Fare impresa significa anche scegliere quali sono i pilastri su cui fondare il proprio operare: specialmente quando si parla di un gruppo che fonda saldamente le proprie radici nel territorio dove ha avuto origine, ma non ha mai smesso di investire in tutto il mondo.
Dobbiamo ammettere che è la prima volta che in tanti anni di più o meno onorata carriera abbiamo il piacere di fare una lunga chiacchierata con Marco Mancini. Non eravamo mai andati più in là di un saluto e qualche convenevole. E questa volta, invece, siamo riusciti a toglierci qualche curiosità – anche se limitandoci a una videochiamata, come questi tempi troppo spesso impongono – a proposito delle opinioni e delle scelte di questo manager che, arrivato in Scm Group nel 2015 come chief financial officer, nel giro di qualche anno ne è diventato l’amministratore delegato. E’ la prima volta che questa carica viene ricoperta da un manager non appartenente alle due famiglie Aureli e Gemmani, fondatrici del gruppo e ancora oggi alla sua guida con l’ingresso nel CdA della quarta generazione.
Chapeau, dottor Mancini…
“Grazie, in realtà è stata una semplice evoluzione di un ruolo che già in parte ricoprivo informalmente in alcuni ambiti”.
Ciò non toglie che “formalmente” lei sia passato da responsabile della gestione finanziaria a direttore generale e da qualche mese ad amministratore delegato… e senza avere un “cognome noto”.
“… Un segno preciso di quanto le imprese italiane siano oggi capaci di adeguarsi ai tempi, di comprendere la portata del cambiamento e la necessità di avvalersi di professionalità esterne per guidare grandi realtà dove la complessità è molto alta. Scm Group è un’azienda con una visione di lungo termine, che privilegia la sostenibilità a obiettivi “speculativi” di breve termine.
E quando parlo di sostenibilità non mi riferisco solo a tematiche ecologiche o ambientali: per noi significa sostenibilità dei risultati nel tempo per garantire lunga vita e miglior futuro a questa azienda!
Una sostenibilità volta a creare valore per i nostri clienti attraverso il continuo sviluppo e miglioramento nella performance e qualità dei nuovi prodotti e un’offerta di servizi su tutto il ciclo di vita delle nostre tecnologie. Scelta che non sempre dà ritorno nell’immediato, ma certamente consente di costruire un futuro più “sano”.
Quindi sostenibilità significa per noi prima di tutto responsabilità verso le quattromila persone che in tutto il mondo lavorano con noi, ciascuna delle quali deve poter operare pensando come se anche i loro figli, un giorno, verranno a lavorare in una Scm Group di successo!”.
La sostenibilità è un tema sempre più centrale nelle motivazioni di scelta dei potenziali clienti…
“Verissimo. Un tema molto sentito dai clienti del settore Legno così come da quelli dell’automotive e dell’aerospace.
Nel “valore sostenibilità” come dicevo, c’è senza alcun dubbio l’innovazione: dobbiamo essere sempre in grado di introdurre sul mercato soluzioni che ci differenzino; i clienti devono sempre vedere in noi un partner in grado di offrire soluzioni diverse, che permettano loro di aumentare il valore dei propri progetti e del proprio fare impresa.
Negli ultimi anni abbiamo investito molto in R&D; circa 35 mln all’anno. Abbiamo un processo di innovazione che non solo tiene conto delle aspettative del mercato, ma soprattutto prova ad anticipare le esigenze future dei nostri clienti…”
… già, perché oggi i costruttori di tecnologia sono sempre meno venditori di macchine e sempre più partner nella definizione di sistemi di produzione e gestione dell’impresa…
“Ha ragione e ci vuole coraggio per essere all’altezza di questa sfida: negli ultimi anni abbiamo lanciato alcuni workshop di innovazione sia in ambito di tecnologie per il legno sia per altri materiali.
Tra queste posso citare l’esperienza fatta recentemente quando in uno di questi workshop abbiamo invitato università, clienti, specialisti di materiali, chiedendo quali fossero i loro sogni, di cosa avessero bisogno e cosa oggi non trovano sul mercato dei produttori di macchine con particolare riferimento alla lavorazione di materiali compositi. Sono emerse una decina di idee; abbiamo deciso di focalizzare gli investimenti su tre di queste e una, in particolare, ci ha portato a sviluppare una soluzione LFAM (Large Format Addictive Manufacturing) ovvero una macchina che può depositare vari materiali compositi (termoplastici con rinforzo con fibre di carbonio) e fresarli. Una tecnologia che consente di rivoluzionare la produzione di parti in carbonio abbattendo costi e tempi – per esempio – della realizzazione di stampi ed attrezzature utilizzate tipicamente nei settori automotive e aerospace. Da sogno a idea, da progetto a realtà”.
Insomma, state per festeggiare il 70esimo compleanno – che cadrà nel 2022 – e siete ancora così entusiasti e coinvolti nel guardare al futuro?
