Pietro Gheller è il nuovo direttore della Divisione Legno di SCM. In questa intervista si racconta e ci illustra le prossime sfide e strategie: una visione innovativa che va oltre la macchina, unendo alla tecnologia quei servizi e quelle competenze che sono “la vera leva per vincere le prossime sfide del settore”.
Dobbiamo ammetterlo: fino a qualche settimana fa non avevamo ancora avuto occasione di intervistarlo personalmente, se non di incontrarlo e ascoltarlo nelle diverse conferenze stampa organizzate da SCM. Nel gruppo riminese è arrivato da tempo, dal 2019, ma non c’era ancora stato modo di “portarlo” sulle colonne di Xylon, anche se non certo per una sua mancanza di disponibilità. Poi il cambio di rotta: da quando, lo scorso aprile, è diventato direttore della Wood Division di Scm Group lo abbiamo incontrato già un paio di volte: prima per Xylexpo Digital e poi per raccogliere le sue opinioni e riassumerle nell’articolo che state leggendo. Un doppio appuntamento a poche settimane di distanza, conquistati dalla sua franchezza, dalla chiarezza delle sue idee, da un approccio innovativo ai temi e trend del nostro settore.
Valori che sono indubbiamente stati all’origine della sua veloce carriera nel gruppo riminese.
“A dire il vero ho sempre sentito una forte attrazione per il mondo del management”, esordisce Pietro Gheller. “Dopo diversi anni di consulenza strategica, qualche anno fa grazie all’opportunità di entrare in Scm Group, ho colto la palla al balzo e dopo una significativa esperienza nel settore dei “consumer goods” ho scelto di dedicarmi a un contesto sfidante come il “B2B”, dove la complessità è indubbiamente molto elevata”.
Ma cosa l’ha portata alle macchine per il legno?
“Mi occupo da sempre di “general management” e dal mio arrivo in SCM ho avuto la fortuna di imparare moltissimo. Nel mondo “machinery” ho visto la possibilità di completare il mio percorso professionale, misurandomi in un contesto dove non è solo il consumatore, ma la relazione con aziende e imprenditori a essere l’obiettivo finale. Scelte di investimento che maturano non davanti allo scaffale di un supermercato, ma che si fondano su basi razionali e di medio-lungo termine e, soprattutto, sulla visione del proprio business. Un tema affascinante, quest’ultimo, perché è indubbio che anche nel mondo del legno bisogna provare a immaginare dove andrà il mercato, intuire cosa faranno i clienti, in quale direzione potrebbe orientarsi l’industria e amalgamare tutto questo per definire una strategia”.
Si è pentito della scelta?
“Non ancora”, ci risponde con una risata. “Sono stati cinque anni intensi, nei quali mi sono confrontato con un settore ricco di professionalità di alto livello, che sono il grande valore di questa industria in cui le persone rimangono più a lungo rispetto ad altri settori. È un’industria che ha tante competenze incardinate dentro di sé e saranno proprio le competenze che, a mio avviso, permetteranno di vincere le sfide del futuro.
Infatti l’elemento caratterizzante di questo settore è certamente l’importanza di definire un rapporto di medio-lungo termine con il cliente: la fidelizzazione, la capacità di mantenere con loro una relazione nel lungo termine fa la differenza fra un’azienda di successo e le altre. Tanto più oggi che si affacciano nuovi players, soprattutto asiatici, ponendo domande precise come, ad esempio, sul versante della sostenibilità, piuttosto che sulla competizione sui prezzi: è nostra responsabilità proporre modelli di business nuovi, che permettano al cliente di mantenere l’equilibrio economico-finanziario della propria impresa, trovando la quadra fra questi e moltissimi altri fattori”.
SERVITIZZAZIONE QUESTA SCONOSCIUTA?
“In quest’ottica SCM si è dotata di un’infrastruttura strategica di primo livello, che passa attraverso un concetto che all’ultima Xylexpo è stato molto percepibile: una rappresentazione virtuale e digitale di un processo anche fisico, una nuova dimensione in cui vogliamo essere pionieri. Un percorso di cambiamento legato alla strategia della servitizzazione che non mancherà di avere ricadute su fronti diversi. Prima di tutto in ambito commerciale, perché non basta e non basterà più offrire una gamma di soluzioni tecnologiche, per quanto evolute e dove cadrà ogni barriera fra vendita e post vendita.
