Stiamo attraversando una fase economica estremamente delicata. L’Italia come quasi tutto il mondo ha vissuto un periodo inedito di lockdown totale della maggior parte dei comparti produttivi. La riapertura non ha coinciso con un ritorno del livello dei consumi di fine 2019, che peraltro era già un periodo di flessione. Ci apprestiamo inoltre ad affrontare la fase economica ancora più delicata, quella della convivenza con le nuove abitudini dei consumatori e con le nuove regolamentazioni e limitazioni dettate dal perdurare della presenza del virus fino a quando, auspicabilmente il prima possibile, l’emergenza sanitaria sarà completamente rientrata e si potrà finalmente ripartire a pieno regime.
Nel frattempo, in questo 2020 molto è successo sia a livello macroeconomico sia per quanto riguarda il settore a noi più vicino, quello delle tecnologie per la lavorazione del legno. Vediamo in queste pagine qual è lo stato attuale dell’economia ma soprattutto come si sono comportati, nei primi sei mesi dell’anno, i principali costruttori di macchine da legno nei più importanti mercati del mondo.
Gli ultimi dati sull’economia italiana inducono a confermare che nel terzo trimestre si registrerà una risalita del Pil di circa il 9 per cento, contenuta rispetto al crollo nel primo e secondo (meno 17,6 per cento). L’attività resta quindi compressa sotto i livelli pre-Covid. Nel 2020 il PIL si attesterà tra il meno 10 e il meno 11per cento.
L’industria è ancora sotto ritmo. La produzione a luglio ha recuperato come atteso (più 7,4 per cento), ma in agosto-settembre è prevista in media una stabilizzazione (stime Confindustria): ciò conduce il terzo trimestre poco sopra il più 20 per cento, ma a meno 10 per cento dai livelli pre-Covid.
In agosto la fiducia dei consumatori è risalita appena e resta bassa, mentre i consumi privati (meno 11,3 per cento nel secondo trimestre) saranno frenati da incertezza e perdite di reddito.
A livello globale l’export di beni ha recuperato a giugno (più 14,2 per cento), pur molto sotto i livelli pre-Covid (meno 15,0 per cento). La risalita è stata eterogenea tra settori e mercati: dinamica positiva per gli alimentari, forte caduta nei mezzi di trasporto; in miglioramento le vendite in Germania, Cina e Giappone mentre si amplia la contrazione negli Usa. Le prospettive sono ancora incerte come dimostra l’indebolimento in agosto degli ordini esteri del Pmi manifatturiero.
Tiene invece l’occupazione. A luglio gli occupati sono aumentati (più 85mila), ma restano in calo da febbraio (meno 471mila). Prosegue la risalita del numero di persone alla ricerca attiva di lavoro, crollato durante il lockdown. L’occupazione continuerà a tenere fino a fine anno, salvaguardata dall’ampio ricorso alla cassa integrazione.
Per quanto riguarda il quadro internazionale, l’Eurozona è in ripresa, ma incerta. Dopo la profonda recessione (meno 11,8 per cento nel secondo trimestre), diffusa in tutti i Paesi, i dati sul terzo trimestre mostrano segnali di ripresa dell’attività, timidi e altalenanti.
Sugli scambi commerciali segnali contrastanti: in miglioramento il commercio in Europa, con qualche ripartenza delle catene del valore continentali. Viceversa, si registrano segnali di debolezza in Asia.
I Paesi emergenti sono in risalita. L’industria cinese, in agosto, cresce per il quarto mese, spinta anche dall’export (più 9,5 per cento annuo); ciò stabilizza l’occupazione del settore. La manifattura brasiliana, sostenuta dalla marcata crescita degli ordini, fa registrare un balzo. Per il primo mese sono in fase espansiva anche Russia e India.
