Una crescita importante, risultati che da quando Fimal si è affacciata sul mercato confermano la validità della scelta di cimentarsi con macchine “stand alone” che definire “tradizionali” sarebbe assolutamente riduttivo: ne abbiamo parlato con una dei titolari, Cinzia Facchini.
Una quarantina di persone in uno stabilimento di circa 6mila metri quadrati. Il mare di Fano, in provincia di Pesaro Urbino, è solo qualche chilometro più in là, ma tutto qui parla di meccanica, di “cose da fare”, di impegni da onorare, di macchine da rendere sempre più performanti. Una sensazione netta quando si entra in Fimal, realtà specializzata nella costruzione di macchine tradizionali (toupie, pialle a filo, seghe circolari, pialle a spessore e sezionatrici), dalla più semplice alla più complessa, molto più spesso di quanto si pensi realizzate “su misura” per il cliente, perché anche in questa fascia di mercato – oramai – regna la personalizzazione e soprattutto le macchine che sappiano risolvere i problemi. In Fimal lo hanno capito presto, tanto è vero che il loro fatturato in otto anni è passato da poco più di un milione agli oltre sette del 2021. Una storia che ha radici profonde, in quel marchio Paoloni che per decenni è stato fra i bei nomi della meccanica per il legno pesarese. Ma le cose cambiano e a un certo punto Cinzia Facchini e la sorella Valentina, Stefano Morselli, il tecnico Sauro Rossetti, Valter Paoloni, Roberto Bernacchia e Matteo Mancini della Fonderia Fondar decidono di non abbandonare la nave e di farsi carico della storia e dei progetti della Paoloni creando una nuova società che ne raccolga l’eredità. Con loro una decina di ex colleghi ed ecco che Fimal prende vita. “Una storia lunga che è sempre dentro di noi – ci racconta Cinzia Facchini – ma che abbiamo trasformato in una esperienza del tutto nuova, che coinvolge tanti giovani, che hanno una laurea o una specializzazione altissima, che parlano le lingue, che sanno interloquire con i nostri clienti. È il nostro orgoglio aver costruito una realtà che ci assomiglia, che offre opportunità, che ha tanta voglia di crescere, come abbiamo fatto fin dalla nostra nascita con tassi di crescita a due cifre: il 2021 si chiude con un ottimo più 35 per cento, il 2020 è stato un anno particolare, ma il precedente si era chiuso con un più 25 per cento sul 2018”.
L’esportazione – come spesso accade nel nostro settore – arriva al 90 per cento della produzione: “Anche se l’Italia per noi è sempre stato un mercato importante, e ancora di più con i provvedimenti che i lettori di Xylon ben conoscono, dobbiamo dire che l’Europa e il mondo intero sono fondamentali per noi, grazie a una rete di rivenditori costruita in questi anni “a immagine e somiglianza” di ciò che abbiamo scelto sia Fimal e la macchina italiana è oramai vista ovunque con grande rispetto”, prosegue Cinzia Facchini.
“Devo ammettere che questo successo è dovuto anche alla “Concept”, una intuizione particolarmente felice, il punto di incontro – come ci piace definirlo – fra le sezionatrici e le seghe circolari, una macchina che ci ha permesso di entrare in molti mercati e di iniziare una stagione molto stimolante. Oggi è, con le nostre circolari e sezionatrici orizzontali, il nostro “core business”, a cui si aggiunge l’intera produzione di macchine classiche che oggi più che mai vive una stagione di rinascita: vediamo nel mercato una sempre più percepibile attrazione delle macchine “semplici”, quali la “pialla a spessore”, la “pialla a filo” e le “toupie”. Un movimento che vede senz’altro l’effetto dei finanziamenti che molti governi stanno garantendo e che hanno permesso anche a realtà di piccole dimensioni di rinnovare il proprio parco macchine, senza contare che anche le medie e grandi industrie hanno bisogno di queste tecnologie per i loro reparti di prototipazione e che – soprattutto – ci sono molti mercati dove queste famiglie di macchine non hanno mai smesso di essere vendute.
Un merito che va sicuramente alla nostra “Concept”, con cui abbiamo rivoluzionato il mondo della sega circolare con tre requisiti fondamentali: innanzitutto è sicura, perché la lama corre all’interno della struttura; occupa poco spazio e può dunque essere collocata in qualsiasi azienda; chiunque può ottenere il miglior risultato, perché basta collocare i pannelli e dare il via perché sia la macchina a eseguire un taglio perfetto, preciso e senza scheggiature con una sola lama. Una macchina ovviamente “Industry 4.0 ready”, come tutte le nostre macchine, disponibili in tre dimensioni 2.600, 3.200 e 3.800 centimetri, come per una sezionatrice”.
La classica “macchina giusta”…
“Sì, nata dalla nostra volontà di cambiare, di innovare, di andare oltre ma senza dimenticare da dove veniamo: “Concept” ci ha permesso di mettere le nostre carte in tavola, di dare un ulteriore esempio di quella qualità che abbiamo sempre difeso, utilizzando sempre – ad esempio – componentistica italiana ed europea, non così scontati, noi abbiamo sempre montato componentistica italiana ed europea, mantenendo al nostro interno tutte le tecnologie e le competenze per costruire le nostre macchine, per produrle, non solo per montarle, dalla carpenteria alle lavorazioni a controllo numerico, processi che ovviamente integriamo con fornitori esterni ma di cui abbiamo il pieno controllo. Controllare l’intero processo non è solo un elemento per ottenere la migliore qualità, ma un modo per essere flessibili, autosufficienti, padroni del nostro know-how. Non le nascondo che in futuro vogliamo ampliare questo principio, acquisendo o trovando forme di partecipazione in altre società a proposito di verniciatura, di lavorazioni particolari o per la parte elettrica: ci stiamo lavorando prima che il “Covid” imponesse altre priorità, perché se siamo stati capaci di accrescere la nostra produttività del 40 per cento con le stesse persone pensi cosa potremmo fare investendo in scelte più “sostanziali”… continuiamo a investire, a perfezionare le nostre linee di produzione, a portare avanti altri progetti perché questa azienda dovrà continuare a esiste per lungo tempo dopo che noi ce ne saremo andati”.
