Diceva Winston Churchill che un pessimista vede le difficoltà in ogni opportunità, mentre un ottimista vede l’opportunità in ogni difficoltà. E per riuscire a essere ottimisti dopo aver vissuto i tempi del lockdown, di una crisi sanitaria globale che ci ha messo in ginocchio, che ci ha maltrattato e ha messo in dubbio tutte le nostre certezze, serve forza d’animo, voglia di reagire e una capacità innata di saper guardare oltre alla coltre di fumo di un periodo che si preannuncia, eufemisticamente parlando, complicato. Giacomo Goli, professore di Elementi della trasformazione del legno e dei prodotti derivati all’Università degli Studi di Firenze, guarda avanti. Punta lo sguardo sul 2021, quando ci saranno i primi laureati “fiorentini” in Tema Legno, e inizia a prepararsi per il 2023, l’anno in cui Firenze ospiterà la ventiseiesima edizione di IWMS, l’International Wood Machining Seminar, il seminario internazionale per le macchine per la lavorazione per il legno.
“Sarà una prima volta non solo per Firenze, ma per l’Italia. Nessuna delle ventiquattro edizioni fin qui andate in scena è mai stata svolta nel nostro Paese. L’anno scorso la ventiquattresima era a Corvallis negli Stati Uniti, nel campus della Oregon State University, l’anno prossimo la venticinquesima sarà in Giappone. Averlo in Italia sarà davvero una bella opportunità, stiamo già raccogliendo le idee per far sì che sia un successo”.
Una prima edizione italiana che avrà alla base la voglia di mettere in relazione le diverse anime di questo settore.
“Il nostro grande obiettivo è quello di avvicinare chi fa ricerca a chi produce. Per questo motivo ci piacerebbe che nel 2023 ci fosse una forte partecipazione di tante aziende italiane del settore, per creare un ponte e mostrare che tutto fa parte di un flusso continuo che va dallo studio alla lavorazione, dall’analisi del materiale fino alla produzione vera e propria. Dai laboratori allo stabilimento insomma. Abbiamo già in mente alcune idee per trarre il meglio da questa opportunità. Ci piacerebbe portare “le aziende” a fare da relatori al seminario e poi portare i partecipanti da loro, coinvolgendole nelll’organizzazione del consueto post seminar tour, le visite organizzate alle aziende che seguono il seminario. L’Italia è piena di eccellenze nel settore della lavorazione del legno, sarebbe fantastico riuscire a coinvolgerne il più possibile. Abbiamo molto tempo a disposizione, perché tre anni non sono pochi, ma l’ideale sarebbe riuscire ad avere già una bozza dei partecipanti entro il prossimo anno, quando nell’edizione che si svolgerà in Giappone verrà presentata la successiva, come da tradizione”.
Come mai Firenze?
“In questi anni ci sono alcuni poli che stanno guadagnando sempre una maggiore importanza e Firenze è uno di questi. Abbiamo un dialogo costante con l’istituto per la bioeconomia del Cnr (il Consiglio nazionale ricerche, ndr), con cui collaboriamo attivamente a livello universitario e l’anno prossimo porteremo a termine il primo ciclo il primo ciclo triennale del corso di Laurea in Tema Legno. Il seminario e questo corso di laurea dimostrano che l’Italia sta facendo dei passi avanti e che Firenze sta diventando un polo sempre più importante. Nonostante l’Italia abbia sempre avuto tante eccellenze e tante aziende, a livello universitario penso che il legno non sia stato ancora abbastanza valorizzato: spero vivamente che riesca a riprendere il ruolo che gli spetta come materiale e si riescano a cogliere tutte le sue potenzialità”.
Un primo ciclo di studenti che si laureerà dopo aver affrontato l’inaspettata esperienza della chiusura delle aule a causa dell’emergenza scatenata dall’epidemia causata dal “Covid-19”, che ha sicuramente messo a dura prova il sistema scolastica, ma non ha interrotto il flusso delle lezioni.
“Dire che eravamo pronti per questo genere di emergenze sarebbe esagerato – sottolinea Goli – ma dobbiamo ammettere che l’Università di Firenze aveva già degli strumenti adeguati per riuscire a far fronte a questo caos. La piattaforma online che usavamo inizialmente per caricare il materiale, come dispense o eserciziari, si è rivelata funzionale e ci ha permesso di continuare a fare lezione senza particolari intoppi. È vero, non è la stessa cosa insegnare da dietro uno schermo, dato che si perde parzialmente il contatto tra studente e professore, ma questa modalità didattica asincrona, con registrazione e successiva visione, ha anche dei vantaggi: permette agli studenti di “riavvolgere il nastro”, di scegliere la propria velocità di spiegazione, di tornare indietro per riprendere una parte persa. Anche dalle difficoltà bisogna trarre qualcosa e noi abbiamo compreso come una diversa tipologia di didattica sia fattibile”.
Che tipo di figura professionale sarà il laureato in Tema Legno?
“Sarà una figura che potrà parlare un linguaggio evoluto, con una preparazione a tutto tondo, in grado di spaziare da competenze più tecniche, come la conoscenza dei vari tipi di macchinari, a quelle più “teoriche”, come chimica e matematica. Saprà dialogare con tutte le figure del settore, dal falegname all’ingegnere. Questo, in fondo, era ed è il nostro obiettivo: formare ragazzi per permettergli di diventare dei veri e propri jolly all’interno del mondo della lavorazione del legno. Dove li vedrei bene? Negli uffici tecnici delle varie aziende. Questa loro capacità e duttilità li renderà dei perni essenziali in grado di comprendere il funzionamento delle macchine più complesse e di gestire anche i problemi più delicati. Per questo, grazie al Presidente del corso di Studi Marco Fioravanti, abbiamo strutturato in questo modo questo corso di laurea professionalizzante. Abbiamo i primi due anni con molto lezioni frontali di materie teoriche e un terzo anno quasi esclusivamente pratico, con 50 cfu di tirocini che metteranno lo studente a diretto contatto con le aziende e lo porteranno a entrare direttamente nell’ambiente lavorativo”.
Sinergia, cooperazione e creare ponti, concetti chiave alla base del futuro del mondo del legno, che si parli di università, dove il ponte si declina come contatto tra lo studente e l’azienda, o del seminario, dove il contatto, in questo caso tra le aziende e i ricercatori, potrebbe diventare la linfa vitale dello sviluppo di nuove idee, per la creazione di nuovi prodotti e utensili e per fare un ulteriore passo avanti. “Mettere in contatto le aziende con la ricerca è la cosa migliore che possiamo fare e nella quale ci impegniamo quotidianamente. Lo abbiamo fatto in questi anni, lo faremo nei prossimi. Fino al seminario del 2023, ma non solo”.
Guardare oltre la coltre di fumo: uno stile di vita.