Il commercio globale di tronchi di conifere è crollato del 20 per cento nella prima metà del 2022 su base annua. Un calo che, come è facile immaginare, è dovuto principalmente al blocco delle esportazioni dalla Russia in seguito al conflitto con l’Ucraina. Un calo che, seguendo un effetto a cascata, ha causato anche una riduzione della domanda con l’interessamento di altri Paesi.
Il Nord America, l’Oceania e l’Europa centrale sono tutte regioni in cui le spedizioni sono diminuite sostanzialmente quest’anno. Tra i primi dieci Paesi esportatori del mondo, solo Norvegia, Polonia e Svezia hanno aumentato le loro esportazioni nei primi sei mesi del 2022. La Norvegia ha aumentato le spedizioni di quasi il 20 per cento su base annua, diventando il quarto Paese esportatore di tronchi al mondo. La maggior parte di questo aumento relativo ha riguardato le vendite alla Germania e alla Lettonia. Tuttavia, la Svezia importa ancora la maggior parte delle esportazioni complessive di legname dalla Norvegia.
Le importazioni di tronchi di conifere in Cina sono crollate da 23 milioni di metri cubi nel primo semestre del 2021 a soli 14 milioni di metri cubi nello stesso periodo del 2022, come riporta il Wood Resource Quarterly. Sebbene le importazioni abbiano registrato una ripresa nel secondo trimestre del 2022, si è comunque trattato del secondo volume trimestrale più basso degli ultimi sei anni. “Il rallentamento dell’economia e l’incertezza dei mercati finanziari hanno impedito al governo e alle banche di investire nel settore immobiliare, con conseguente riduzione della domanda di tronchi e legname“, si legge sul Wood Resource Quarterly.
Tra gli altri Paesi che hanno ridotto le importazioni, ricordiamo l’Austria (meno 18 per cento su base annua), la Corea del Sud (meno 18 per cento) e la Germania (meno 11 per cento).
CALANO LE ESPORTAZIONI, MA AUMENTANO I PREZZI
Continuano a crescere i prezzi del legno in tutto il mondo (a eccezione dell’Oceania e di qualche Paese del Nord Europa). A registrare gli incrementi maggiori ci sono l’Europa Centrale (con un più 82 per cento nell’ultimo biennio), seguita dal Mar Baltico sudorientale (più 58 per cento), dal Nord America (più 33 per cento), dall’America Latina (più 27 per cento), e dai Paesi nordici (più 20 per cento). Di conseguenza, il Global Sawlog Price Index (GSPI), l’indice globale che include tutti i legni da segagione e che rappresenta 20 regioni in tutto il mondo, è aumentato del 34 per cento, raggiungendo i 92 dollari per metro cubo (a fine 2020 era a 68 euro a metro cubo) e toccando le cifre più alte da quando è stato istituito nel 1995.