2,3 per cento in più rispetto al 2018 per un totale di 1,35 miliardi di euro con 3.300 unità realizzate. Si espande il mondo dell’edilizia in legno, tra riduzione dell’inquinamento e “Superbonus”.
“Eppur si muove”, diceva Galileo Galilei. Una frase iconica che potremmo utilizzare anche per descrivere l’andamento delle costruzioni in legno (e dell’edilizia in generale) nel 2019. I numeri comunicati da Angelo Luigi Marchetti, presidente di Assolegno – l’associazione nazionale delle industrie prime lavorazioni e costruzioni in legno –, in occasione della conferenza stampa congiunta con Silvia Melegari, presidente di Cei-Bois – la confederazione europea delle industrie per la lavorazione del legno –, tenutasi qualche settimana fa, raccontano di un settore in crescita che, con i numeri del 2019 ufficializzati, prosegue un trend positivo cominciato nel 2016. Un progresso e una crescita che riguardano, fino al 2019, tanto il mondo dell’edilizia in generale quanto quello dell’edilizia in legno nello specifico. Un settore che, come i nostri lettori possono immaginare, si sta rivelando sempre più rilevante e coinvolgente per il mondo della lavorazione del legno.
L’EDILIZIA
L’industria italiana delle costruzioni, secondo i dati del 2019, ha raggiunto un valore totale di 130 miliardi di euro, equamente distribuiti tra gli edifici residenziali e quelli non residenziali, che raggiungono un volume parziale di 65 miliardi di euro l’uno.
Per quanto riguarda la parte residenziale, il 36 per cento (circa 47 miliardi di euro) del totale complessivo è destinato alla manutenzione di edifici già esistenti, mentre il 14 per cento (18 miliardi circa) viene investito in nuove abitazioni. Per quanto riguarda, invece, il settore non residenziale, il 32 per cento del totale (42 miliardi di euro) è destinato al settore privato, mentre la il 18 per cento (23 miliardi di euro) al pubblico.
Dal 2016, il punto più basso toccato dal mercato dell’edilizia, con un fatturato complessivo generato inferiore ai 120 miliardi di euro, il 2019 ha segnato l’anno migliore, con una crescita rispetto al 2018 di oltre il 4 per cento e un incremento totale rispetto al 2016 che sfiora il 9 per cento. Numeri che mostrano un trend positivo dopo anni di forte contrazione (nel 2011 l’edilizia aveva superato i 156 miliardi di euro, ndr.) con le previsioni che – al netto dell’emergenza sanitaria che ha rallentato le attività produttive del Paese –, per il 2020, avrebbero portato un ulteriore incremento per una cifra previsionale di oltre 134 miliardi di euro.
IL SETTORE RESIDENZIALE
In particolare, il settore residenziale nel 2019 ha registrato un incremento, rispetto all’anno precedente del 3,9 per cento (grafico 2), portando il volume a sfiorare i 65 miliardi di euro (quasi tre miliardi di euro in più rispetto al 2018, circa 5 miliardi di euro in più rispetto al 2016) e mostrando una crescita percentuale considerevole dal 2016 in poi (grafico 1). Di questi 65 miliardi, più di 47 sono stati destinati alla manutenzione straordinaria, mentre meno di 18 miliardi sono stati investiti su nuove costruzioni.
In particolare, dopo il crollo avvenuto tra 2011 e 2016 (con un calo di quasi il 50 per cento del totale in 5 anni), è evidente come il mercato delle nuove costruzioni dal 2017 registri una forte crescita percentuale, con il 2019 che registra il 7,4 per cento di investimenti in più rispetto all’anno precedente, mentre l’incremento dei volumi nella manutenzioni di edifici già esistenti è rimasta stabile, seppure con il segno più (rispetto al 2018 l’investimenti in manutenzione è aumentato del 2,6 per cento, per un volume che ha superato i 17,5 miliardi di euro). Numeri che sarebbero culminati nel 2020 (senza la pandemia) in un 4 per cento in più per le nuove costruzioni e il 3 per cento per la manutenzione.
Il settore non residenziale, come abbiamo detto, raggiunge un volume totale di 65 miliardi di euro, quasi 42 miliardi per il settore pubblico, mentre 23 per il settore privato. Il comparto ha mostrato un trend positivo dal 2017, con un incremento del 4,6 per cento nel 2019 (rispetto al 2018). Nello specifico, il settore pubblico dopo anni di minori investimenti continua nella sua espansione, mostrando un incremento del 4,9 per cento rispetto all’anno precedente e riportandosi sopra i 23 miliardi, mentre il settore privato mostra una leggera flessione nel trend di crescita rispetto al 2018 (dove aveva registrato un aumento del 5,8 per cento), registrando un miglioramento del 4,4 per cento e raggiungendo il miglior risultato dal 2013 in poi.
Se il volume degli investimenti nel 2019 ha registrato un aumento, il numero dei permessi per costruire ottenuti, invece, registra un calo, toccando quota 58.711 (di cui il 7 per cento per costruzioni in legno), ma restando stabile rispetto al biennio 2017-2019.
L’EDILIZIA IN LEGNO
Nel 2019 la produzione edilizia in legno (che comprende tutte le costruzioni in legno, come edifici, grandi strutture, coperture, tetti, portici, solai) ha toccato quota 1,35 miliardi di euro, segnando un incremento del 2,3 per cento rispetto al 2018, con 3.300 unità realizzate. Di questa cifra circa il 55 per cento (740 milioni di euro) è rappresentato da costruzioni ex novo in legno, mentre il 45 per cento (circa 610 milioni di euro) è rappresentato dalle manutenzioni.
