Negli ultimi anni il grande tema della certificazione di prodotto è diventato una priorità anche nella filiera legno-arredo: poter garantire che un tavolo, una sedia, una pavimentazione, una vernice, una poltrona, una cucina rispondano a precise norme che ne definiscono la funzionalità, la sicurezza, l’origine, la qualità, la sostenibilità è un valore irrinunciabile.
Un certificato che nasce da prove, test e verifiche che sta assumendo in sè nuovi valori: non solo una “patente” che permetta al produttore di partecipare a determinate gare o di soddisfare particolari richieste, ma un “segno”, un marchio, un documento che attesti valori e prestazioni che possano diventare un motivo di scelta per il consumatore finale.
Dall’oramai lontano 1993 – anno in cui Catas rilasciò il primo “CQA-Catas Quality Award”, il primo documento che certificava la bassa emissione di formaldeide di pannelli a base legno – è passata molta acqua sotto i ponti e l’istituto oggi rilascia oltre 180 diverse certificazioni, dalle vernici ai profili lamellari, dalle materie prime alle pavimentazioni dei parchi gioco. Documenti che, per quanto determinanti nella qualità finale di qualsiasi prodotto vada poi nelle mani del consumatore finale, hanno sempre espresso il loro valore, il loro significato nel “B2B”, nel rapporto fra produttori coinvolti nelle diverse fasi del passaggio dai materiali al semilavorato e poi al prodotto finito.
“Le cose stanno rapidamente cambiando e sono sempre più numerosi gli stimoli che ci portano a operare nella direzione del consumatore finale”, ha commentato Franco Bulian, direttore di Catas. “Un trend che, se possibile, aumenta ulteriormente il valore del nostro lavoro, che diventa sempre più un modo per comunicare all’utente in modo chiaro ed efficace la bontà di ciò che sta acquistando. Da tempo stiamo lavorando anche agli strumenti di comunicazione delle certificazioni rilasciate per i nostri clienti, tra i quali, lo ricordiamo, risultano presenti alcuni dei principali gruppi industriali della produzione e ora anche della grande distribuzione organizzata. Mi riferisco a un restyling dei nostri marchi di certificazione, che consente di “parlare” in modo diretto al consumatore o a chi acquista materiali certificati, e di far comprendere in modo immediato all’interno di un marchio – il Catas Quality Award, il “Made in Italy by Catas” – i valori di sicurezza, qualità e prestazioni garantiti da un ente terzo di riconosciuta autorevolezza nel settore”.
Un passaggio epocale anche per Catas, che ora vede esplicitata in modo chiaro e forte la propria vocazione da sempre, arrivando finalmente a parlare di qualità, a certificare valori e verità per tutta la filiera, fino al consumatore finale.
Un passaggio al quale hanno contribuito da un lato la sempre maggiore attenzione, competenza e informazione degli utenti, che oggi scelgono potendo accedere a un numero infinito di fonti di informazioni fra le quali è indispensabile trovare dei punti fermi, dei segni, dai marchi riconoscibili per autorevolezza e affidabilità.
Dall’altra per la oramai universale consapevolezza delle imprese che nella “qualità certificata” – a qualsiasi livello del processo di creazione di valore essa si collochi – sono insiti elementi indispensabili per accedere ai mercati, dimostrare la propria competenza, esprimere vantaggi competitivi.
“Un nuovo tempo che sta rapidamente aprendo nuovi scenari”, ha concluso Bulian. “Negli anni abbiamo definito e continuiamo a “costruire” – secondo le norme di legge più aggiornate e severe – nuovi protocolli di prova in tema di sostenibilità, ad esempio, per dimostrare concretamente quanti e quali valori si celino dietro questa parola spesso abusata”.
Messaggi che devono essere innanzitutto chiari e univoci. Non è un caso che Catas abbia scelto di investire in una nuova vetrina on line: il sito cqa.catas.com permetterà infatti a chiunque lo desideri di conoscere da vicino e in modo approfondito cosa ci sia “dietro e dentro” le certificazioni di prodotto “Catas Quality Award”.