Squadra, flessibilità e coesione: Zator

Abbiamo visitato lo stabilimento produttivo di Zator, l’azienda di Cusano Milanino specializzata nel mondo dell’applicazione degli adesivi e quello che abbiamo trovato è una realtà in movimento che fa della coesione e del lavoro il suo cuore pulsante…

Oltre vent’anni di esperienza alle spalle e una filosofia aziendale che passa da un concetto al tempo stesso semplice da dire, quanto complicato da mettere in pratica: fare squadra. Lavorare in team, rimanere uniti verso un obiettivo, cercando di trasmettere al cliente la passione, la voglia di fare e quel know-how totalmente “made in Zator” che contraddistingue l’azienda di Cusano Milanino (Milano) fin dalle proprie origini. Che cos’è oggi Zator e le tappe fondamentali di questo viaggio che l’hanno portata a essere una delle realtà più interessanti nel campo dell’applicazione degli adesivi lo lasciamo raccontare a chi quest’azienda l’ha creata, Alessandro Donati, che nel 1998, assieme al padre Luciano e a Maurizio Tapparo, ha dato vita a quest’esperienza. Dagli inizi “in un seminterrato milanese” a oggi.

Da sinistra: Alessandro Donati, Luciano Donati e Maurizio Tapparo

Quando abbiamo fondato Zator, nel 1998, eravamo consci delle nostre potenzialità e della nostra esperienza pregressa nel settore. Sapevamo come muoverci. Inizialmente la sede era a Milano, poi nel 2001 ci siamo spostati a Cusano Milanino. Un cambio di sede che non ha cambiato la nostra filosofia o i nostri obiettivi e neppure il nostro modo di lavorare.
Oggi Zator è un’azienda di quindici persone con un fatturato che supera i 2,5 milioni di euro e che riesce a sviluppare tutta la sua produzione internamente, limitando al massimo l’utilizzo di fornitori esterni. Questo era un obiettivo che ci eravamo posti fin dall’inizio: riuscire ad avere sempre il controllo e seguire la nostra produzione a 360 gradi. Come ho detto, era l’obiettivo iniziale e ancora oggi continuiamo a perseguire con la convinzione che sia la strada giusta e che ci porterà ancora più grandi soddisfazioni nel prossimo futuro…”.

Una struttura homemade che punta forte sul costumer care…
Esattamente. Il costumer care è il nostro fiore all’occhiello. Credo di poter dire che sia uno dei nostri punti di forza, dalle prime fasi di vendita – quando cerchiamo insiemeal cliente la soluzione migliore –  fino al post vendita. Dall’installazione alla risoluzione di eventuali problemi. Scegliere Zator vuol dire avere sempre accanto qualcuno che ti segue, che ti aiuta se hai problemi. Alla fine è la nostra filosofia: lavorare sempre in team, sia tra di noi, sia con i clienti. Non ci fermiamo solo alla vendita: noi fabbrichiamo impianti ad hoc per il cliente e ci teniamo a essere sempre presenti”.

 Tante idee, tanti progetti, un 2020 che è stato segnato dalla pandemia. Come avete affrontato questo difficile anno?
Per quanto non sia stato semplice, dal punto di vista economico possiamo ritenerci soddisfatti. I problemi che abbiamo avuto sono stati più “tecnici”, specialmente sul fronte commerciale e della assistenza. Una nuova realtà, una situazione sconosciuta che ha obbligato i nostri tecnici a cambiare approccio e trasformare, specialmente nel primo periodo, in una versione online quello che poteva essere l’approccio “fisico” al cliente..
Durante il
lockdown di marzo dell’anno scorso ci siamo fermati solo qualche giorno, per comprendere come agire al meglio, ma poi abbiamo ripreso rapidamente la produzione, dato che molti dei nostri clienti fanno parte della filiera produttiva del settore alimentare. Per cui, in ultima analisi, sì, c’è stato un rallentamento, ma tirando le somme siamo ripartiti molto bene”.

 

 Quali sono i postumi di questa situazione difficile?
I postumi in questo momento sono legati alla fluttuazione del mercato e all’incertezza. Non è semplice fare progetti a lungo termine. Se già in condizioni standard la visione aziendale deve essere sempre pronta a raffrontarsi con cambiamenti quotidiani, in un periodo come questo dobbiamo riuscire a porci con la massima flessibilità. Adesso le aziende sono tutte in una fase di massima attenzione. È normale che sia così: in questi casi l’istinto è quello di optare per una via più conservativa. C’è chi cerca di ritardare gli investimenti per capire meglio che cosa accadrà nei prossimi mesi, chi sceglie di affrontare il 2021 come un anno di transizione e chi decide di investire cercando di trarre il meglio da questa difficile situazione. Noi abbiamo scelto la terza via. Abbiamo investito su di noi, sul nostro staff, che lo scorso anno si è arricchito di altre due figure importanti, sui macchinari, sull’affinamento dei nostri automatismi. Abbiamo combattuto il virus investendo su noi stessi, non restando fermi alla finestra ad aspettare, ma muovendoci sempre in avanti. Non è stato semplice, dobbiamo ammetterlo. Soprattutto nei primi giorni, quando il flusso di clienti si è arrestato sembrava impossibile essere ottimisti, ma poi ci siamo guardati in faccia, ci siamo guardati dentro e abbiamo deciso di ripartire da noi stessi. Prima o poi la pandemia finirà e tutto il comparto ripartirà a pieno. E noi vogliamo farci trovare pronti.
Alla fine siamo come una grande squadra: senza coesione non si va da nessuno parte”.

