Quando ho letto la scarna comunicazione della famiglia che ne annunciava la scomparsa, a esequie avvenute, mi è venuta in mente l’ultima volta che l’avevo vista, seduta alla scrivania dove passava diverse ore della sua giornata. Per chi ha avuto modo di entrare negli uffici della Fantoni di Osoppo non era difficile intravederla fra immagini e volumi di architettura, dedita al suo impegno di “archivista di famiglia”, definizione quanto mai povera e riduttiva.
Alessandra De Antoni Fantoni – moglie del cavalier Marco Fantoni, mamma di Giovanni e Paolo Fantoni, nonna e bisnonna – se ne è andata l’8 febbraio scorso. Raccontare chi era e cosa ha fatto questa signora gentile, riservata, elegantissima, apparentemente fragile ma fortissima e rigorosa non è semplice. Nata fra i monti del Friuli, figlia di segantini della Val Canale, di lei hanno scritto “… di quel territorio assume la forza e la coniuga ad uno spirito calvinista ove il senso del dovere e del rigore sono dovuti a se stessi prima che agli altri. Sono i valori che ne caratterizzeranno lo stile di vita, misurato, mai lezioso, mai presenzialista, mai sopra le righe”, parole che crediamo la ritraggano perfettamente, almeno per il poco che abbiamo potuto conoscere della sua ricca personalità.
L’ingresso nella famiglia Fantoni (nel 1954 il matrimonio con Marco Fantoni) è indubbiamente una svolta importante della sua vita perché – oltre all’amore e agli affetti per una famiglia che con il tempo crescerà di generazione in generazione – non mancherà di partecipare attivamente alla vita dell’azienda, di cui è stata vicepresidente.
Entra in contatto con importanti firme del design – fra cui Edoardo Gellner, Gianfranco Frattini, Antonello Mosca, Mario Broggi, Lucci e Orlandini, Herbert Ohl – e diventa una appassionata studiosa di architettura. Decide di impegnarsi nel recupero e nel restauro di carte, mobili, documenti da cui nasce l’“Archivio Fantoni”, che d’ora in poi si chiamerà “Archivio Alessandra De Antoni Fantoni”, una raccolta di mobili, oggetti, legni, conchiglie, macchine da ufficio, sabbie da tutto il mondo e moltissimo altro a testimonianza non solo del suo amore e dell’orgoglio di essere parte di una storia affettiva e aziendale così importante, ma anche della sua estrema curiosità, della sua vivace intelligenza.
C’è troppo da raccontare. Crediamo di farle un omaggio regalandovi qualche scatto dello splendido archivio che ha saputo creare, un patrimonio che merita di essere visitato e che resterà a testimoniare quanto questa donna ha fatto per sé, per la famiglia, per il gruppo Fantoni.
A noi il ricordo della mail che ci scrisse quando ricevette la vecchia calcolatrice manuale, una vecchissima ma ancora funzionante Olivetti, sulla quale si facevano i conti della falegnameria di mio padre. In quell’istante abbiamo in qualche modo condiviso un pizzico di storia, come lei mi scrisse, in fondo un modo per illuderci dell’eternità.