Chi ha paura dei diisocianati?

Dal 24 agosto sono cambiate le regole del gioco: la riduzione dei diisocianati entro lo 0,1 per cento potrebbe richiedere una messa a punto nei processi di bordatura e nella verniciatura.

“Uno dei primi incarichi che mi vennero affidati appena arrivato in Catas, nel 1987, fu proprio un lavoro di ricerca sulla presenza dei diisocianati nei catalizzatori delle vernici poliuretaniche, perché erano emerse precise evidenze di diversi casi di asma bronchiale legati all’inalazione nei processi di verniciatura. Si è fatto doverosamente molto in questi anni, riducendone il contenuto necessario e progettando e realizzando soluzioni tecnologiche sempre più attente alla salubrità degli ambienti di lavoro: le patologie sono certamente meno frequenti, ma non dobbiamo sottovalutare che i lavoratori del nostro settore hanno comunque a che fare con sostanze che possono creare sensibilità verso precise patologie”.
Inizia così la nostra conversazione con Franco Bulian, direttore di Catas, a cui abbiamo chiesto di spiegarci cosa significa per il nostro settore il nuovo regolamento europeo – in vigore dal 24 agosto 2023 – che impone di verificare che gli induritori (i cosiddetti catalizzatori) delle vernici poliuretaniche e acriliche e anche di alcuni impiegati in abbinamento alle vernici all’acqua non contengano più dello 0,1 per cento di diisocianati monomeri liberi.

“Un tema che coinvolge anche gli utilizzatori di adesivi termofusibili poliuretanici, o meglio polisocianici, nei processi di bordatura e di rivestimento, i quali dovranno prestare attenzione a quest’indicazione. Il settore della posa dei pavimenti dovrà, oltre alle vernici, verificare anche gli adesivi poliuretanici e alcune tipologie di primer utilizzati come consolidanti dei massetti. Nel caso i valori dichiarati superassero la soglia dello 0,1 per cento, come previsto dal regolamento europeo sarà necessaria un’adeguata formazione sull’impiego di prodotti contenenti diisocianati. E questo mi pare un passaggio di grande importanza, perché indica con chiarezza come in futuro ci sarà sempre più bisogno di competenza, di personale che sia adeguatamente formato, che conosca ogni potenziale implicazione del proprio lavoro, che possano gestire ogni fase, ogni attrezzatura, ogni materiale nella massima sicurezza, conoscendo i potenziali rischi per la persona e per l’ambiente”.

Le soluzioni?
“Utilizzare prodotti che abbiano un contenuto molto basso di questi diisocianati liberi, inferiore allo 0,1 per cento, pronti a definire eventuali “nuove consuetudini” sia in termini di applicazione che di prestazioni del prodotto finale, perché stiamo parlando di sostanze diverse con caratteristiche e prestazioni diverse. Credo sia imperativo anche per i produttori di tecnologie prestare la massima attenzione a questi nuovi limiti, verificando se sia necessario intervenire sui cicli di lavoro delle proprie macchine e dei propri impianti che dovranno lavorare con una chimica diversa…
Sono certo che si siano mossi per tempo, perché stiamo parlando di un provvedimento il cui iter ha preso il via nel 2016 con una prima segnalazione da parte delle autorità tedesche all’agenzia europea per le sostanze chimiche (Echa). I dati raccolti avevano individuato oltre cinquemila nuovi casi all’anno di patologie professionali dovute all’esposizione a diisocianati in tutta l’Unione Europea.
Sulla base di queste evidenze, il provvedimento di restrizione è stato adottato nel 2020 con la pubblicazione del regolamento 1149 da parte della Commissione Europea, emanato ai sensi del regolamento “Reach”, il processo di registrazione, valutazione, autorizzazione e restrizione delle sostanze chimiche che mira a migliorare la protezione della salute umana e dell’ambiente dai potenziali rischi dovuti a sostanze chimiche”.

Non è certo un fulmine a ciel sereno….
“Tutt’altro: i diisocianati liberi sono da sempre sotto l’attenzione degli enti che si occupano di igiene del lavoro per gli effetti negativi che essi possono determinare quando penetrano all’interno dell’organismo umano. Considerando il settore del legno e dell’arredo la principale via di potenziale esposizione professionale è l’inalazione, soprattutto nel caso di areosol quando, ad esempio, le vernici che contengono diisocianati liberi vengono applicate mediante sistemi a spruzzo. Più limitato invece, in linea teorica, è il rischio di esposizione ai vapori di diisocianati, considerata la scarsa tendenza di queste sostanze ad evaporare. Ovviamente il rischio va valutato caso per caso considerate tutte le condizioni a contorno.
È opportuno ricordare che l’esposizione dei lavoratori può avvenire anche attraverso il contatto con la pelle, cosa che può capitare soprattutto nel settore della posa dei pavimenti dove l’applicazione viene effettuata spatolando manualmente l’adesivo sul sottofondo cementizio. Stiamo parlando di potenti irritanti per gli occhi e per l’apparato respiratorio: anche il contatto diretto con la pelle può causare una marcata infiammazione cutanea. L’irritazione respiratoria può inoltre progredire in patologie acute o croniche a carico dell’apparato respiratorio”.


Cosa sono i diisocianati?
I diisocianati sono un particolare gruppo di sostanze chimiche caratterizzate da un’elevata reattività con altre sostanze per generare nuovi composti. La reattività dei diisocianati è in realtà doppia (il prefisso “di” indica proprio questa loro duplice funzionalità), una proprietà che consente alla molecola di diisocianato di legarsi contemporaneamente a due molecole di altre sostanze per generare aggregati molecolari che possono diventare molto grandi e complessi.
I più comuni diisocianati sono il toluene diisocianato (TDI), il metilene bisfenil isocianato (MDI) e l’esametilendiisocianato (HDI) che sono ampiamente utilizzati soprattutto nella produzione di derivati poliuretanici quali schiume espanse, materie plastiche, adesivi, vernici e primer per varie applicazioni.
I diisocianati sono presenti in alcune tipologie di induritori per vernici e per adesivi (spesso chiamati catalizzatori), negli adesivi poliuretanici termofusibili impiegati nella bordatura o nel rivestimento, negli adesivi monocomponenti poliuretanici per il settore della posa del parquet e di alcune tipologie di primer a volte classificati come igroindurenti.

catas.com

Chi ha paura dei diisocianati? ultima modifica: 2023-09-12T13:04:50+00:00 da Francesco Inverso