 Quali saranno gli obiettivi per questo 2021 e per il prossimo futuro?
Partendo dal presupposto che, come ho già accennato, non è semplice fare programmi, la nostra volontà è quella di fare un restyling dei nostri prodotti, magari una nuova linea di controlli, di sensori da integrare a bordo macchina. Questo primo trimestre del 2021 sembra iniziato molto bene, decisamente oltre le previsioni. Vediamo che cosa accadrà. Se proseguirà su questa falsariga dipenderà dalla situazione sanitaria e da come le aziende la interpreteranno. Ecco, lei mi chiedeva che cosa fosse cambiato. La risposta è questa: è cambiata la visione delle aziende. Fino a un anno fa gli ordini venivano fatti in base a previsioni annuali, ci si preparava a gennaio alle necessità che ci sarebbero potute essere a dicembre. Adesso si lavora sempre con un orizzonte temporale molto più ridotto. Il modo di lavorare è cambiato…
La speranza è quella di continuare a crescere. Non solo economicamente, ma soprattutto dal punto di vista tecnico. Oggi abbiamo una nostra identità, una nostra filosofia che ci spinge a migliorare quotidianamente. Se dovessi immaginare Zator nel prossimo futuro, per esempio, mi piacerebbe poterci espandere, trovare uno stabilimento più grande, inserirci in nuovi settori in cui oggi non siamo ancora entrati. Lavorare in più settori, frammentare il proprio
core business non è semplice da gestire, ma mai come quest’anno si è dimostrato efficace per restare attivi, per restare in movimento. Insomma, crescere, ma mantenendo la flessibilità che ci ha contraddistinto fino a questo momento”.

 Che cosa vuol dire fare innovazione in un settore come quello dell’applicazione degli adesivi?
Nel nostro settore l’innovazione è nei dettagli, nel costante affinamento dei prodotti. Non ci sono rivoluzioni vere e proprie, ma un quotidiano lavoro di fino che porta a migliorare la tecnica, il materiale, la macchina. Si cerca di ottimizzare tutto, di rendere tutto più performante. Bisogna considerare che ogni innovazione dipende strettamente dalle esigenze del cliente. Customizzare è la nostra parola d’ordine, cercare la soluzione ideale per il cliente è la nostra missione. E in questo contesto innovare diventa una diretta conseguenza.
In questo mondo le evoluzioni degli impianti seguono di pari passo quelle delle colle, dei materiali. La tendenza è cercare sempre di ottenere una produttività sempre maggiore e la tecnologia e l’innovazione vanno in questa direzione. Una volta, per esempio, si usavano prevalentemente sistemi manuali o semi automatici, adesso invece si rincorre sempre una maggiore automazione. L’innovazione dipende dalle esigenze dei clienti come ho detto: e in questo momento oltre alle esigenze tecniche le aziende hanno la necessità di ottimizzare tutto ”.

Innovazione che non si ferma alla parte “tecnica”, ma che ingloba anche le scelte di comunicazione…
In questi ultimi due anni abbiamo deciso di investire molto anche sull’apparato comunicativo di Zator, cercando di cambiare approccio a causa della situazione”, ci racconta Alice Ronchi, responsabile comunicazione e marketing. “La pandemia ci ha obbligati a fare delle scelte, data la difficoltà nell’approcciare i clienti dal vivo. Niente fiere e minori contatti ci hanno sospinto verso nuove strade da percorrere. Abbiamo implementato la nostra presenza sui social, sulle riviste. Abbiamo potenziato il nostro sito, inserendo una sezione download dove i nostri clienti possano scaricare i cataloghi, i data sheet. Abbiamo cambiato passo, abbiamo fatto altre scelte. Potremmo definirla una innovazione di riflesso, dettata dalla situazione. Certo, torneremo in fiera, torneremo a un approccio dal vivo con i nostri clienti, ma è indubbio: questo periodo ci ha cambiati”.

Un cambiamento, una flessibilità e una capacità di adattamento che in Zator fanno parte della filosofia aziendale, dagli uffici all’area tecnica e produttiva: “bruciare sempre, spegnersi mai” potremmo dire.
Lavoro in Zator da 15 anni – dichiara Stefano Meni, responsabile del montaggio, dell’imballaggio e della gestione degli ordini – e ho visto questa azienda crescere anno dopo anno, con investimenti mirati e una precisa strategia: cercare di internalizzare tutto per poter mantenere il controllo su tutte le fasi della produzione. Gestire tutto “in casa” rende tutto molto più semplice e dipendente solo da noi e dal nostro lavoro. A livello digitale continuiamo a progredire, abbiamo un magazzino elettronico, con una parte gestionale che si occupa solo del carico e dello scarico. Continuiamo a crescere insomma”.

 Un’ultima domanda, più una curiosità: perché Zator?
Farà sorridere, ma il nome è venuto in mente a mio padre – ci confessa Alessandro Donati sorridendo – durante un viaggio in Finlandia. C’era un ristorante che si chiamava Zetor. Il nome l’ha colpito e in un attimo da Zetor è diventato Zator. Un nome originale, con dei pro e dei contro. Ci si trova facilmente, ma che fatica scorrere i cataloghi delle fiere fino alla fine…”.

 Squadra, flessibilità e coesione. In una parola: Zator.

a cura di Francesco Inverso

Squadra, flessibilità e coesione: Zator ultima modifica: 2021-04-27T11:30:30+00:00 da Francesco Inverso