In SCM siamo convinti che puntare sul servizio e sulle competenze, oltre alle macchine, sia una promessa da onorare a qualsiasi costo: dunque non solo “servitizzazione” in termini di vendita, ma anche “service excellence”, quella eccellenza nel post vendita che farà sempre più la differenza. Dovremo tutti ripensare i prodotti nell’ambito di una logica di ancora più lungo termine, continuando a offrire valore ai clienti: la nostra “Digital Control Room” abilitata dal nostro sistema IoT “Maestro connect“, che abbiamo portato a Xylexpo ed è il cuore dei nostri nuovi Technology Center di Rimini e di Villasanta (Monza Brianza) oltre che di altre nostre filiali all’estero.
È grazie a questo nuovo servizio che possiamo gestire in tempo reale dati e informazioni per mantenere aperto un canale intelligente con i nostri clienti, ovunque si trovino: un servizio efficace ed efficiente che ci permette di monitorare costantemente le performance delle macchine SCM connesse in tutto il mondo per garantire un supporto proattivo, offrendo e ottenendo informazioni che serviranno anche per avviare un processo di progettazione diverso. Non è solo un tema di marketing, peraltro assolutamente efficace, ma il focus di una strategia del tutto nuova e adeguata alla evoluzione dei mercati e della fruizione dei servizi”.
Dottor Gheller, ci sta raccontando un mondo che è certamente diverso da quello che conosciamo: sarà alla portata di tutti?
“Assolutamente sì. È inevitabile che da certi punti di vista la forbice delle esigenze fra grandi gruppi e piccole e medie imprese artigiane si allarghi sempre di più, ma nella nostra ottica ciò non significa dover scegliere da che parte stare. La storia di SCM dimostra che sappiamo sempre relazionarci con chiunque con il prodotto giusto, grazie a un portafoglio di soluzioni fortemente diversificato. Sentiamo il dovere e l’onore di pensare a tutti i clienti del settore e la “Digital Control Room” sarà un aiuto anche in questo senso, permettendoci di strutturare e veicolare un modello di offerta di servizi comuni che potranno e dovranno essere calibrati sulle necessità di ciascuno, pacchetti tarati sulle specifiche esigenze di ciascuna impresa, ovviamente con livelli di “advisory” che saranno più rilevanti a mano a mano che ci muoveremo verso le imprese più grandi, clienti con i quali sarà inevitabile lavorare insieme per migliorare processi produttivi e risultati.
Tutto questo comporta un altro cambiamento a mio avviso epocale, ovvero la necessità di “leggere” i vari processi produttivi nel loro insieme: non dovremo più lavorare solo con team fortemente specializzati, legati al solo brand SCM, quanto con persone in grado di poter dire la propria sull’intero processo del nostro cliente, offrendo soluzioni trasversali.
Dobbiamo essere parte di un nuovo ecosistema che ci veda lavorare al fianco dei nostri clienti e, ove necessario, con altre aziende, realtà qualificate e selezionate che producano macchine, aggregati e tutto ciò che serve per integrare e completare la nostra offerta.
Vede, oggi non si può più essere bravi a fare tutto: SCM è fra i pochissimi, se non l’unica, a poter vantare un patrimonio di competenze assoluto, ma in alcune aree, per alcune specifiche applicazioni, è indispensabile collaborare con chi si è fortemente specializzato in una certa direzione, sempre e solo pensando alla massima soddisfazione del cliente.
Oggi il concetto di ecosistema è vincente anche a livello industriale, uno scenario in cui il digitale, il dialogo sulla base dei “big data” permette di lavorare con ottimi risultati!”.
“Questo “nuovo mondo” secondo noi sarà sempre alla portata anche del piccolo falegname, che non cesserà mai di esistere, perché necessario a quelle nicchie di mercato verso le quali la grande industria non può certo rivolgere le proprie attenzioni. Se devo dirle come immagino il futuro, vedo una coesistenza probabilmente ancora più organica fra l’artigianalità e la necessità di operare per numeri sempre più grandi. Ci sarà anche quella che potremmo definire una “fascia media” di imprese che dovrà necessariamente scegliere a quali modelli ispirarsi e in questo scenario aziende come SCM hanno la responsabilità e la possibilità di offrire nuovi modelli di business.
Lo ribadisco con forza: avvertiamo la responsabilità di continuare a essere leader in un mondo in cui il “produrre” sta cambiando notevolmente anche nel settore del legno e del mobile. Non le nascondo che stiamo lavorando a progetti che porteranno a soluzioni iper-tecnologiche che non resteranno confinate “ai piani alti”, ma progressivamente daranno vita a un patrimonio a cui ciascuno potrà e dovrà attingere sulla base delle proprie specificità, più che delle proprie dimensioni”.
