Lo scorso 23 febbraio si è spento nel calore della sua abitazione e circondato dalle persone care all’età di novantadue anni Gerhard Schuler, il co-fondatore del gruppo Homag. Un lutto doloroso che non colpisce solamente il gruppo tedesco, che proprio quest’anno festeggia il proprio 60esimo compleanno, ma che coinvolge l’intero settore delle tecnologie per la lavorazione del legno e del mobile, di cui Schuler è stato un grande protagonista grazie alla sua visione assolutamente anticipatrice.
Una visione che ha caratterizzato tutta la sua vita fin da quando, nel 1960, insieme a Eugen Hornberger fondò la Hornberger Maschinenbaugesellschaft, diretta progenitrice dell’attuale gruppo Homag, per il quale si spese in diversi ruoli: da quello di direttore amministrativo fino a quello di presidente onorario del consiglio di sorveglianza.
A Barcellona dicono che il Barça sia “mas que un club” (più di una squadra), una passione, una fede interiore che occupa la mente e il cuore, diventando una parte fondamentale della propria vita. Per Schuler la sua azienda e il suo lavoro erano esattamente la stessa cosa: più di un’occupazione, una vera e propria passione incrollabile e coltivata costantemente, che non ha mai conosciuto tentennamenti e gli ha permesso di superare anche i limiti posti dal peso degli anni, rimanendo una figura di riferimento anche quando, nel 2015, fece un passo di lato per mandare avanti le nuove generazioni, supervisionandone le attività.
Un punto di riferimento per l’azienda, a cui fece superare i confini tedeschi scegliendo di aprire sedi all’estero; un punto fermo per i dipendenti, al centro della sua visione. Perché per Schuler la crescita e il successo dell’impresa non dipendevano solamente dall’innovazione tecnologica, ma anche da quella umana. Proprio in quest’ottica investì tanto nelle macchine quanto sul lato “umano” dell’azienda, lanciando, rilanciando e favorendo corsi di formazione per i suoi impiegati, scegliendo di renderli partecipi del destino del gruppo economicamente e umanamente, creando un grande puzzle di cui ogni membro dell’azienda era un tassello fondamentale. Perché la consapevolezza di avere un obiettivo condiviso è sempre una delle chiavi del successo sul mercato e nella vita.
Una visione assolutamente lunmgimirante, dettata anche dalle tante esperienze accumulate nel corso degli anni: dalla pratica come falegname agli studi in ingegneria, fino al lavoro in un’azienda di mobili nella Foresta Nera. Episodi, storie che hanno segnato il suo percorso e che – condensate nella sua esperienza – rimarranno un punto cardine nell’evoluzione di ciò che ha lasciato. Un’eredità tangibile, la realtà da lui fondata, che è profondamente connessa con una eredità meno visibile, più spirituale, ma ugualmente presente e importante per tutti coloro che gli sono stati vicino, per chi ha lavorato con lui, per quanti hanno portato e stanno portando avanti le sue idee, perché “…l’evoluzione della tecnologia non può prescindere dalla preparazione dei dipendenti”.
Persone, prima ancora che impiegati. Uomini, prima di tutto. (f.i.)