Non è bastato lo sciopero degli imprenditori lo scorso ottobre per sensibilizzare il Governo sul tema dell’utilizzo della biomassa.
Assopannelli con FederlegnoArredo esprimono forte contrarietà per il decreto ministeriale in tema di biomasse legnose, ora al vaglio delle commissioni parlamentari, che comporterebbe un ulteriore spostamento del legno verso un utilizzo come risorsa energetica piuttosto che industriale
“In un periodo in cui il Governo ha tagliato molti incentivi – afferma Paolo Fantoni, presidente Assopannelli – apprendiamo con viva preoccupazione e contrarietà la decisione di confermare gli incentivi alle centrali elettriche alimentate a biomasse e addirittura l’inserimento di un ulteriore incentivo per quelle a cogenerazione termoelettrica a base di biomasse. Le conseguenze economiche e occupazionali, non solo per i pannellieri, ma per l’intero comparto del legno-arredo, sarebbero gravissime e porterebbero le aziende al collasso”.
Gli incentivi avranno come conseguenza una crescita rapida e massiccia della domanda di legno per fini energetici, che in Europa ha già messo in ginocchio le filiera del legno con la chiusura di molte fabbriche in Germania, Francia, Svezia e Ungheria, domanda non supportata da un’altrettanta rapida crescita della disponibilità di legno sia dal punto di vista quantitativo.
“Si innescherà – sottolinea Rosario Messina, presidente di FederlegnoArredo – un ulteriore innalzamento dei prezzi del legno, che andrà a falsare la competizione per la materia prima per cui i settori, come il nostro, che hanno vitale bisogno del legno e degli scarti legnosi per uso produttivo dovranno sostenere costi sempre crescenti. Il tema impatta anche sulla disponibilità delle famiglie che vedranno aumentare anche i prezzi dei mobili. Le sovvenzioni agli impianti per la biomassa portano anche inevitabilmente a una perdita di posti di lavoro nelle industrie di trasformazione del legno. A rischio inoltre 25mila addetti”.
“Vogliamo ricordare inoltre – dichiara Paolo Fantoni – che numerose centrali a biomassa sono nate proprio in virtù degli incentivi già oggi in vigore, slegate quindi da una loro effettiva utilità sul territorio e da una locale disponibilità di materia prima legno. Contestiamo quindi un incentivo a una “industria nuova” che potrebbe rivelarsi precaria a discapito di un sistema consolidato che vale 32,5 miliardi di euro e impiega 397 mila addetti”.