“Non potrebbe essere diversamente. La lungimiranza degli azionisti ha costruito un gruppo fortemente internazionale, con una presenza diretta e capillare in tutto il mondo, che esporta il 90 per cento della produzione, ampliando e diversificando i settori di competenza con l’acquisizione di altri marchi di riferimento nelle tecnologie per la lavorazione del legno e nel settore delle tecnologie per la plastica e i materiali avanzati in Italia e nel mondo. E’ stata attuata una precisa strategia di “integrazione” intelligente, in quanto implementata nel rispetto delle competenze locali e del dna di ciascuna società. Il gruppo è cresciuto sia per linee esterne che in modo organico, grazie agli ingenti investimenti in innovazione di prodotto e alla profonda trasformazione digitale degli ultimi anni. Un potentissimo driver, quest’ultimo, sia lato service sia lato commerciale.
A livello di digital transformation, oltre agli investimenti già attuati per i software, servizi digitali e sistemi IoT integrati alle macchine SCM per la lavorazione del legno e a quelle CMS per compositi, plastica, marmo, vetro e metallo con l’obiettivo di rendere le tecnologie del Gruppo sempre più efficienti, intelligenti e connesse, abbiamo lanciato “progetti pilota” molto concreti, in ambito Knowledge Base, Adaptive Functionalities, Digital Twin e Integrazione con sistemi MES che ci permettono, imparando dalle informazioni, di migliorare ancora di più il servizio al cliente, l’usabilità e la qualità delle macchine e accelerare ulteriormente l’innovazione di prodotto. Questi progetti pilota saranno anche la base per l’utilizzo dell’intelligenza artificiale in ambito machine learning”.
Il prodotto è sempre più “composto”, arricchito da servizi e opportunità, come se la “macchina” in sé non fosse più importante come in passato…
“Non credo. La Divisione Legno Scm mantiene da sempre, e manterrà, il proprio focus sulle esigenze specifiche del settore. Lo dimostra anche la nostra organizzazione in business unit, molto specialistica, nelle quali lavorano persone estremamente focalizzate sulle aspettative e richieste di ogni ambito applicativo della lavorazione del legno. Crediamo molto più nella focalizzazione che nelle sinergie. Abbiamo tante anime al nostro interno, perché da sempre abbiamo a catalogo macchine per l’hobbista come per il grande gruppo industriale.
C’è un tema, piuttosto, con il quale il mondo del legno deve fare presto i conti: se non impariamo a fare Sistema, realtà di piccole e medie dimensioni, per quanto abbiano in portafoglio prodotti e tecnologie interessanti, faticheranno a sopravvivere. I processi di concentrazione potrebbero non essere finiti e questo renderà sempre più difficile gareggiare per mancanza di sinergie sull’innovazione, per una minore forza finanziaria, una minore attrattività verso i nuovi talenti, per un debole posizionamento competitivo all’interno degli ecosistemi di settore: il fare parte di un gruppo strutturato rappresenterà un vantaggio non trascurabile”.
E le prossime sfide?
“Oggi Scm Group è un gruppo da 750 milioni di euro realizzati, per il 75 per cento, in tecnologie e servizi rivolti a settori dipendenti dai trend del mercato “real estate”. Credo sia sano aumentare ulteriormente la nostra dimensione e prepararci a una ulteriore diversificazione di fatturato”.
Per una realtà di queste dimensioni, con queste caratteristiche, quanto sono importanti i legami con il territorio?
“Il gruppo è fortemente radicato e si relaziona con continuità e profondità con i territori in cui opera: non solo Rimini, dove Scm è nata nel 1952, ma in tutti gli altri territori dove oggi siamo presenti con i nostri poli produttivi in Italia – a Zogno (Bergamo), Thiene (Vicenza), Sinalunga (Siena), Vigolzone (PC), Villasanta (MB) – e all’estero.
Un’attenzione che concretizziamo con i percorsi di responsabilità sociale d’impresa, progetti di carattere sociale e ambientale intrapresi dal gruppo anche coinvolgendo gruppi di dipendenti volontari, oltre che con le collaborazioni assidue e continue che sviluppiamo nel settore della ricerca e della formazione con scuole, università e istituti professionali del territorio e non solo, dando tutto il contributo possibile, anche attraverso il nostro Campus, alla formazione dei giovani.
Vede, se oggi Scm Group è ciò che è, sono convinto che ciò sia dovuto all’aver coltivato con grande attenzione il seme piantato decenni fa. La proprietà, nel passare degli anni, ha saputo evolvere le proprie scelte, portare i propri principi, il proprio vissuto, la propria storia, i propri valori in un contesto sempre più ampio. Una sorta di “mission” che ha sempre fatto parte dei nostri brand, della loro riconoscibilità, del loro successo in segmenti di mercato così diversi fra loro…
Una sorta di “relazione privilegiata” passata di padre in figlio, cresciuta anno dopo anno e alimentata dalla possibilità di confrontarsi in contesti sempre più industriali, grandi, coinvolgenti… Tutto questo solo nei primi settant’anni: chissà cosa accadrà in quelli che verranno!”.