L’essere l’unica realtà italiana del settore quotata in Borsa ha certamente significato molto e da moltissimi punti di vista, fra cui la necessità per Biesse di essere la prima – se non andiamo errati – a presentare un bilancio di sostenibilità. Un percorso che conosce sempre nuove tappe, anche una bordatrice a idrogeno che…
“Anche quest’anno abbiamo portato a termine alcuni importanti progetti sulla strada della sostenibilità, primo fra tutti l’aver ottenuto la certificazione ai sensi della UNI ISO 14001:2015 per Biesse spa relativa al sistema di gestione ambientale”, ci racconta Sofia Provenzano, Corporate Social Responsibility Manager. “Un obbiettivo oggettivamente importante, che ci ha portato a prendere nella giusta considerazione l’intera organizzazione della nostra azienda, così da poter conoscere tutti quegli aspetti legati al possibile impatto ambientale e ad analizzare quelle attività che hanno o potrebbero originare una qualche modifica dell’ambiente.
Un passo fondamentale per poter poi attivare una serie di interventi di miglioramento, come – ad esempio – l’efficientamento della nostra rete elettrica interna che, grazie ad alcuni, specifici interventi, ci ha permesso di aumentare l’autoconsumo, la quota di energia che usiamo ed è prodotta dal nostro impianto fotovoltaico.
Biesse non è una realtà particolarmente energivora, data la nostra attività produttiva, per cui ci siamo concentrati anche sulla gestione dei rifiuti e le emissioni in atmosfera, aspetti irrilevanti rispetto ad altre industry, ma sui quali abbiamo fatto ulteriori passi avanti.
Come i lettori di Xylon ben sanno “multimaterialità” è la parola d’ordine di Biesse ed è evidente che per ciascuno dei settori nei quali siamo operativi ci sono attenzioni, strategie, interventi, risultati diversi”.
Dottoressa Provenzano, ma da dove si comincia, quali sono i primi passi da compiere in un cammino certamente complesso in una realtà delle dimensioni di Biesse?
“Alla base di qualsiasi progetto in tema di sostenibilità c’è senz’altro la comprensione del problema e la misurazione della situazione e di tutti gli indicatori. Da questo lavoro emerge chiaramente come si possa intervenire per “alleggerire” l’impronta ambientale, senza peraltro limitarsi agli aspetti più evidenti, quali il fabbisogno energetico o la gestione dei rifiuti, ma concentrando la propria attenzione anche a tutte quei passaggi indiretti che sono parte costituente della vita di una azienda. Una operazione molto complessa, che si articola in una enorme raccolta di dati anche per le tante attività che non dipendono direttamente da noi ma in qualche modo “rientrano” in ciò che costruiamo, nei servizi che offriamo. In questo è fondamentale il poterci avvalere di banche dati grazie alle quali possiamo associare alle nostre attività valori delle emissioni per calcolare la nostra footprint ambientale”.
“Vorrei aggiungere che la parola “sostenibilità” è da tempo parte integrante della cultura imprenditoriale di Biesse”, interviene Alberto Tuberti, Wood Product Management Director. “Da diversi anni ragioniamo in modo puntuale su questi argomenti e su come trasferirli nel nostro prodotto con risultati tangibili, misurabili dai nostri clienti, scelte di cui possano beneficiare…”.
… come la vostra nuovissima bordatrice a idrogeno?
“Esattamente! Da qualche mese abbiamo lanciato sul mercato una bordatrice che ha destato interesse e scalpore, dotata del nostro sistema “HFS Hydrogen Force System” che permette di ottenere energia partendo dall’acqua: grazie alla idrolisi creiamo idrogeno che utilizziamo come fonte di energia sostenibile per alimentare il processo di applicazione dei bordi, garantendo sempre la massima qualità.
Un risultato tangibile e misurabile, come dicevamo poco fa, che ci permette di bordare con una riduzione di circa il 70 per cento dell’energia necessaria e delle emissioni di CO2 rispetto alle tecnologie esistenti sul mercato che utilizzano bordi pre-incollati: con un litro d’acqua riusciamo ad applicare un chilometro e mezzo di bordo”.
Ci perdoni, ma se tutto è come sembra state avete creato una vera e propria rivoluzione o, almeno, i presupposti…
“Il sistema Biesse “HFS” è già stato approvato dall’ente certificatore svizzero SGS ed è operativo da qualche anno presso alcuni nostri clienti che ci hanno aiutato a metterlo a punto. Stiamo per lanciare sul mercato una intera famiglia di bordatrici per la media e grande industria dotate di sistemi “HFS” di diversa taglia, secondo le necessità dell’utilizzatore. E da quanto ci hanno raccontato i nostri “beta tester” ci sono vantaggi assolutamente evidenti che loro stessi ci hanno raccontato: semplicità d’uso, qualità della applicazione, bassi consumi energetici e ridotti costi di gestione e manutenzione, sempre facendo il confronto con tecnologie per bordi che non usano colla (laser, aria calda, infrarossi eccetera).
Posso aggiungere che abbiamo fatto oramai diversi test sulla tenuta del bordo e la resistenza allo strappo è molto forte; a ciò si aggiunge la semplicità d’uso, che si riferisce alla rapidità di utilizzo del sistema, alla flessibilità nella gestione di bordi con spessori e colori differenti che si adatta perfettamente alle produzioni flessibili.
