La voglia di innovare, di creare, di inventare e una buona rete commerciale sono i requisiti essenziali per ogni azienda che vuole avere successo, dovunque si trovi, dovunque venda i suoi prodotti. Parola di Livio Torresan, contitolare della Incomac, storico marchio dell’essiccazione che due anni fa è passato alla nuova proprietà.
Un paio d’anni fa – mese più, mese meno – lo avevamo incontrato a un paio di settimane dal perfezionamento della acquisizione della Incomac, storico marchio che da Montebelluna, in provincia di Treviso, manda in tutto il mondo i propri sistemi di essiccazione. Ne era emerso il ritratto di un imprenditore a tutto tondo, partito dal niente e orgoglioso del non dover nulla a nessuno, se non alla sua voglia di andare sempre oltre e alla fortuna di avere incontrato il suo socio, Gino Santin, con il quale divide ogni avventura imprenditoriale.
Ma prima di andare oltre abbiamo chiesto a Livio Torresan, un cognome che è una orgogliosa bandiera del suo essere veneto, di dirci se – secondo lui – esiste una forma, un paradigma di azienda veneta o se oggi, visto che la sfida è il mondo, le origini hanno ben poco valore…
“Questo nostro mondo impone requisiti, modalità, tempistiche da villaggio globale sotto ogni punto di vista: prodotto, comunicazione, linguaggio, strategie. Incomac è una impresa nata in una terra dove fino a solo cent’anni fa si viveva di agricoltura, che esprime valori che sentiamo nostri, che ci legano strettamente alle nostre origini attraverso la concretezza e la volontà di fare. Il nostro impegno è indubbiamente lavorare “da veneti”, ma essere più internazionali sul fronte delle relazioni con il mercato, della comunicazione, del marketing. Abbiamo ancora molto da fare su questo versante, perchè siamo più bravi a fare che a raccontare e questo non basta, perché si deve essere capaci di trasmettere al cliente ogni valore intrinseco delle proprie imprese.
Il Veneto è una culla inesauribile di imprenditoria, di aziende, di voglia di fare e di uscire da una storia antica che si è mantenuta intatta fino a oggi. In altre parti d’Italia e del mondo queste radici si sono forse allentate ma, invece, l’imprenditore veneto e sempre molto legato alla sua impresa, che molto spesso diventa la sua vera casa.
Bisogna anche dire che gli imprenditori di nuova generazione – fra i quali mi considero – non nascono tali, ma lo diventano cercando di fare del proprio meglio, portando avanti valori assorbiti da chi c’era prima, mettendo in campo la consapevolezza di essere su una strada che deve essere percorsa con impegno e caparbietà in un contesto come quello attuale, assolutamente sfidante! Viviamo anni che impongono di essere resilienti, di saper leggere velocemente ciò che accade per modificare scelte e comportamenti, trovando anche nella realtà più difficile le opportunità; perché il mondo non si ferma nemmeno davanti alle pandemie…”.
Una affermazione coraggiosa…
“… una visione e una volontà necessarie e che sono convinto ci abbiano aiutato a chiudere il bilancio 2019, il nostro primo anno di Incomac, con un fatturato di 1,8 milioni e ad arrivare a fine 2020 a sfiorare i tre milioni.
Stiamo lavorando molto per accrescere le nostre competenze e le nostre capacità e i numeri lo dimostrano. Abbiamo investito e continueremo a investire in questa “seconda giovinezza” di Incomac, un brand che ha sempre avuto un’ottima reputazione e un prodotto affidabile, credibile.
La crescita del fatturato ci permette di inserire in organico nuove figure sia in ambito commerciale e di marketing che a livello tecnico. Viviamo un certo ricambio generazionale, inserendo giovani a cui passare un know-how che purtroppo, come spesso accade, risiede più nel singolo che nell’azienda, una “difficoltà” che abbiamo imparato a gestire.
L’impegno nel creare una nuova, più giovane squadra ci permetterà di lavorare sui due pilastri che ritengo fondamentali. Il primo è la capacità di fare innovazione, almeno quel tipo di innovazione “pratica” che si può fare su un prodotto come un essiccatoio per il legno: abbiamo attivato una prestigiosa collaborazione con il Dipartimento di ingegneria industriale dell’Università di Padova per meglio comprendere, insieme, come rendere più performante una camera di essiccazione. Negli ultimi mesi abbiamo presentato una soluzione basata sulla “dissipazione viscosa” che, oltre a essere green-oriented, ha tutti gli elementi per diventare una risposta di qualità. Siamo impegnati nella ottimizzazione di tutte le turbolenze che si creano all’interno della cella di essiccazione: mi lasci dire che – in estrema sintesi – noi produciamo dei “garage ben riscaldati”, nei quali è però fondamentale che la potenza impiegata renda al meglio e non vada dispersa. Anche noi, nel nostro piccolo, dobbiamo arrivare a fare il bilancio energetico della nostra cella, avvalendoci di figure professionali nuove, quali l’“energy-manager, per noi sempre più importante. Sono conoscenza fondamentali, grazie alle quali diventa più facile accedere a finanziamenti e incentivi orientati alla sostenibilità, che si affianca ai grandi temi dei sistemi di controllo e di gestione della camera, dell’elettronica.
