Aria nuova nel Gruppo utensilieri

Per la seconda volta Franco Paviotti è stato nominato coordinatore del gruppo informale che raccoglie e rappresenta i produttori di utensili italiani che fanno capo ad Acimall, l’associazione nazionale dei costruttori di tecnologie per il mondo del legno e dell’arredo.

Franco Paviotti non ha bisogno di molte presentazioni: imprenditore di successo, contitolare della Metal World di Pavia di Udine, vanta una lunghissima militanza nel mondo associativo, con ruoli di responsabilità sia in Acimall che in Eumabois, la federazione europea dei costruttori di macchine.
Non ha dunque sorpreso che nelle scorse settimane sia stato nuovamente chiamato a occuparsi del coordinamento del Gruppo utensilieri, una aggregazione che – per quanto informale – rappresenta di fatto il mondo dell’utensile italiano, prodotto di riferimento a livello
internazionale.
È di grande importanza che un segmento così importante e qualificante della tecnologia italiana abbia un punto di riferimento dove confrontarsi a proposito di normative e di mercati, ci racconta Paviotti. Un comparto che vanta una lunga tradizione: la “squadra” italiana ha partecipato sempre e molto attivamente ai vari tavoli di normazione europei e internazionali, ricercando un confronto diretto e propositivo con i produttori di macchine e impianti, di cui ciò che noi produciamo, innoviamo, miglioriamo ogni giorno è un elemento molto spesso condizionante per le prestazioni finali di una tecnologia”.

Franco Paviotti.

Una chiamata, la sua che dimostra come oggi ci sia bisogno di grande esperienza…
Sono indubbiamente tempi molto complessi, acque difficili nelle quali navigare. Credo sia per questo che si sia voluto nel ruolo di coordinatore una persona come me.
Più che in passato dobbiamo sottolineare e rivendicare il ruolo e le peculiarità dell’utensile “made in Italy”: questa è la mission che oggi il Gruppo utensilieri è chiamato a portare avanti con rinnovato vigore in ambito europeo e nei contesti internazionali. Rappresentiamo una
industria importante, che ha sempre avuto molto da dire in termini tecnici, di capacità di ricerca e sviluppo, di contributo al raggiungimento di certe velocità di avanzamento e soprattutto di una qualità di finitura sempre più elevata e sempre meno “bisognosa” di interventi successivi.
Siamo stati sempre molto bravi a esprimere questi e molti altri valori, primi fra tutti l’appartenenza a un tessuto di idee e di imprenditorialità che ha ben chiaro cosa significhino termini come “
sostenibilità” o “economia circolare”: il mondo dell’utensile italiano ha sempre dimostrato di avere moltissimo da dire, un messaggio che deve continuare a essere udito forte e chiaro anche in presenza si una concorrenza asiatica che si fa sempre più feroce. Ecco perchè è tempo di ridare nuova linfa all’associazionismo, di tronare a lavorare insieme per difendere quelli che sono degli obiettivi comuni ma soprattutto standard di qualità e di sicurezza sui quali non è accettabile fare passi indietro”.

… la concorrenza è un aspetto inevitabile…
“… certamente e non ci fa alcuna paura, a patto che non si dimentichi che in un momento così confuso, in sui gli utilizzatori spesso non sanno molto bene cosa acquistare o dove investire siano informati in modo tempestivo e corretto di cosa possono comperare con i loro soldi, quali aspettative potranno avere. Si apre una pagina molto importante anche sul fronte della comunicazione: mai come in questa stagione si deve lavorare per far sì che chi deve scegliere lo possa fare con cognizione di causa. Non posso accettare che un produttore di porte, di mobili o un costruttore di case in legno non sia messo nelle condizioni per poter valutare correttamente cosa significhi attrezzare la propria macchina con un utensile “made in Italy” o “made in Germany” e prenda in considerazione solo l’elemento prezzo”.

Molto si è fatto in questa direzione…
“… ma molto resta ancora da fare”,
prosegue Paviotti. “Il mondo dell’utensile italiano è per la stragrande maggioranza costituito da imprese famigliari, valori che hanno radici profonde e che non possono essere dispersi.
In Acimall sono rappresentate una quindicina di imprese e ce ne sono direi un’altra cinquantina che potrebbero o dovrebbero scegliere di entrare nel gruppo, in associazione, perchè ciò ci permetterebbe di essere ancora più forti e incisivi nella difesa dei nostri interessi”.

Un mondo molto articolato…
“… certamente, per quanto risponda in modo corale a una serie di verità, prima fra tutte che circa l’80 per cento del totale della nostra produzione è indirizzata al mondo della falegnameria e del fai da te e solo il venti per cento all’industria del mobile e del serramento. Mondi molto diversi fra loro: l’industria acquista e investe nella manutenzione e nella affilatura, arrivando anche a “rinnovare” lo stesso utensile fino a cinque volte; il mondo della falegnameria e del bricolage lo utilizza così poco che un utensile può anche arrivare a durare fino a cinque anni senza alcun intervento: credo basti questo a riassumere quante e quali dinamiche si celino dietro la
definizione di utensile, quale rapporto si sia creato nei decenni fra produttori e centri di assistenza e affilatura, avendo sempre come obiettivo prioritario un servizio efficace e veloce per le aziende, che senza un utensile capace di garantire certe prestazioni…”.

Una industria che ha sempre visto Italia e Germania primeggiare…
“Assolutamente sì. Ovunque si lavora il legno, e non solo, l’utensile italiano contende il primato alla produzione dei colossi tedeschi: come le dicevo prima, mentre il tessuto nazionale è strutturato soprattutto su piccole e medie imprese, la produzione tedesca è caratterizzata da una dozzina di autentici colossi. Noi italiano siamo “specialisti per vocazione”, siamo in grado di fornire utensili speciali nel giro di poche settimane, risultati che non sono certo perseguibili da chi produce in grandi numeri”.

Una realtà storica che oggi deve fare i conti con nuove necessità?
“Direi che più che in passato si richiede ai fornitori una partnership che non si concluda solo con la vendita: oggi la logistica ci consente di essere “vicini” anche a chi usa i nostri utensili dall’altra parte del mondo, garantendo un servizio preciso e puntuale. Dovremo lavorare ancora di più su piattaforme informatiche, potenti “vetrine elettroniche” che informino in tempo reali i clienti di cosa i costruttori hanno pronto in magazzino, così da rendere ancora più veloce ogni relazione. In queste “piattaforme collettive” vedo corenti opportunità di collaborazione fra gli utensilieri italiani che, ancora una volta, potrebbero esprimere dei “valori guida” a livello internazionale, promuovendo le disponibilità e le professionalità di tutti nel rispetto delle specificità di ognuno è un compito che potrebbe aiutare tutti.
Senza dimenticare che non esiste un produttore di utensili per il legno e i suoi derivati che non abbia messo le sue conoscenze e le sue competenze a servizio di comparti, lavorazioni e prodotti più o meno “vicini”: la “
multimaterialità” è una sfida che l’utensile italiano ha raccolto da qualche decennio ma che oggi è e deve essere proiettata in un contesto decisamente più ampio”.

a cura di Luca Rossetti 
Aria nuova nel Gruppo utensilieri ultima modifica: 2025-03-25T15:00:34+00:00 da Francesco Inverso