire che nulla è certo e cosa è davvero importante. Saremo più razionali e lucidi, pronti a recuperare il tempo perduto e ad affrontare nuove sfide lavorative con maggior consapevolezza e razionalità.
L’impatto economico sarà chiaramente preoccupante con una crescita economica ridimensionata ovunque. Preoccupa il fatto che l’emergenza abbia colpito in maniera sequenziale gli stati, quindi quando l’Italia sarà “guarita” comunque il rallentamento economico di altri stati, dove l’emergenza è arrivata dopo, si ripercuoterà sulla nostra economia per mesi.
Politicamente cambierà in modo radicale anche la percezione che abbiamo di questi stati europei ed extra europei: questa emergenza ha, sta e dimostrerà la vera indole, mentalità e apertura degli stati, mettendoci in guardia su cosa possiamo realmente attenderci in Europa. Le mosse lente e goffe di Bruxelles sono un chiaro esempio di quanta labile coesione ci sia in Europa. Gli stati europei hanno dimostrato quanto forte sia l’interdipendenza con le forniture della Cina.
Questa potenza chiaramente sta traendo vantaggi dagli svantaggi attuali degli altri Paesi e come reagisce? Con propagande formali dove si autoesalta per l’aiuto che sta fornendo, mi restano a tal proposito parecchie perplessità… sicuramente le potenze asiatiche ricominceranno prima di noi, mentre quelle occidentali saranno in difficoltà per lungo tempo: in ogni caso ci troveremo di fronte agli effetti di una de-globalizzazione”.
- Che cosa le autorità e tutti noi dovremmo fare?
“Speriamo vivamente che questa esperienza aiuti gli italiani a rendersi conto dell’inadeguatezza della classe dirigente attuale e della necessità di un cambiamento totale ai vertici con dirigenti qualificati. Tutti noi dovremo semplicemente destarci, darci un obiettivo di crescita a lungo termine e capire che le crisi non possono ma devono diventare opportunità di crescita. Lo smartworking, le teleconferenze, i video promozionali non devono essere una novità del momento, ma una normalità da oggi, va superata la tradizionale mentalità della presenza. Le autorità devono diminuire la burocrazia e agevolare le risorse per lo sviluppo del paese, inteso come ricerca e sviluppo. Prevedendo una crisi di liquidità a breve, sarebbe necessario che il Governo approvasse un decreto che obblighi le banche all’erogazione di prestiti, qualora siano garantiti da consorzi fidi, con copertura dell’80 per cento (anche composta), il tutto in tempi brevi, al massimo una settimana…”.