LE TECNOLOGIE PER IL LEGNO-ARREDO
Analizzando il comparto delle tecnologie per la lavorazione del legno e nello specifico le performance dei principali tre Paesi esportatori, ovvero Italia, Germania e Cina, si notano trend a volte paralleli e a volte eterogenei. I dati presentati di seguito riguardano il primo semestre 2020.
Partendo dagli Stati Uniti, che sono il primo mercato di importazione nel mondo, notiamo un andamento molto simile di Italia e Germania che cedono poco meno del 50 per cento totalizzando rispettivamente 59 e 88 milioni di euro. La Cina, di contro, contiene il calo dovuto al lockdown attestandosi a 131, perdendo “solamente” 17 punti percentuale. Il dato cinese è quello dichiarato dalla dogana locale, un valore che potrebbe includere almeno in parte una fetta di prodotti per la lavorazione semi-professionale del legno e l’hobbystica.
Tornando in Europa la Germania è una delle principali destinazioni sia per gli italiani che per i cinesi. I primi cedono il 17 per cento attestandosi a quota 46 milioni nei primi sei mesi del 2020, mentre gli esportatori asiatici mantengono stabile il livello delle vendite, realizzando 84 milioni di euro.
La Polonia vede cali simili tra i principali competitor anche se con entità di flussi completamente diversi. La Germania infatti esporta ben 62,4 milioni evidenziando un calo del 19,4 per cento mentre l’Italia ha realizzato 36,3 milioni perdendo 13 punti percentuale. La Cina non riesce ad aggredire il mercato con forza esportando solo 7 milioni (meno 13,5 per cento rispetto al 2019).
Proprio il colosso asiatico è anche un porto di destinazione importante degli altri due competitor. Anche in questo caso si sono registrate flessioni importanti con i tedeschi che perdono 27 punti e l’Italia che annovera un decremento del 26 per cento. Purtroppo c’è una netta differenza dell’entità dei flussi con la Germania che ha realizzato 120 milioni di euro contro i 25 del Belpaese.
Tornando nell’Europa continentale, il Regno Unito evidenzia perdite superiori alla media con l’Italia che ha esportato 20 milioni (meno 30,9 per cento) e la Germania crolla di 45 punti (27,4 milioni di euro). Un calo più contenuto è registrato dalla Cina con 21,9 milioni e una percentuale pari a meno 17.
La nostra analisi prosegue con la Spagna, mercato che ha vissuto una rinascita nel triennio 2016-2018 ma che non è riuscito a evitare l’effetto negativo dovuto al lockdown. Il nostro Paese ha esportato macchine per 19 milioni, cedendo il 39 per cento mentre la Germania contiene meglio i danni, lasciando per strada 38 punti e realizzando vendite per 22 milioni. Diverso il discorso per la Cina che si mantiene stabile ma con un livello di penetrazione del mercato decisamente inferiore agli altri competitor (solo 5 milioni nel periodo in analisi).
Il mercato più importante dell’Est Europa è senza dubbio la Russia che già in epoca pre-lockdown aveva delle gravi criticità, specialmente per i costruttori italiani. I cali registrati nei primi sei mesi del 2020 sono stati più contenuti rispetto alla media mondiale. L’Italia infatti cede “solo” 13 punti con 14 ,5 milioni di euro di macchine, mentre i tedeschi non vanno oltre i 37 milioni (meno dodici percento). Anche il competitor asiatico evidenzia un calo analogo (meno 14,5 per cento) attestandosi a 31,2 milioni di euro.
Tornando in Nordamerica notiamo come il mercato canadese abbia subito una flessione molto consistente specialmente per le esportazioni italiane che cedono 30 punti fermandosi a 12 milioni. Mostrano addirittura un segno leggermente positivo le esportazioni tedesche (17 milioni, più 3,1 percento) mentre la Cina annovera una discreta performance, perdendo solo nove punti percentuale con 25 milioni di merce esportata.
