La meccanica in Italia: i numeri di un settore strategico

Per capire cosa sia e cosa rappresenti la meccanica in Italia e in ogni altro Paese industrializzato è sufficiente guardare alcune semplici cifre…

Concentriamoci sull’Italia e sul contesto macroeconomico. Quanto vale il prodotto interno lordo lo sappiamo o, meglio, dovremmo saperlo alla perfezione, considerato che ad ogni piè sospinto sui giornali e sui media in genere si parla di rapporto tra deficit pubblico e Pil, quindi di un quoziente che ha al numeratore il deficit pubblico, al denominatore il prodotto interno lordo e secondo i patti europei non può superare il 3 per cento.

Il denominatore, il Pil, vale circa 1.800 miliardi di euro. Per la precisione, il valore totale delle attività produttive dell’Itala, considerando beni e servizi, nel 2018 è stato pari a 1.787 miliardi di euro.

Veniamo ora alla meccanica. La meccanica produce la totalità dei beni di investimento in macchine e attrezzature, che rappresentano l’indispensabile tecnologia per tutti i rami dell’industria manifatturiera.

È meccanica la turbina a gas, o idraulica, che produce energia. È meccanica la siderurgia e la lavorazione di base dei metalli. È meccanica la produzione di macchine utensili per la lavorazione dei metalli, della plastica, del legno e di ogni altro materiale. È meccanica, naturalmente la produzione di veicoli, di macchine che ci trasportano da un luogo all’altro. È meccanica la produzione di componentistica per tutti questi comparti.

Se teniamo conto di quanto sopra esposto, la meccanica incide quindi per oltre un quarto del Pil, un risultato impressionante, ma non l’unico. Rappresenta infatti quasi il 50 per cento dell’industria manifatturiera totale in termini sia di fatturato, sia di esportazioni, e poco meno di questo valore in termini di occupazione.

La meccanica quindi non è solo è l’asse portante e la struttura della nostra industria, ma è qualcosa che va oltre: del tessuto industriale italiano la meccanica ne è la trama e l’ordito, con una logica che non è di filiera, ma di filiere che si intrecciano, si sovrappongono, si fondono.

La meccanica è una presenza che è ovunque e che contribuisce in modo determinante alla crescita del Paese e al mantenimento dei livelli di competitività dell’intero comparto industriale.

Dalla prima alla quarta rivoluzione industriale, passando per le due guerre mondiali del secolo scorso, le prime guerre di macchine, la meccanica è sempre stata più che protagonista: è stata il motore dell’intero settore manifatturiero. Un settore il cui sviluppo dipende in larghissima misura dalla capacità del comparto metalmeccanico di rinnovarsi, di diventare meccatronica, di digitalizzarsi, seguendo una strategia di innovazione fondamentale, specialmente in un Paese essenzialmente trasformatore come il nostro, il cui livello di benessere è strettamente legato alla capacità di competere e di esportare.

La strategicità del settore meccanico, se non bastasse quanto sopra esposto, è ben evidenziata anche da queste altre cifre: il 100 per cento delle categorie di prodotto che l’Istituto nazionale di statistica classifica tra i beni strumentali d’investimento appartiene al metalmeccanico e circa l’82 per cento della produzione definita a tecnologia alta e medio/alta è di origine metalmeccanica; da rilevare inoltre che circa l’’80 per cento delle sue produzioni, classificate sulla base delle spese sostenute in ricerca e sviluppo, sono definite a tecnologia alta e medio/alta.

Un settore quindi di enorme importanza, con una rilevanza strategica che trascende i confini nazionali e riguarda l’intero continente europeo. La meccanica italiana è infatti la seconda in Europa dopo quella tedesca e con questa è fortemente connessa.

Dal punto di vista macroeconomico la Germania rappresenta il primo Paese verso il quale l’Italia esporta e il primo dal quale importa, quindi indiscutibilmente il primo per interscambio commerciale. Volenti o nolenti, reciproche simpatie e antipatie a parte, l’economia della Germania e quella dell’Italia, soprattutto quella delle regioni del Nord, sono un tutt’uno ed è lecito affermare che i due sistemi economici non possano fare a meno l’uno dell’altro.

Questo vale naturalmente anche per la meccanica, dove, nei vari segmenti, la Germania è spesso al primo posto sia come destinazione, sia come provenienza dei beni. Ad esempio, il settore del quale ci occupiamo, quello delle tecnologie per la lavorazione del legno, vede la Germania come primo sbocco europeo e secondo mondiale per la produzione italiana, così come i produttori tedeschi sono i primi fornitori di macchine e impianti dell’Italia.

È però in particolare la componentistica meccanica, altamente specializzata, che riveste una posizione di estremo rilievo per l’industria tedesca, la cui produzione di alta gamma si basa proprio sulle forniture italiane.

E così, quando alla mezzanotte del 25 marzo 2020, dopo tre giorni incerti e concitati si è giunti alla chiusura delle attività produttive in tutta Italia e anche la meccanica con il suo milione e seicentomila addetti, si è fermata, ha frenato di fatto tutta la manifattura europea. Un intreccio di aziende, prodotti, uomini che è già ben oltre quello che comunemente si possa pensare, ed enormemente distante dalla lacerata Unione Europea con le divisioni, gli opportunismi e gli egoismi della politica.

LA STRATEGICITÀ DEL SETTORE
• Il 100% dei beni strumentali d’investimento
appartiene alla meccanica.
• L’82% della produzione di alta tecnologia
è meccanica.
• L’80% della produzione meccanica
è di alta tecnologia.

I NUMERI DELLA MECCANICA ITALIANA
105 mila aziende.
1,6 milioni di addetti.
500 miliardi di euro di fatturato.
100 miliardi di valore aggiunto.
220 miliardi di export.

La meccanica in Italia: i numeri di un settore strategico ultima modifica: 2020-04-28T15:28:57+00:00 da Luca