Renzo Borgonovo: patrimonio famigliare

Ci sono concetti e parole che, per quanto possano essere tradotte, nella nostra lingua non assumono gli stessi significati. Nella cultura anglosassone il concetto di legacy varca il semplice confine di eredità, non si ferma solo al lascito materiale, ma assume una sfumatura più profonda. Non solo eredità, appunto, ma retaggio. Un prosieguo di generazione in generazione, per passarsi non solo una carta, un accordo o un contratto, ma anche una filosofia di vita e, in certi casi, di lavoro. “La Renzo Borgonovo è nata con mio padre”. E adesso, cinquantacinque anni dopo la sua fondazione, è da tempo nelle mani di Luca Borgonovo. Di padre in figlio, per portare avanti un’idea e un modo di intendere l’industria.

Mio padre si è messo in proprio negli anni Sessanta, ma quando ha cominciato, dopo aver lavorato come dipendente per la Tagliabue, riparava macchinari. Poi ha creato la sua prima macchina: una stampatrice a caldo (la “300 I”), autofinanziata e prodotta praticamente sotto casa”. Era una singola macchina, ma anche l’inizio di una solida realtà economica italiana che, nel 2019, ha fatturato un milione e mezzo di euro e ha dato lavoro, nei 4.000 metri quadri di fabbrica, a dodici persone, con una precisa linea guida. “Il mondo del legno in questo momento è diviso tra grandi aziende con ampie gamme di prodotti e realtà più di nicchia, che si specializzano in determinati prodotti e scelgono di puntare a una fascia del mercato meno battuta dai colossi. Noi, come azienda, abbiamo scelto di specializzarci in un segmento ben preciso del mondo del legno, quello delle stampatrici”.

Questa scelta, che sta regalando grandi soddisfazioni all’azienda brianzola, è “arrivata da sé”, come racconta Borgonovo. “Durante una fiera, un parquettista olandese, dopo aver visto una nostra piccola macchina per cornici, ce ne ha richiesta una per pavimenti. Noi l’abbiamo realizzata appositamente, leggermente più larga rispetto a quella, ma sempre derivante da quelle già presenti nella nostra gamma di prodotti. È partito tutto da quel momento”. Un inizio “quasi per caso”, una continuazione di grande successo che ha quasi colto di sorpresa la Renzo Borgonovo. “Devo essere onesto: quando abbiamo realizzato questa macchina non ci aspettavamo quello che sarebbe successo. L’abbiamo creata, ma non credevamo moltissimo nelle potenzialità di questa gamma di prodotti. Non tanto dal punto di vista tecnico, perché eravamo consapevoli del valore di ciò che facevamo, ma di quello di mercato, per i trend che c’erano in quel momento. E invece ci siamo dovuti ricredere. Il mercato è andato in quello direzione”.

 Le tendenze cambiavano, il mercato si muoveva, i prodotti “made in Renzo Borgonovo” si dimostravano di qualità, ma la scalata presentava delle criticità, soprattutto d’immagine, per un’azienda che fino a quel momento non era conosciuta certamente per questo tipo di lavorazioni. “Le nostre stampatrici per il legno si sono rivelate subito degli ottimi prodotti, ma non era facilissimo presentarci in queste vesti a potenziali clienti. Noi, in fondo, nascevamo nel settore delle lavorazioni del profilo e i parquettisti ancora non sapevano bene chi fossimo, per cui abbiamo dovuto farci conoscere da loro, portarli direttamente in fabbrica e mostrargli il valore di quello che avrebbero comprato. Una volta visionato il prodotto si convincevano molto in fretta”.

 Le stampatrici, la svolta. Ma quali sono i vantaggi rispetto ai metodi “precedenti”?
Uno dei metodi per stampare prevedeva l’utilizzo di una pressa verticale che, grazie alla sua potenza riusciva a ottenere un risultato molto “profondo”. Se per certi versi il risultato poteva essere equivalente a quello delle moderne stampatrici per il legno, vi erano due limiti evidenti. Il primo, più tecnico, era quello che uno strumento del genere consentiva di lavorare su un solo formato; il secondo, invece, era di natura economica, poiché un macchinario come questo, se di alta qualità, poteva costare oltre 700mila euro, senza considerare il prezzo degli stampi. Le nostre stampatrici oggi costano un decimo e il rullo è un sistema molto competitivo, sia come costi sia come tempi di lavorazione. Anche lavorando con l’ “Mdf(acronimo di “medium density fibreboard”, un pannello di legno molto compatto costituito da fibre finissime legate tra loro, n.d.r.), che tra tutti è il materiale più “complicato” da lavorare, riusciamo a raggiungere la velocità di lavorazione di un metro al secondo”.

Ma da che cosa è dato questo vantaggio in termine di tempi e costi?

Sicuramente il rullo ci offre dei grandi vantaggi, lavora più velocemente e i costi sono ridotti. Una macchina con due o tre rulli costa tra gli 80 e i 90mila euro. Decisamente meno rispetto alle presse verticali. Se consideriamo poi la “resistenza” della macchina, non possiamo non citare il fatto che difficilmente bisognerà cambiare i rulli per l’usura, così come la macchina stessa. Potremmo dire che sono eterne”.