La nostra analisi rimane nel continente americano e più specificatamente in Brasile, mercato in crisi da anni rispetto ai livelli del 2008. L’Italia, nel periodo considerato, ha esportato macchine per 7 milioni di euro, in calo del 21 percento, mentre la Germania ha realizzato 27 milioni di euro. In questo caso la variazione percentuale non ha un significato di trend in quanto nel 2020 è stata realizzata una grossa esportazione di impianti per pannelli che ha “alzato” il valore assoluto dei flussi. Poco presente nel mercato brasiliano la Cina che realizza 3 milioni di euro.
Concludiamo la nostra analisi con l’Australia che, purtroppo, vede l’Italia realizzare la peggior performance con un meno 36,4 per cento e 6,5 milioni di euro. Stabile la Germania con 10 milioni mentre la Cina cede il 5 per cento e realizza 18 milioni di euro.
Da questi dati emerge abbastanza chiaramente come l’Italia in particolare abbia risentito fortemente del periodo di lockdown che, ricordiamo, è stato più pressante rispetto agli altri Paesi laddove la produzione industriale non è stata bloccata completamente. Un ulteriore termometro dell’effetto che ha avuto il lockdown sul nostro comparto è l’analisi di altre due variabili: le importazioni di macchine dall’estero e le esportazioni di mobili in legno.
Il primo indicatore fornisce un’idea parziale del consumo interno di macchine ed evidenzia nel periodo considerato, per l’Italia, una diminuzione del 25 per cento. Nel dettaglio, le forniture tedesche, che costituiscono il 36 per cento del totale, evidenziano anch’esse una flessione di 25 punti percentuale. Il secondo paese partner, la Cina, cede 15 punti attestandosi a 11 milioni di euro. Tra gli altri Paesi fornitori segnaliamo il crollo della Spagna (meno 83 per cento) e la diminuzione, in linea con il totale, dell’India che perde 25 punti con oltre 4 milioni di euro.
Il secondo indicatore è molto importante in quanto l’Italia è tra i primi tre/quattro posti nel ranking degli esportatori mondiali di mobili. Inoltre il valore assoluto di questa variabile è decisamente importante e ciò conferisce un maggior significato al risultato della variazione percentuale in termini di trend. A livello globale le esportazioni italiane di mobili in legno, nel primo semestre 2020, sono state pari a 1,9 miliardi di euro in calo del 21 per cento. La diminuzione segue a grandi linee quanto è emerso dalle analisi delle precedenti variabili, anche se con un leggero miglioramento rispetto alle esportazioni di macchine.
In riferimento ai mercati più importanti, sorprende la Polonia che nonostante il lockdown della produzione industriale italiana fa segnare un più 29 percento mentre contiene il calo il mercato olandese con una flessione di soli 4 punti percentuali. Tra i contesti che maggiormente hanno risentito della situazione emergenziale, citiamo la Cina con un meno 26 per cento, mentre Regno Unito e Russia mostrano un decremento di 30 e 35 punti. In Nordamerica soffre particolarmente il mercato canadese che cede il 26 per cento.
Abbiamo dunque analizzato parecchi mercati e variabili con la sensazione di sintesi di un calo che ha investito generalmente tutti i contesti geografici e anche tutta la filiera della lavorazione del legno. I cali attorno ai 20/30 punti percentuale ci inducono a pensare che il periodo di inattività industriale abbia influito in modo deciso sul dato anche se non dobbiamo dimenticarci che ancor prima, alla fine del 2019, l’economia generale e anche quella della filiera mostrava segni di forte cedimento.
Cosa aspettarci quindi nei prossimi mesi? La risposta non è semplice anche se la maggior paste degli analisti di mercato sono concordi nel pensare che una volta che la situazione si sarà normalizzata completamente ci sarà il famoso rimbalzo del mercato e lì sarà l’industria più pronta che riuscirà a cogliere le migliori opportunità di mercato. Non a caso i temi legati alla digitalizzazione delle aziende sia in termini di impianti che in termini di formazione del personale sono al centro delle attenzioni politiche e non solo, perché molto probabilmente la sfida si giocherà su questo campo.