Abbiamo accennato alla vostra partecipazione “rivoluzionaria” a Xylexpo…
“La decisione di presentare le nostre innovazioni in una modalità completamente multimediale è stata qualcosa che nessuno si aspettava, un segnale, una scelta dirompente – se vuole – che ha indicato con forza che noi facciamo ciò in cui crediamo: pensi solo a cosa significa questa scelta in termini di sostenibilità, evitando di muovere macchine su decine e decine di camion, senza contare l’energia necessaria per farle funzionare. Abbiamo organizzato il nostro spazio espositivo in corner dove, con evoluti strumenti digitali e immersivi, abbiamo potuto mostrare un oceano di informazioni a 360 gradi… molte di più di quanto avremmo comunicato facendo funzionare una selezionata gamma di macchine o impianti. Scm Group non ha più bisogno di dimostrare quanto è brava a costruire soluzioni per la lavorazione del legno, oltre che della plastica o dei materiali compositi con l’altra società del gruppo, CMS: lo sanno tutti da decenni. Ora c’è altro a cui dare significato, perché il mercato ci sta chiedendo come possiamo essere al fianco delle imprese con soluzioni che rispondano a tutti quei nuovi elementi di cui abbiamo parlato finora.
Certo, non potremo anche noi non interrogarci – come tutti i settori industriali, e come gli enti fieristici in primis – su come possiamo e dobbiamo ridare valore a questi eventi, quali sono i valori che un cliente deve poter trovare in una manifestazione fieristica. Noi abbiamo mostrato di saper offrire un mondo di tecnologie, servizi e competenze capaci di supportare i clienti a 360 gradi lungo non solo tutto il ciclo di vita della macchina, ma per tutta la loro attività imprenditoriale”.
Dottor Gheller, un ultimo tema. C’è molta preoccupazione per questa particolare stagione economica: cosa ne pensa?
“Viviamo un momento che non è certo dei più incoraggianti o promettenti. Un tempo complesso, a cui è però indispensabile guardare in prospettiva. Il 2024, a conti fatti, potrebbe allinearsi sulle dinamiche economiche “pre-Covid” e non dimentichiamo che stiamo parlando di una industry legata al “real estate”, a evoluzioni di lungo periodo che sono strutturalmente destinate a crescere. Il periodo attuale non è sicuramente roseo ma, come le dicevo, dobbiamo leggerlo nell’ambito di una inarrestabile crescita di lungo periodo. Gli anni della pandemia sono stati eccezionali da ogni punto di vista: ora si torna alla normalità. E non poteva essere altrimenti.
Se diamo invece una occhiata al breve periodo posso dirle che i primi sei mesi dell’anno consigliano cautela, per quanto confidiamo che la seconda parte del 2024 possa darci indicazioni diverse. Per ora vediamo un mercato nazionale che ha segnato una battuta d’arresto, anche nell’attesa di poter conoscere meglio i confini dei provvedimenti legati a “Industria 5.0”. Dal Nordamerica, di contro, continuano ad arrivare segnali positivi e una analoga iniezione di fiducia ci viene dai progetti engineering di “grande taglia”: c’è stato un piccolo rallentamento in questo segmento, ma è indubbio che le fluttuazioni del mercato non abbiano alcuna conseguenza sulle decisioni di investimento delle grandi aziende.
Come Divisione Legno di SCM, abbiamo da tempo superato quota 100 milioni di fatturato generato proprio dalle grandi commesse, un business assolutamente profittevole anche considerando che si tratta di un segmento estremamente “demanding”, che impone di essere estremamente attenti sul versante dei costi e dei benefici. Un mondo, quello dell’engineering, che per noi è sempre più importante e sul quale continueremo a investire in termini di risorse e di prodotti e servizi dedicati.
Il tutto mantenendo sempre molto alta l’attenzione allo sviluppo dello scenario competitivo: è indubbio che le sfide aumentino, ma devo dirle che non le vediamo come tali, quanto come elementi che ci stimolano a fare ancora più qualità, a offrire ai nostri clienti nuovi modelli per un business di successo.
C’è solo una scelta possibile per realtà con una tradizione e una “voglia di futuro” come la nostra: continuare a investire in tecnologia, in servizi, in competenze, gestendo quello che definirei un capitale unico e fondamentale come la distribuzione, la presenza sui vari territori del mondo attraverso partner con i quali collaboriamo creando nuove opportunità per i nostri clienti, per loro, per noi…
Tutto questo già da oggi è assolutamente fondamentale”.
A cura di Luca Rossetti
scmgroup.com