Oggi c’è indubbiamente una sfida che più di altre coinvolge l’industria del mobile: la flessibilità. Una catena di valore che spesso determina il successo e la redditività di una azienda e che ha un punto focale in quello che potremmo definire l'”ultimo miglio”, l’imballaggio.
Sarà capitato a tutti di arrivare a casa con un “mobile in scatola”, comperato in quella grande distribuzione che oramai va per la maggior, e rendersi conto che qualcosa non è andato per il verso giusto, che il contenuto non era adeguatamente protetto e durante il viaggio qualcosa è successo… lo stesso può accadere per acquisti più “tradizionali”, quando gli addetti al montaggio arrivano in casa, ti montano la cucina e per quel pannello con un angolo scheggiato si dovrà aspettare un bel 45/60 giorni, perché dovrà essere richiesto al mobiliere, che non ne sarà certo felice, per essere poi consegnato e montato. Un pannello per colpa del quale si rischia di perdere buona parte del margine…
Non c’è nulla da fare: il valore di un arredo, come di qualsiasi altro prodotto, inizia dalla sua valenza estetica, dalla perfezione delle finiture. Un valore che deve essere protetto con confezioni intelligenti e “prestazionali”, che rappresentano inoltre un modo per poter gestire al meglio i trasporti, per renderli meno “pericolosi” ma anche più efficienti ed efficaci. Perché – e avremo magari modo di parlarne in un prossimo articolo – il passo successivo, fortemente connesso con la definizione degli imballaggi e dei loro ingombri, è proprio l’interfaccia con i software di carico, dunque con la necessità di riempire al meglio rimorchi e container tenendo conto dell’ordine con cui le commesse saranno consegnate.
Ci scusiamo se nella nostra assoluta sintesi siamo stati imprecisi, ma vorremmo dare il nostro contributo alla comprensione di quanto questa parte della filiera “pesi” nella economica del mondo del mobile, nella sua efficacia, nella sua efficienza complessiva.
E allora non c’è da sorprendersi se negli ultimi venti, venticinque anni le imprese che realizzano macchine, linee, software, soluzioni per l’imballo e la sua gestione siano diventate una parte assolutamente integrata del processo di produzione anche degli arredi.
Un fenomeno importante, che rientra a pieno diritto in quella necessità dell’industria del mobile di poter contare su un processo intelligente, completo, assolutamente integrato, rapido, il più possibile economico, capace garantire passaggi fluidi dalla sezionatura fino al piano di carico.
Non è stata dunque una sorpresa ricevere la telefonata di Tiziano Balestrini, personaggio che vanta una lunghissima e profondissima esperienza in questo specifico mondo, che ci annunciava di avere saltato lo steccato, di aver deciso di fondare una sua azienda dove mettere a frutto i tanti anni investiti nella ricerca di soluzioni che completassero con l’imballo il percorso produttivo di un mobile.
“Un settore che sta vivendo sicuramente un certo fermento, scelte e passaggi che mi hanno offerto l’opportunità di mettere a frutto le mie tante esperienze e conoscenze in questo mondo per creare Wortech”, ci racconta Balestrini. “Una scelta nata dalla co0munione di intenti con un altro personaggio molto noto nel mondo dell’imballo, Massimo Mescoli, che ha scelto di unire le sue conoscenze tecniche alla mia vocazione commerciale. Ecco, in estrema sintesi, com’è nato il progetto Worldtech, ovvero “tecnologia per il mondo”. Lla sede produttiva è a Reggio Emilia, lo showroom a Pesaro”.
È stato difficile avviare i motori?
“Non è mai facile creare una azienda e muovere i primi passi, specialmente in un settore dove si è conosciuti per rapporti che sono poi terminati. Di contro tutto questo bagaglio di informazioni e di know-how sono la molla che permette di ingranare subito la quarta: ci abbiamo messo poco a trovare un partner importante a cui affidare la realizzazione delle macchine che tagliano il cartone in “fogli” nelle misure necessarie, dunque il “primo passo” delle nostre linee.
Tenga presente che tutti i costruttori di linea si avvalgono di partner per queste tecnologie, perché le operazioni di fustellatura richiedono un’alta specializzazione e grande esperienza. Dalla precisione e dalla efficacia di questa operazione dipende in modo significativo la costruzione di linee “lotto uno”, capaci di realizzare un imballo diverso dal precedente in rapida sequenza”.
In estrema sintesi…
“… in estrema sintesi potrei dire che oggi c’è un nuovo attore sulla scena, una azienda che sa bene quanto il packaging sia oggi il problema numero uno per moltissime aziende e offre un know-how maturo per la creazione di linee di imballo di complessità crescente, fino al “lotto uno”, non solo per il mondo del mobile: basta che ci sia colle, cartone e la necessità di realizzare scatole nelle misure che i nostri impianti possono lavorare e possiamo dire la nostra!”.
