“Abbiamo tracciato una strategia di massima attorno ad alcuni scenari possibili. Cosa non facile, considerando che lo abbiamo fatto sulle “montagne russe” dell’emotività e dei dati che ogni giorno cambiavano la prospettiva…”
Gianluca Fantacci
ceo G3 FANTACCI (Poggibonsi, Siena)
www.g3fantacci.com
- Come avete reagito a questa emergenza?
“Abbiamo tracciato una strategia di massima attorno ad alcuni scenari possibili. Cosa non facile, considerando che lo abbiamo fatto sulle “montagne russe” dell’emotività e dei dati che ogni giorno cambiavano la prospettiva. In un processo tristemente comune a tutto il mondo, siamo passati da “È solo un’influenza!” a “È come una guerra!”… e la prospettiva non è esattamente la stessa…”. Abbiamo messo al primo posto la salute dei nostri addetti parlando insieme del da farsi. Forti dell’esperienza dell’ultima grande crisi che abbiamo oltrepassato, quella del 2009, il pensiero è andato a come salvaguardare la forza lavoro e la competitività dell’azienda. La cosa di cui avremo più bisogno alla ripartenza.
- Che cosa, a vostro avviso, sta cambiando o cambierà in modo radicale?
“Difficile dirlo, ma il nostro lavoro è proprio cercare di leggere la realtà e anticiparla, farsi trovare pronti a un nuovo mondo. Ci proviamo: ogni attività della nostra vita professionale e privata ha indubbiamente sofferto, ma non tutte hanno sofferto in egual misura. A fare la differenza tra le cose che sono crollate come sotto un terremoto e quelle che invece hanno retto, sono stati e sono anche in questo momento due fattori: il legame con la tecnologia e quello con una certa forma di pensiero critico. Dove più alta era la componente di tecnologia meno ha colpito duro lo “tsunami”. Penso al commercio elettronico, a tutta la comunicazione web, allo sviluppo di programmi e sistemi informatici. Alcuni settori, come quello delle videoconferenze o del controllo remoto dei computer, hanno addirittura aumentato di molto i propri volumi di affari. I siti di analisi dei dati e di informazioni specifiche hanno beneficiato di un pubblico nuovo e molto interessato, che in altri momenti non lo era. Stessa cosa per le attività di intelletto: chi di mestiere leggeva numeri e da questi tirava fuori una rotta, non solo non ha risentito in modo pratico dello scossone, ma è anzi divenuto molto più prezioso di quanto lo fosse in tempo di “pace”. In realtà lo era anche prima, ma ci si faceva meno caso. In ultimo, fattore questo trasversale ai due precedenti, sono crollate delle resistenze, che sembravano inscalfibili, verso il miglioramento di molti processi. E’ stata stupefacente la velocità con cui ci siamo accorti che per una ricetta medica bastava un sms e per diverse udienze in tribunale bastavano tre righe per email, che molte delle riunioni per cui stavamo in fila delle ore si potevano risolvere dalla propria scrivania. Da quella di casa, addirittura. Tecnologia e pensiero. Questo è quello che crediamo e ci auguriamo succederà alla ripresa. Forte impulso alla digitalizzazione dei processi e forte attenzione per le menti pensanti nelle nostre aziende. “Che sconvolgente novità”, direbbe forse qualcuno…”.
- Che cosa le autorità e tutti noi dovremmo fare?
“Le autorità dovrebbero fare il loro mestiere, ovvero essere autorevoli e competenti. Andremo sicuramente incontro a un periodo di rara difficoltà. Ci saranno problematiche economiche, occupazionali e sociali. Credo che una certa rigidità del sistema debba essere rivista, magari temporaneamente. Si sa che le nostre aziende vivono di tempi velocissimi e la politica ha invece tempi lunghi. Capire quello che sta succedendo sarebbe già un buon inizio. Ci sarà l’opportunità di fare rete tra aziende, integrare alcuni processi, costruire piattaforme comuni. A livello individuale c’è bisogno di attingere alla parte migliore di noi, mettere le qualità e i talenti al servizio degli altri. Sia dentro che fuori dall’azienda. Da soli non se ne esce, o se ne esce molto malconci. In conclusione sebbene sia abusata, condivido la metafora della stessa barca su cui tutti saremmo seduti, ma me la immagino su un fiume, con la cascata che si avvicina sempre di più. Non abbiamo scelto di essere qui, non abbiamo sbagliato niente per arrivare a questo punto, ma dalla nostra capacità di remare bene, forte, e soprattutto nella stessa direzione, dipenderà se andrà tutto bene”.