“In Metal World abbiamo attivato le stesse modalità di emergenza che hanno applicato tutte le imprese italiane. Prima di tutto ci siamo preoccupati di mettere in atto tutti gli interventi a tutela della salute dei nostri collaboratori…
Franco Paviotti
titolare METAL WORLD (Pavia di Udine, Udine)
www.metalworld.it
- Come avete reagito a questa emergenza?
“In Metal World abbiamo attivato le stesse modalità di emergenza che hanno applicato tutte le imprese italiane. Prima di tutto ci siamo preoccupati di mettere in atto tutti gli interventi a tutela della salute dei nostri collaboratori, facendo dello “smart working” la nostra quotidianità per tutti quei reparti e servizi per il quale è una soluzione efficace.
Abbiamo anche avviato un contatto diretto con la Prefettura per poter proseguire, alla luce della tipologia delle commesse sulle quali stiamo lavorando e della natura di molti fra i nostri clienti, alcune attività che hanno permesso e permettono di garantire le nostre forniture a clienti attivi nella filiera della farmaceutica e dell’agroalimentare. Siamo fra i fortunati che possono dire che l’azienda, per quanto rallentata e aperta solo per far fronte alle situazioni previste dalle normative – non ha mai chiuso, pur con le mille difficoltà e problematiche per garantire sempre e soprattutto le massime misure di sicurezza”.
- Che cosa, a vostro avviso, sta cambiando o cambierà in modo radicale?
“È difficile oggi valutarne la portata, ma i cambiamenti saranno tanti e profondi. Cambierà indubbiamente il modo di gestire le relazioni di lavoro, perché le tecnologie digitali ci hanno fatto comprendere che ci sono molte attività che si possono svolgere in modo nuovo, riducendo viaggi e trasferte, risparmiando tempo, soldi ed energie. Avremo modo di creare nuovi percorsi fra progetto e produzione, fra domanda e offerta, per quanto incontrarsi, stringersi la mano, parlare seduti allo stesso tavolo rimarrà sempre fondamentale e irrinunciabile ma più “raro”, più prezioso…
Potremo avviare una riorganizzazione, una razionalizzazione di molti aspetti del nostro lavoro e potremmo ritrovarci con molti, importanti, inattesi benefici”.
- Che cosa le autorità e tutti noi dovremmo fare?
“Mi unisco al coro di tutti: lavorare perché si possa ritornare al più presto alla normalità. Credo sarebbe una gran cosa spingere sull’acceleratore della possibilità di fare i test sulla positività non solo con i tamponi, ma attraverso l’esame del sangue. In alcuni contesti si è già partiti su questa strada, una modalità che permetterebbe di monitorare velocemente le persone al lavoro nelle aziende, potendo contare su uno strumento essenziale per garantire la sicurezza di tutti.
Ciò comporterebbe, pur sempre nell’ambito delle misure previste dalle norme, una maggiore operatività delle imprese, tale da farci guardare con meno apprensione a quello che potrebbe essere un futuro drammatico dal punto di vista industriale, economico, occupazionale.
Il problema non è chiudere per due o tre settimane: il problema è non poter onorare certi impegni, esaurire commesse incorso di lavorazione, rischiare contenziosi per termini non rispettati.
Credo che questo sia l’impegno prioritario che molti dovrebbero fare proprio”.