Recentemente Atibt (International Tropical Timber Technical Association) ha tenuto una conferenza stampa durante la quale ha riaffermato i valori e gli impegni volti ad aumentare la consapevolezza a proposito della gestione sostenibile delle foreste tropicali, un obiettivo fondamentale per salvaguardare l’ambiente e poter pensare a un futuro ecosostenibile. Tanti sono i passi che sono stati compiuti in questi anni, ma c’è ancora molto da fare.
Di fronte all’emergenza climatica, infatti, negli ultimi anni sono stati lanciati diversi progetti europei legati alla tutela dell’ambiente. Il “Green Deal”, avviato nel 2019, e il progetto di regolamento sulla deforestazione importata pubblicato lo scorso novembre (un progetto in corso da più di due anni e mezzo in Francia attraverso la SNDI – Strategia Nazionale di Lotta contro la Deforestazione Importata) sono tutte iniziative che fanno eco alla missione dell’ATIBT: andare verso un consumo a “Deforestazione Zero“.
Il sostegno di Atibt alla gestione sostenibile delle foreste e alle certificazioni, riconosciute come strumenti cruciali nella lotta contro la deforestazione, è pienamente in linea con la strategia europea, che riconosce quest’ultime come strumenti di analisi e riduzione del rischio. “La certificazione è sempre un vantaggio per l’ambiente, per non parlare degli aspetti trasversali (comunità e diritti dei lavoratori”, ha commentato Edwige Eyang Effa funzionaria di ricerca presso l’Istituto di Ecologia Tropicale in Gabon.
Gestione sostenibile delle foreste: la soluzione per preservare il secondo polmone del pianeta
Le foreste tropicali giocano un ruolo chiave nel corretto funzionamento del sistema ambientale globale, in particolare grazie alla loro funzione regolatrice del clima, assorbendo e catturando il carbonio. Il bacino del Congo, secondo polmone verde del pianeta, purché gestito correttamente, fornisce anche servizi ecosistemici (risorse medicinali e alimentari, conservazione della biodiversità).
Inoltre, va ricordato che l’industria del legno nei paesi del bacino del Congo rappresenta il principale datore di lavoro dopo lo Stato. In Gabon, per esempio, crea da 17 a 18.000 posti di lavoro (con una reale prospettiva di crescita grazie allo sviluppo della lavorazione nell’industria del legno del paese).
“Abbiamo visto enormi progressi in termini di condizioni umane e sociali delle popolazioni nelle foreste gestite in modo sostenibile”, ha affermato Norbert Gami, antropologo attivo in Congo. “Ciò permette l’accesso all’istruzione e ai sistemi sanitari, ma ha anche reso possibile la legalizzazione dei contratti, garantendo così la sicurezza del posto di lavoro. La certificazione sta migliorando la vita quotidiana delle popolazioni locali e indigene in modo concreto e gli abitanti sono realmente consapevoli di quanto sia importante tutelare le foreste”.
Preservare le foreste tropicali: un’importante sfida economica globale
Gestire le foreste tropicali in modo sostenibile ha un costo. Per assicurarsi che la sfida sia compresa e condivisa da tutti, l’Atibt, insieme a Ong come il Wwf e agli enti di certificazione, organizza corsi di formazione per tutti gli attori del settore con lo scopo di continuare a combattere il commercio illegale di legname. L’obiettivo dell’associazione è di raddoppiare le aree certificate nel cuore del bacino del Congo e in altri paesi africani.
Con l’ambizione di promuovere la gestione sostenibile delle foreste e il legno tropicale certificato, la missione di Atibt è sensibilizzare ed educare sulle loro attività attraverso il programma Fair&Precious. Creato 5 anni fa, questo programma fissa 10 obiettivi di sostenibilità per gli operatori forestali, in linea con gli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite (conservazione della biodiversità, lotta contro l’erosione e il bracconaggio, formazione degli operatori del settore del legno, ecc.).
Fair&Precious integra impegni ambientali e umani (come la necessità di fornire un’occupazione dignitosa, remunerativa e stabile alle popolazioni) e intende promuovere l’iniziativa di gestione sostenibile sia nei paesi produttori che in quelli europei. “Oggi la certificazione è conosciuta, ma non stiamo pagando questo legno al giusto prezzo a causa della concorrenza sleale dovuta a sfruttamenti illegali, che danneggiano l’ambiente e la società”, ha dichiarato Françoise Van de Ven, presidente dell’Atibt. “300 milioni di ettari di foresta non possono essere sorvegliati ogni giorno! E su 51 milioni di ettari di foresta produttiva, oggi solo il 10 per cento è certificato. Questa percentuale sta aumentando, ma c’è ancora molto lavoro da fare. Con i nostri partner come KfW, Ppefc e altri che indirizzano gli attori coinvolti verso lo strumento della certificazione, speriamo di raddoppiare le aree certificate nel bacino del Congo, ma non solo, perché la questione della certificazione del legno tropicale si pone anche in Liberia, Sierra Leone, ecc.”
L’Atibt, impegnata a dare valore alla foresta
Gestire in modo corretto le foreste tropicali, significa aiutare a proteggerle. Per salvare la foresta, bisogna tagliare degli alberi, e questa idea, accolta in malo modo dagli europei, è spesso fraintesa.
“Le imprese forestali – ha sottolineato Benoît Jobbé-Duval, direttore generale dell’ATIBT – fanno una sorta di raccolta, ossia rimuovono uno o due alberi per ettaro ogni 25 o 30 anni. In questo contesto, c’è un certo deterioramento legato all’azione umana, ma è temporaneo (si tratta di un deterioramento reversibile nel giro di qualche anno) e i suoi effetti rimangono benefici perché contribuiscono all’occupazione, al finanziamento di azioni come la formazione, la lotta contro il bracconaggio e la salute pubblica. È essenziale capire cosa significa la gestione sostenibile delle foreste per le generazioni future. Gli importatori e i consumatori di legno tropicale devono capire che scegliere legno certificato significa dare valore alla foresta, per le persone che ci vivono e per cui rappresenta una fonte di sostentamento”.