Oramai da qualche tempo proponiamo i nostri impianti di packaging misurandoci con una concorrenza estremamente valida e che stimiamo, ma con la quale sappiamo di poterci misurare ad armi pari. Per il mobile siamo bravissimi a realizzare linee dove la prima macchina, come ho già avuto modo di accennare, taglia un cartone sul quale viene posizionato il pannello piuttosto che un qualsiasi elemento di un soggiorno, di una cucina o di una libreria, cartone che sarà poi piegato, incollato, chiuso ed etichettato secondo le specifiche definite, chiaramente con tutte le protezioni del caso. Impianti ad alta automazione, di cui spesso i robot sono parte integrante, per eseguire in modo veloce e accurato il lavoro che dovrebbe essere svolto da persone costrette a un lavoro certamente ripetitivo e poco stimolante, persone che possono essere destinate ad attività più qualificanti”.
“Mi lasci dire che l’anno prossimo festeggio venticinque anni di attività nel mondo della movimentazione e del packaging e Massimo, che ha qualche anno in più di me – ci dice Balestrini con un sorriso – vanta una esperienza ancora più lunga. Ne abbiamo viste tante, come si dice, ed è bello oggi poter dire la nostra in prima persona, dopo aver tutti e due collaborato per tanti anni con aziende di primissimo piano e che godono tutt’ora di tutta la nostra stima e del nostro rispetto.
Wortech ci permette di vivere una stagione nuova, di perseguire l’obbiettivo di fare abiti su misura impegnandoci a essere flessibili, ma ben conoscendo l’importanza di proporre soluzioni che possano vantare certi standard. Mi spiego meglio: la sfida tecnica che abbiamo scelto è il condensare le nostre competenze in impianti composti da soluzioni il più possibile standardizzate che permettano comunque di lavorare su range dimensionali ampi.
Questo è il nostro concetto di packaging: costruire una linea con macchine flessibili di alto livello e farla diventare uno standard da proporre ai nostri partner, una macchina che possa soddisfare il 90 per cento delle richieste del mercato. In questi mesi abbiamo identificato delle macchine che rispondono perfettamente a questa logica, sia per grandi volumi che per il “lotto uno”, e le abbiamo integrate in linee che stiamo proponendo con un discreto successo. La customizzazione degli impianti rimane e rimarrà sempre il nostro core business, ma in tanti anni di esperienza abbiamo imparato sulla nostra pelle che esasperare certe scelte non porta lontano”.
“Le nostre soluzione richiedono investimenti importanti perché scegliamo i materiali e i componenti migliori”, prosegue Tiziano Balestrini. “Non si può risparmiare sulla tecnologia se si intendono raggiungere e garantire certi risultati. Il nostro focus non è arrivare a decine di milioni di fatturato: siamo una piccola realtà che ha fatto scelte precise, che vuole essere un partner affidabile che consegna al cliente l’impianto nei tempi e nei modi concordati, macchine che una volta avviate non daranno problemi.
Ogni giorno sperimentiamo quanto l’imballaggio sia diventato parte del prodotto, quanto pesi sul suo successo, sulla percezione della qualità o sulla soddisfazione per aver scelto un certo marchio ed è questo il contributo che dobbiamo dare ai nostri clienti”.
I prossimi passi?
“Vogliamo innanzitutto lavorare bene, produrre buone soluzioni, assistere i nostri clienti prima e dopo averci scelto, essere al loro fianco con continuità. Abbiamo consegnato i primi impianti e il 2022 si chiuderà con un fatturato che ci soddisfa, con un portafoglio ordini per il 2023 che ci da una certa tranquillità.
Conosciamo molto bene il mercato e i colossi con cui ci stiamo confrontando, ma c’è una fetta di mercato che possiamo fare nostra, dimostrando competenza e serietà.
Dal punto di vista commerciale l’Italia rimane il nostro riferimento, ma stiamo costruendo relazioni in altri Paesi, Francia, Spagna e Germania in primis, mercati maturi, di qualità, per quanto siamo convinti che non sia la vendita il primo problema di un’azienda, quanto il comprendere quali sono le aziende, le persone che possono far parte del tuo progetto di impresa e di prodotto.
Uno dei valori a cui teniamo in modo particolare è la trasparenza, la chiarezza: Wortech è un’azienda che può dare un grande prodotto a un prezzo giusto e proprio in questi primi mesi della nostra vita stiamo mostrando a molti qual è la nostra visione del “problema packaging”, quale lo standard qualitativo che ci siamo imposti. Alcuni non ne saranno attratti, altri – però – capiranno che siamo le persone giuste per poter dare loro il prodotto che cercano.
Il nostro core business parte dalla fornitura di macchi-nari stand alone per la progettazione, costruzione e installazione di impianti che garantiscano cicliche più spin-e, sino a tre o cinque colli minuti, garantendo in entrambi i casi un imballo di qualità, green e riconducibile a un recupero fiscale “4.0”…”.