L’altro importante pilastro su cui stiamo lavorando è quello della distribuzione, creando “presidi forti” in mercati dove da tempo siamo una presenza “nota e consolidata”, oppure gettando nuove basi in quei mercati dove stiamo crescendo o dove sappiamo di poter e dover ottenere risultati migliori: avere una presenza diretta nei mercati per noi strategici significa poter lavorare con maggiore continuità, con serenità e in modo più lineare, evitando quelle fluttuazioni che rendono più complesso governare una impresa.
Partiremo dalla Francia, dove siamo presenti da trent’anni, aprendo una filiale commerciale per garantire ai tanti nostri clienti una presenza “in loco”, una struttura francese a tutti gli effetti, un service più vicino. Ritengo sia un passaggio fondamentale per una realtà come la nostra, che potrà proporre un rapporto diretto con personale francese, residente sul territorio e dunque in grado di comprendere ancora meglio le esigenze, le priorità di chi ci ha scelto come fornitori. E poi ci saranno altri step, non solo in Europa: l’idea è andare anche oltreoceano, perché oggi c’è bisogno di essere presenti e incisivi sui mercati che si vogliono affrontare e se non c’è qualcuno in loco che stimola le vendite, il nostro saper fare diventa inutile.
Sappiamo bene che per molti dei nostri rivenditori il prodotto Incomac rappresenta una minima parte del fatturato e, dunque, del suo interesse e del suo impegno; sappiamo, di contro, quanto contino il presidio e il controllo se si vogliono raggiungere determinati risultati…”.
Una scelta impegnativa.
“Certo, ma lei vede altre possibilità? Abbiamo acquisito Incomac entrando in un settore industriale che non conoscevamo ma che abbiamo valutato come potenzialmente molto interessante. Stiamo “rifondando” l’azienda, puntando molto su quello che io considero il tema della “disciplina”, ovvero di un metodo chiaro e lineare che condizioni in modo positivo pensieri, persone, azioni. Dobbiamo avere dei focus, degli obiettivi, un piano di lavoro condiviso se vogliamo ottenere il massimo risultato dalle nostre energie, concentrando le nostre azioni – tutti insieme – verso gli obiettivi che abbiamo individuato, senza deviazioni o tentennamenti.
Una linea precisa, seguita da tutti. Un percorso chiaro, stabilito, al quale tutti devono attenersi. Torno al discordo del territorio: vedo troppo spesso imprenditori che si lanciano in progetti che poi si rivelano meno promettenti di quanto si attendessero, pronti a cambiare bruscamente rotta in una discontinuità che, a mio avviso, può essere molto dannosa. Credo si debba possedere più informazioni e sulla base di queste decidere una strategia da perseguire con forza e determinazione”.
Sempre con il timone in direzione della innovazione?
“… una innovazione che può anche essere articolata, di prodotto ma anche di processo o di consapevolezza: il risultato delle nostre azioni non può dipendere dalla fortuna. È necessario essere consapevoli, prendere quelle decisioni che si è convinti potranno portare a orientare i risultati. Più siamo tutti consapevoli di quello che facciamo e di quello che possiamo fare, più potremo trarre opportunità anche dalle minacce, come sta accadendo quest’anno con questa terribile pandemia…
Il tutto, come accennavo all’inizio della nostra conversazione, supportato da un buon marketing, da una buona comunicazione: stiamo preparando un nuovo catalogo, una nuova presenza on line, un processo che permetterà innanzitutto a coloro che sono interessati alla nostra impresa, ai nostri prodotti di comprendere velocemente cosa possiamo fare per loro, quale dei prodotti del nostro catalogo potrà risolvere i loro problemi. E stiamo anche ridefinendo la nostra gamma di soluzioni, lavorando su nuovi progetti di cui le parlerò nella prossima intervista!”.
Signor Torresan, prima accennava al “bel garage ben riscaldato”: non deve essere facile re-inventarlo…
“L’essiccazione è un processo maturo con il quale asportare umidità: non ci sono molti spazi dove essere rivoluzionari. Dunque non c’è altra strada che uscire dalla “comfort zone” e accettare che l’innovazione non sia nella camera di essiccazione, ma in quello che ci sta attorno, mettendo in relazione elementi e procedure che stanno fuori dal canonico spazio di essiccazione…
L’altra grossa sfida sarà creare una comunità: si parla molto di condivisione e di marketing esperienziale e potrebbe rivelarsi molto interessante rapportarci con clienti con cui condividere determinate conoscenze, mettendo in rete le nostre competenze per generare un ciclo di miglioramento continuo. Magari possiamo cominciare da una app per poi arrivare ad affrontare l’altro grande tema sul tappeto, ovvero i “big data”: tutti conosciamo il legno ma non mi pare che qualcuno abbia scelto la strada di catalogare tutte queste competenze per metterle “a sistema”, a disposizione di tutti e ciascuno. C’è un sapere sul quale lavorare insieme, un patrimonio di che sarebbe illuminante mettere in circolo in modo strutturato, ordinato…
Abbiamo tanto tempo davanti a noi, ma non possiamo permetterci il lusso di sprecarlo: sono ottimista, ho sempre accolto le nuove sfide con entusiasmo e per quanto questo tempo ci stia mettendo alla prova i risultati non mancheranno se sapremo lavorare con passione e determinazione”.