Ma vediamo più nel dettaglio il funzionamento di queste macchine…

Le nostre stampatrici sono macchine che montano dei rulli con dei pattern, personalizzabili, che, tramite la pressione e la temperatura alta, vengono riportati sul legno e vengono incisi, ricavando il negativo con il controllo numerico. I cilindri vengono poi riscaldati mediante delle resistenze elettriche o con delle tecnologie a gas propano, i quali riscaldano direttamente il rullo, che è già installato sulla macchina tramite un conduttore. Il calore è un flusso costante che permette il funzionamento della macchina continuativamente, ottimizzandone il lavoro. Sotto passano i pannelli, che possono avere grandezze diverse a seconda della stampatrice che viene utilizzata e del prodotto finale desiderato dal cliente”, prosegue Borgonovo. “Bisogna porre grande attenzione alle dimensioni dei materiali su cui si stampa. Su quelli sottilissimi, circa 4 mm, con un disegno profondo si rischia di rovinare il materiale, magari ottenendo una curvatura di troppo che obbligherebbe a rifare il procedimento. Noi abbiamo risolto questo problema scaldando il rullo sopra e sotto, in modo tale da sfruttare l’omogeneità del calore per evitare quello sgradevole effetto “banana” e mantenere dritto il tutto”.

Un netto passo in avanti nella qualità apprezzato da Borgonovo. “Le stampe digitali sono bellissime, ma manca quella fisicità e la tridimensionalità che si ottiene invece da una stampatrice di questo tipo, nonostante siano macchine che hanno avuto un enorme successo e consenso. I clienti apprezzano molto la personalizzazione del pattern e la possibilità di inviarci il loro campione originale per poter lavorare il pezzo secondo le loro esigenze”.

Dei risultati raggiunti che, però, non distolgono l’attenzione dell’azienda dall’innovazione e dal progresso tecnologico, la continua ricerca di soluzioni migliori per continuare ad ampliare il proprio parco clienti.

Fino a questo momento con le nostre macchine raggiungiamo una larghezza di 1.300 mm, ma vogliamo continuare a migliorare e ad aumentare le dimensioni. Il mercato ci chiede di arrivare a 2.400 mm, soprattutto per stampare su “Mdf” e noi non vogliamo farci trovare impreparati, anche se, chiaramente, le macchine che serviranno per questo tipo di stampe saranno decisamente più complesse di quelle attuali”.

 Le stampatrici, come già detto, sono diventate il fiore all’occhiello tra i prodotti proposti dalla Renzo Borgonovo, ma sono solo una parte del fatturato dell’azienda brianzola.

Dobbiamo ammettere che il sessanta per cento del nostro fatturato dipende dalle stampatrici a caldo e a freddo, così come rappresentano la medesima percentuale per quanto riguarda i prodotti che esportiamo, ma abbiamo anche altre gamme di ottimi prodotti molto vendute e apprezzate dai nostri clienti. Abbiamo prodotti per la rifinitura del legno tra cui le sprezzatrici, i cannelli per il carico e lo scarico e le doratrici. Inoltre ci occupiamo della spruzzatura”.

 Parlando di Mdf…

Stiamo lavorando molto con questo materiale perché i paesi del nord, specialmente la Russia, lo usano e lo conoscono bene. Venendo dal settore delle cornici da quadro, per le quali si usavano materiali più nobili e soffici, abbiamo dovuto fare uno sforzo per far uscire dei modelli totalmente nuovi negli ultimi quattro anni, ma i risultati sono davvero buoni”.

 Un cambio di prospettive sul mercato, tra l’utilizzo di nuovi materiali e la nuova specializzazione nelle stampatrici, che secondo Borgonovo ha cause precise.
“È tutto figlio dell’evoluzione e dei cambiamenti che sta vivendo il settore. Prima lavoravamo tutto ciò che riguardava il profilo, ma non ci sono più veri e propri corniciai. I nostri mercati erano Italia, Spagna, Portogallo e America, andavamo a fiere specifiche per le cornici, come “Quadrum Saca” a Bologna che durava quattro giorni e richiedeva quattro mesi di lavoro, ma con il calo del mercato alcuni clienti si dono defilati e noi abbiamo riadattato il nostro modello di business. La contrazione del mercato per quanto riguarda le cornici ha portato a cercare l’usato, riducendo di conseguenza anche gli acquisti, da parte dei corniciai, delle macchine”.

Un modello, un marchio sempre più spesso esportato e diventato riconoscibile soprattutto oltre i confini nazionali, quello della Renzo Borgonovo. “Il 95 per cento delle nostre vendite derivano dall’esportazione”, sottolinea Borgonovo. “Il mercato estero è molto esigente, richiede sempre degli accorgimenti particolari, ma regala grandi soddisfazioni e, una volta delineato l’accordo, non si tira indietro”.

La forte “esterofilia”, dovuta per ovvie ragioni a motivi economici, non ha però ridotto l’interesse dell’azienda nei confronti del mercato interno. “Abbiamo avuto rapporti con alcune realtà italiane, come Giardina, ma sono eventi abbastanza rari. Ci piacerebbe poter incrementare il nostro impegno e la nostra collaborazione con aziende nostrane, ma fino a questo momento non si sono pienamente create le condizioni giuste per farlo”, conclude Borgonovo.

Tra Italia ed estero, tra storia e futuro, la legacy della Renzo Borgonuovo continua ad andare avanti.

a cura di Francesco Inverso

Renzo Borgonovo: patrimonio famigliare ultima modifica: 2020-08-28T09:00:38+00:00 da Francesco Inverso