Se il lockdown è ormai alle spalle, il peso delle conseguenze dell’emergenza da “Covid-19” si sta facendo ancora sentire. La ripartenza, con tutte le dovute precauzioni, non può prescindere dalla sicurezza sul posto di lavoro: distanziamento sociale, mascherine e ambienti salubri, la base per limitare i rischi e non dover tornare “agli arresti domiciliari”.
In questa prospettiva ha lavorato C-Led, l’azienda di Cefla specializzata nella progettazione e nella produzione di applicazioni elettroniche e sistemi di illuminazione personalizzate, che ha messo a punto una soluzione basata sulla luce ultravioletta ottenuta con lampade UV. Grazie all’utilizzo di queste lampade, infatti, è possibile bloccare la proliferazione e la diffusione di batteri, spore e virus senza dover ricorrere a sostanze chimiche, rendendo così più sicuri ambienti, macchinari e produzioni.
“I nostri moduli Led UV-C sono estremamente versatili per essere integrati nelle tante applicazioni che i nostri clienti stanno sviluppando, ancor di più in questo momento, in tutti i settori”, ha dichiarato Alessandro Pasini, managing director. “A causa dell’emergenza sanitaria stiamo ricevendo numerosissime richieste e stiamo lavorando per rispondere a tutti nel minor tempo possibile, per progettare le innumerevoli soluzioni personalizzate di cui ognuno ha bisogno”.
Una scelta, quella di adibire parte della produzione di C-Led alle lampade ultravioletti, improntata sull’esigenza di contrastare in ogni modo possibile la diffusione di questo nuovo coronavirus e che trova le proprie basi scientifiche in uno studio condotto dall’Istituto Nazionale di Astrofisica e dall’Università degli Studi di Milano, i quali, in collaborazione con l’Istituto nazionale dei tumori di Milano e l’Irccs Fondazione Don Gnocchi, hanno messo in luce come l’irradiazione con raggi UV-C abbia effetti inibitori sulla replicazione del virus, garantendone l’inattivazione e, di conseguenza, limitando la possibilità di contagio.
“La tecnologia UV-C applicata alle lampade Led può essere efficace nel ridurre la quantità di batteri, la virulenza di organismi nocivi e la presenza di agenti patogeni, oltre alla scomposizione dei composti organici volatili, con una conseguente riduzione dei cattivi odori in generale. L’irradiazione germicida con i raggi ultravioletti risulta essere un metodo efficace per la sanificazione, igienizzazione e disinfezione dell’aria e delle superfici dei materiali”, hanno spiegato i ricercatori di C-Led. “Utilizzando la luce ultravioletta nelle lunghezza d’onda più corte, nell’intorno dei 260 nanometri, si potrebbe arrivare a distruggere il DNA o l’RNA di batteri e virus, lasciandoli incapaci di svolgere alcune funzioni cellulari vitali, ottenendo così la totale sterilizzazione dell’acqua e delle superfici”.
I fari di C-Led sono puntati sul superare quest’emergenza. Letteralmente.