Non deve essere stato facile, almeno agli inizi, otto anni fa…
“Non lo è stato, anche perché la concorrenza è sempre agguerrita, ma non mancano spazi per quanti hanno qualcosa da dire. Certo, ci vuole impegno, continuo e costante nel restare ogni giorno concentrati sulle nostre priorità, per mantenere un ambiente di lavoro piacevole, oltre che efficace e sostenibile. Siamo una squadra, abbiamo affinato meccanismi che ci rendono capaci di affrontare qualsiasi situazione, insieme. Un concetto che stiamo “esportando” verso i nostri fornitori, che vogliamo siano parte, si sentano parte di questa storia; un passaggio fondamentale per chi come noi lavora sull’ordine e non per il magazzino, con un portafoglio che già oggi (novembre 2021, ndr.) arriva a metà 2022. Se non fossimo una famiglia, se non ci fosse la massima condivisione, il saper tutto di tutti indipendentemente dal ruolo di ciascuno in azienda non sarebbe possibile fare ciò che ogni giorno facciamo; una realtà creata giorno dopo giorno, pronti ad aggiustare il tiro e a darci sempre nuovi obiettivi”.
“Un legame inevitabilmente forte anche con il territorio dove siamo nati e dove continuiamo a produrre le nostre macchine: le Marche hanno una storia complessa e ho sofferto, personalmente, del dover sempre spiegare agli stranieri dove fosse Fano. Ora non è più così, perché siamo noti per la bellezza di questa terra, per la nostra enogastronomia e – naturalmente – perché qui si esprimono eccellenze imprenditoriali in tanti settori, dalla lavorazione del legno al calzaturiero. Una regione operosa, dove esiste un forte network di fornitori e terzisti, verniciatori, e tornitori… anche questo è stato per noi un importante fattore di crescita e di successo, che ci ha permesso di essere ancora più flessibili, capaci di customizzare i nostri prodotti”.
In un settore che è profondamente cambiato…
“… un motivo in più per essere sempre reattivi e scattanti nella risposta, pronti a confrontarci fra noi, a scambiare idee e visioni, a modificare la rotta ogni volta si renda necessario. Quando siamo nati abbiamo scelto di non produrre più alcune tipologie di macchine che erano nel catalogo Paoloni, concentrandoci su ciò che abbiamo ritenuto strategico, ponendoci fin da subito la priorità di essere una azienda seria, capace di scegliere determinati obbiettivi e di perseguirli con coerenza.
Un modo di affrontare il cambiamento che ci ha premiato: decidere di fare ciò in cui eravamo più bravi ci ha permesso di fare meglio alcune cose, un valore che il mercato ha presto riconosciuto e che si è tradotto anche in un processo di innovazione forte. Abbiamo brevettato una sezionatrice, giusto per farle un esempio, che abbiamo chiamato “Rotomatic”, perché adotta un sistema con il quale il pannello tagliato parzialmente viene girato perché sia completato il taglio sull’altro lato, una modalità che garantisce un risultato ottimale ed un risparmio di tempo. Una macchina che abbiamo presentato come prototipo all’ultima, oramai lontana Ligna, e di cui oggi sono operativi diversi esemplari. E stiamo lavorando, come sempre, su altre evoluzioni delle nostre tecnologie, perché se è vero che questo settore è cambiato è altrettanto vero che è imperativo rispondere con macchine che siano in grado di seguire questo cambiamento: noi non ci fermiamo, perché non sono certo le idee che ci mancano!”.
Con quale prospettiva?
“Proporre sempre macchine utili, che servono… dobbiamo avere sempre qualcosa da dire, una alternativa da offrire, non scendere mai sotto al livello di qualità che ci siamo imposti. Fimal significa “Fabbrica Italiana Macchine Legno” e nel nostro logo c’è il tricolore. Le nostre macchine sono costruite a Fano, in provincia di Pesaro, in Italia, con tutto ciò che ne segue a livello di scelte, di qualità, di affidabilità. Non vogliamo fare numeri, non è la nostra priorità assoluta. Fimal propone ottime macchine classiche per il legno e il mobile, solide, intelligenti, performanti. Per nostra fortuna abbiamo ancora tanti sogni nel cassetto, il più grande dei quali è continuare a essere la squadra di oggi: mi lasci dire che arriviamo a considerarci una sorta di cooperativa, un luogo dove si ricerca sempre la performance, l’utile, la produttività ma in un’ottica che non è solo economica e si fonda su prerogative diverse, il più possibile vicine alle esigenze di tutti e di ciascuno. Una azienda è fatta di tutte le persone che ne fanno parte: noi abbiamo proseguito il lavoro della Paoloni facendo il nostro meglio, cercando di rinnovare sempre le nostre proposte lungo la strada che abbiamo scelto. L’esperienza e la passione di tutti noi ci ha permesso di fare molto ma di avere ancora tantissimo da fare per disegnare e costruire un’altra grande macchina, capace di far lavorare meglio l’operatore e che risponda non tanto alle necessità del mercato, quanto a quelle del falegname…”.