Riusciamo a generare una quantità tale di energia da poter garantire una applicazione di qualità pari a qualsiasi altro processo, un risultato che – dobbiamo ammetterlo – ha sorpreso per primi noi e i clienti ai quali abbiamo chiesto di utilizzare questa tecnologia nei loro normali cicli di produzione. Senza dimenticare che si tratta di macchine nelle quali, se l’operatore lo desidera o ha particolari necessità, si può tranquillamente utilizzare la colla”.
L’idrolisi è indubbiamente un processo noto, ma come vi è venuto in mente di applicarlo alla bordatura? E sarà possibile immaginare di portare “HFS” anche su altre tipologie di macchina?
“Per quanto riguarda la prima parte della sua domanda credo che tutti si stiano rendendo conto di quanto sia “mutevole” la domanda, di come il mercato sia in continua evoluzione e quanto il nostro successo possa dipendere dalla capacità di offrire soluzioni diverse.
Allo stesso tempo riteniamo che l’“Hydrogen Force System” possa davvero essere un game changer, e l’entusiasmo con cui è stato accolto ne è la conferma: ora a noi il proporlo al mercato e verificare quale quota possa conquistare.
Preciso che “HFS” è stato sviluppato esclusivamente per la bordatura: non ne vediamo l’impiego in altri processi, per i quali abbiamo peraltro sviluppato altre e diverse soluzioni, perchè sono in corso molti studi e valutazioni per trasferire il concetto di sostenibilità su tutto il nostro catalogo. Sui centri di lavoro, per citare un esempio, abbiamo presentato un nuovissimo sistema di bloccaggio a vuoto dinamico che permette la perfetta tenuta di tutti gli elementi tagliati durante la lavorazione, con una riduzione del 25 per cento del consumo delle pompe e il significativo, conseguente contenimento delle emissioni di CO2; il tutto avvalorato dalla verifica di un ente terzo”.
“Il tema della sostenibilità, con tutti gli argomenti che sottendono a questa parola, sta diventato il punto un riferimento per tutte le tipologie di business – interviene Sofia Provenzano – e, dunque, è naturale pensare a soluzioni che sappiano rendere conto di tutto questa evoluzione.
Anche dal punto di vista legislativo le cose stanno cambiando molto velocemente in Europa e in tutto il mondo, basta pensare alle nuove normative che hanno visto e vedranno la luce nei prossimi anni e ai profondi cambiamenti che porteranno in moltissimi degli oggetti, dei servizi, delle attività che compongono la nostra vita quotidiana. Penso anche alle nuove direttive in tema di reporting, che avranno come diretta conseguenza una maggior uniformità nella rendicontazione che permetterà di confrontare direttamente quanto, ad esempio, siano virtuosi i comportamenti delle aziende. Non stiamo più parlando di parole, di slogan, ma della possibilità per un committente o per un consumatore di confrontare report che raccontano indicatori ambientali che potranno essere confrontabili, che metteranno tutti davanti all’obbligo di giocare la stessa partita.
A mio avviso questa nuova “coscienza ambientale” è stata perfettamente interpretata dai legislatori che sono diventati il primo motore di una concreta accelerazione della transizione ecologica dal punto di vista più tecnico”.
“Le cose cambiano a un ritmo molto veloce – riprende Alberto Tuberti – ed è facile immaginare come le novità più eclatanti e intelligenti possano far muovere tutte le pedine della scacchiera. A nostro avviso la forza di una azienda si misura nella capacità di saper portare in modo intelligente le novità sul mercato, coinvolgendo in questo percorso i propri clienti. L’evoluzione fa parte dell’essere umano e sta a noi offrire nuove possibilità per soddisfare esigenze che saranno fortunatamente sempre più condizionanti, in meglio, nella vita quotidiana di ciascuno.
La sostenibilità è un fatto, una realtà che già impatta su tutta la catena del prodotto, dal costruttore della tecnologia al consumatore, dalla materia prima al manufatto che si potrà acquistare in un grande magazzino.
Per noi di Biesse si tratta della ennesima opportunità per essere protagonisti di un mondo che continua ad andare avanti, che ci piace “provocare” in modo positivo, dimostrando che non c’è mai un limite a quello che possiamo tutti fare”.
“Tutto questo si confronta con nuove generazioni estremamente sensibili al futuro del pianeta e delle risorse, molto più dei loro padri e dei loro nonni. Il cambiamento, la transizione dovrà essere comunicata in modo efficace, perchè non basta avere o raggiungere un valore, ma è fondamentale che possa essere conosciuto, apprezzato, condiviso.
Le aziende, soprattutto quelle di maggiori dimensioni e che dunque si rivolgono a un pubblico più vasto, hanno il dovere di adottare una comunicazione veritiera e affidabile, perchè è di questo di cui c’è oggi un grande bisogno: il consumatore vuole avere la certezza che ciò che sta acquistando risponda davvero a quanto viene dichiarato. E questo, come le abbiamo raccontato, vale per tutta la policy Biesse in tema di sostenibilità e sulle importanti e qualche volta inattese o insperate ricadute che ha su tutti i prodotti che escono dalle nostre officine, dai nostri laboratori, dai nostri uffici, dai nostri centri di assistenza e di servizio al cliente”.
a cura di Luca Rossetti