Tanta carne al fuoco, tante idee, tanti progetti, tantissima voglia di fare. Perchè le aziende ne hanno bisogno, specialmente in tempi così complessi…
Ai margini della assemblea generale svoltasi qualche settimana fa, ci è parso doveroso chiedere a Riccardo Cavanna – già presidente di Ucima (macchine per l’imballaggio) e fresco di nomina alla guida nel nuovo organismo confindustriale – quali sono i “grandi temi” che hanno portato a questa iniziativa e, soprattutto, quali le priorità e cosa aspettarci dal futuro… Una piacevole chiacchierata a 360 gradi, da cui emerge uno scenario dietro al quale – non dimentichiamolo – operano circa 1.300 aziende e 70mila addetti, per un fatturato che supera i 18 miliardi di euro.
“Come per tutti i progetti sfidanti si arriva alla meta un po’ stremati”, esordisce Cavanna con un sorriso. “È stato ed è un processo importante: aver dato il proprio contributo alla nascita di una federazione con un elevatissimo potenziale, capace di andare oltre i “limiti naturali” delle singole associazioni, è davvero entusiasmante! Una esperienza che fin dai primi passi, dall’inizio della collaborazione fra Ucima (macchine per l’imballaggio) e Acimac (tecnologia per la ceramica) ha immediatamente raccolto l’interesse delle aziende, che hanno subito compreso di trovarsi di fronte un interlocutore forte, propositivo: su molti temi di cui abbiamo discusso in quella che voglio chiamare la nostra assemblea costitutiva lavoriamo da tempo proprio nell’ambito di questo “nucleo iniziale”.
L’ingresso di Acimall (tecnologie per il legno) e di Amaplast (macchine per la plastica) ci rafforza ulteriormente e pone tutti e quattro gli attori nella condizione di avere una parte ben più importante da recitare: lo definirei una sorta di matrimonio fra famiglie allargate, un gruppo di interesse nella cui gestione non mancheranno complessità ma che darà enormi soddisfazioni alle imprese, per quanto oggi si debba lavorare per perfezionare una fusione che sconta caramente aspetti delicati che nascono dalla storia di queste quattro realtà e da aspetti umani e personali che a volte possono essere motivo di forza o causa di conflitto… stiamo portando avanti un grande lavoro di relazioni per costruire una cultura comune, condivisa”.
“Abbiamo la possibilità di mettere molto in comune, di scambiarci informazioni ed esperienze creando nuove condivisioni”, prosegue Cavanna. “Ed è un percorso che vogliamo vada ancora più lontano, coinvolga altre associazioni dei beni strumentali dimostrando l’onestà intellettuale di questo modello: creando le condizioni per generare contenuti per le imprese, iniziative e servizi che
fino a oggi e in altri ambiti non si è riusciti a “solidificare”.
Senza dimenticare che Federazione Confindustria Macchine esprimerà per la prima volta una rappresentanza diretta del mondo dei beni strumentali nel consiglio generale di Confindustria. Stiamo parlando di un modello aperto, che può anche essere modificato, evolversi per accompagnare le necessità degli attori che decideranno di farne parte, nell’ottica di dare una voce forte all’intero comparto dei produttori di bei strumentali”.
Insomma, in quella che potremmo definire non certo una stagione semplice per l’associazionismo bisogna rimboccarsi le maniche…
“È proprio quello che un gruppo di imprenditori ha deciso di fare, creando una vera e propria squadra che fosse di stimolo a una stagione completamente nuova, dedicando tempo ed energie per trovare la rotta giusta, un modello basato sulla aggregazione e che passa attraverso la fusione di strutture, di società a disposizione delle aziende associate che complessivamente occupano 80
persone, per un fatturato prossimo ai dieci milioni di euro”.
… ci aiuti a capire meglio…
“Dietro a tutto questo c’è una chiara visione strategica: l’obbiettivo principale è dare servizi alle imprese associate. Questo è il ruolo prioritario di una associazione.
Unire le forze non solo ci permetterà di gestire meglio e con ancora più competenza tutti quei servizi che devono essere erogati alle aziende, ma metteremo a loro disposizione la somma dei nostri saperi tecnici settoriali.
Siamo indubbiamente in una situazione privilegiata rispetto ad altri fornitori e da qui la scelta di proporre altri servizi di cui le imprese hanno bisogno e che completano i nostri doveri istituzionali”.
Nel “mondo di riferimento” di FCM le diversità non mancano…
“Certamente: stiamo parlando di settori, di mercati, di tessuti imprenditoriali molto diversi, ma preferisco pensare ai tanti elementi che ci accomunano: il design, ad esempio. Avremmo potuto chiamarci “Federazione degli strumenti per il design”, vista la grande bellezza insita nei prodotti che nascono dalle nostre tecnologie, la capacità di tutti noi costruttori di fornire soluzioni per creare prodotti non solo efficaci, ma che vantano valori estetici che diventano motivo di acquisto. Un filo comune molto im portante, i cui risultati sono visibili ogni giorno nei negozi d’arredo, sugli scaffali dei supermercati, in ogni spazio del vivere umano… in questo trovo uno dei più grandi valori che la federazione dovrà esprimere, nella ricerca dei patrimoni e degli scenari comuni, generando nuovi percorsi di ricerca e di sviluppo. L’unione fa la forza anche e soprattutto nel ricercare modalità per sconfiggere quei competitor che fanno leva solo sul prezzo – penso a Turchia, India e Cina – restando sempre un passo avanti”.
“Siamo e saremo sempre più impegnati anche in una azione di lobby forte e incisiva”, prosegue il presidente di Federazione Confindustria Macchine. “Abbiamo molto da dire e da fare a Roma e a Bruxelles in difesa dei valori dell’industria che rappresentiamo: penso al tema della sostenibilità e del riciclo, dove le aziende che fanno parte delle quattro associazioni hanno fatto passi da gigante negli ultimi anni, temi sui quali molti dei nostri competitor non hanno nemmeno acceso i riflettori…”.
In un contesto internazionale che definire “complesso” pare un eufemismo…
“I dazi annunciati da Trump sono indubbiamente motivo di preoccupazione, ma ritengo siano uno strumento per aprire un tavolo di confronto con l’Europa. D’altra parte se gli Stati Uniti vogliono ridare centralità al manufacturing devono necessariamente farlo con macchine italiane ed europee, non potendo contare su una offerta tecnologia “made in Usa”. Decisamente ancora più coinvolgente e drammatica la pagina legata ai conflitti che stanno sconvolgendo troppe parti del mondo e che rappresentano la vera incognita per il nostro futuro, non solo imprenditoriale.
Dovremo darci da fare anche sul versante fieristico, per quanto i motivi di complessità – calendari, posizionamento, quartieri fieristici, opportunità di aggregazione – non manchino. C’è però una cosa che possiamo fare bene e da subito, ovvero creare specifiche sinergie fra le segreterie organizzative per ottimizzare il lavoro dei i “team” fieristici”.
Ottimista?
“… con realismo! Sono convinto che nella vita si debba sempre dare il massimo, correre il più velocemente possibile. L’imprenditore italiano conosce molto bene il concetto di resilienza ed è bravissimo ad adattarsi alle nuove situazioni, senza mai dimenticare che abbiamo una grandissima vocazione per la meccanica strumentale che ci rende leader mondiali, che sappiamo muoverci con intelligenza ed empatia nei mercati di tutto il mondo…”.