LE IMPRESE
Nell’indagine di Assolegno sono state prese in analisi 219 imprese che costruiscono in legno. Il 75 per cento ha un fatturato complessivo di oltre 5 milioni di euro, mentre solo il 3 per cento è sotto il milione di euro. Il mercato dell’edilizia in legno continua a concentrarsi prevalentemente nel nord Italia (Lombardia, Triveneto, ed Emilia Romagna), ma inizia a consolidarsi anche al centro (Toscana e Marche), registrando un accenno di sviluppo anche al sud (con 4 imprese in Sicilia, una in Campania e due in Puglia). La regione con il maggior numero di imprese che costruiscono in legno è la Lombardia, che ne conta 43, seguita da Trentino con 35, il Veneto con 31 e il Piemonte con 20, mentre in Sardegna, Molise, Basilicata e Calabria sono ancora assenti.
Considerando, invece, il numero di opere realizzate, oltre il 90 per cento sono state realizzate nel nord Italia. Il 52 per cento è localizzato in Trentino Alto Adige, la regione “seconda classificata” come numero di imprese di edilizia in legno, ma la prima in rapporto al numero degli abitanti. Seconda piazza per la Lombardia, con il 14 per cento delle opere in legno realizzate, e terza piazza per il Veneto, dove ne sono state prodotte il 10 per cento. Ai piedi del podio Piemonte ed Emilia Romagna (5 per cento).
FLUSSI COMMERCIALI
I dati del 2019 evidenziano come l’export, in rapporto al 2018, abbia registrato un incremento del 20 per cento per un volume totale di 60,5 milioni di euro. Tra i principali Paesi importatori dall’Italia ci sono Algeria Croazia, Svizzera, Francia, Norvegia, Russia e Germania. L’Algeria, in particolar modo, è una cartina di tornasole interessante che mette in evidenza come le esportazioni non si limitino più ai Paesi europei, ma abbiano cominciato a muoversi anche a sud del Mediterraneo. Le importazioni, invece, sono 37,3 milioni di euro (uno per cento in più rispetto ai dati dell’anno precedente).
I numeri confermano come il mercato delle costruzioni in legno abbia proseguito nel suo trend di crescita, nonostante le contrazioni degli ultimi anni. Se le stime – basate sui dati forniti dal Cresme, il centro ricerche economiche, sociologiche e di mercato per l’edilizia – per il 2020 (in attesa di vedere i bilanci delle imprese) segnalano un calo del valore della produzione del 7,3 per cento (a causa del lockdown e della emergenza sanitaria), con circa il 7,4 per cento di investimenti inferiori nelle nuove costruzioni e oltre il 10,4 per cento in meno nel rinnovo di edifici già esistenti (diminuzione totale degli investimenti che sfiora il 10 per cento nel complessivo tra ristrutturazione e nuovi edifici), le previsioni per il triennio 2021-2023 sono positive. Per il 2021 si prevede un aumento del valore di produzione di circa il 6,5 per cento, del 4,5 per cento per il 2022 e del 2,1 per cento per il 2023. Per gli investimenti, invece, il rimbalzo totale per il 2021 potrebbe superare gli otto punti percentuali (5,2 per cento in più di investimenti nelle nuove costruzioni e 9,9 per cento nel rinnovo di edifici già esistenti), 5,5 punti per il 2022 e 2,4 per il 2023.
I PUNTI CHIAVE
Se i numeri del 2019 segnano un ulteriore passo in avanti rispetto al 2018, il trend per i prossimi anni (al netto delle conseguenze della pandemia) sembra confermare la tendenza a incrementare l’utilizzo delle costruzioni in legno. Tra i fattori che spingono verso l’uso del legno, infatti, ci sono anche le recenti politiche europee in fatto di economia sostenibile e green economy. In primis la “Renovation Wave Strategy”, promossa dalla Comunità Europea e, in prima persona, dalla presidente Ursula Von der Leyen e il progetto Bauhaus, che incentiva una svolta green per l’intero continente, con l’obiettivo di ridurre le emissioni di gas serra, favorendo le biodiversità e riducendo l’inquinamento in un processo che dovrebbe portare alla neutralità climatica nel 2050. Un percorso che può avere nel legno il suo asse portante, come ha sottolineato anche Marchetti: “Dobbiamo sempre considerare che ogni materiale non assume valore solo in senso strettamente ingegneristico. Qualsiasi edificio in legno è un serbatoio di stoccaggio di Co2”.
Uno dei punti chiave per il prossimo futuro sarà il cambio di prospettiva nella costruzione degli edifici, da un concetto di costruzione “Nzeb” (edifici ad alta efficienza energetica, ndr.) a un concetto di “Near Zero Carbon Building” (edifici a emissioni quasi zero, ndr.), in grado di emettere una quantità esigua di gas serra. La grande differenza tra edifici “Nzeb” e “Nzcb” è proprio nella focalizzazione, da un lato i primi si concentrano sull’energia richiesta dall’edificio e la relativa quota rinnovabile, mentre i secondi sulle emissioni dovute alla produzione dell’energia necessaria all’edificio, con la valutazione nel complesso delle effettive emissioni provocate.
Altrettanta importanza nello sviluppo delle costruzioni in legno (e non solo) avrà il Superbonus del 110 per cento inserito nel “Decreto Rilancio” del 19 maggio 2020, una misura di incentivazione che punta a rendere più efficienti e sicure le abitazioni a costo zero per il cittadino. L’incentivo consiste in una detrazione del 110 per cento che si applica sulle spese sostenute da luglio 2020 al 30 giugno 2022.
“Superbonus”, riduzione dell’inquinamento e un mercato in crescita. Nella speranza che l’emergenza sanitaria sia solo un passaggio a vuoto.