È questa l’indicazione che pare emergere dalla sesta edizione dell’indagine sul parco macchine e i sistemi di produzione dell’industria italiana diffusa da Ucimu-Sistemi per produrre.
Non è la prima volta che ci “appropriamo” di questa interessante indagine che periodicamente Ucimu-Sistemi per produrre realizza e ogni volta ne emerge indubbiamente un quadro decisamente interessante, un quadro che in qualche modo ci coinvolge e che con buona probabilità vale – almeno in parte – anche per il mondo della lavorazione del legno. A partire da quella che potremmo considera la sintesi estrema, ovvero che il “parco macchine utensili” installato nell’industria italiana risulta più vecchio di quello di cinque anni fa.
L’indagine – che è stata effettuata nel 2019, a cinque anni dalla precedente – evidenzia come l’età media dei macchinari di produzione presenti nelle imprese metalmeccaniche del Paese sia la più alta mai registrata, per quanto il grado di automazione e integrazione degli impianti, segno che le misure di incentivo alla competitività in materia 4.0 hanno avuto i primi effetti.
Risultati che nascono da un campione di duemila imprese dell’industria manifatturiera metalmeccanica italiana, nelle quali sono installate 371.664 macchine, in crescita del 21,6 per cento rispetto al 2014. L’età media del parco macchine installato è risultata pari a 14 anni e 5 mesi, in crescita di un anno e 9 mesi rispetto alla precedente rilevazione, e dimostra che l’industria italiana non riesce ad abbassare l’età media del proprio parco macchine.
Rispetto alle due rilevazioni precedenti (2005 e 2014), cresce nettamente la quota di macchine utensili con un’età superiore ai vent’anni, risultata pari al 48 per cento del totale installato, contro il 27 per cento della rilevazione del 2014. Cresce però anche la quota di macchine recenti (con età inferiore ai cinque anni) che sono il 16,1 per cento del totale, contro il 13,1 per cento della rilevazione precedente. Questa quota è riconducibile a investimenti in macchine digitalizzate e interconnesse e documenta quindi l’avvio della transizione 4.0, sostenuto certamente dagli incentivi resi disponibili dalle autorità di governo.
Sono ovviamente le macchine tradizionali ad avere l’età più avanzata, pari a 14 anni e nove mesi e a 14 anni e 7 mesi, dunque superiore alla media del parco. Relativamente più giovani sono i robot e le macchine lavoranti con tecnologie non convenzionali (laser, plasma, additive manufacturing) che presentano un’età media pari a 12 anni e 5 mesi.
In termini più generali possiamo dire che negli ultimi vent’anni si è assistito a una progressiva trasformazione del parco macchine installato nelle imprese italiane determinato dalla riduzione degli acquisti di nuove macchine con tecnologie tradizionali in favore di quelle con tecnologie di ultima generazione. Il livello tecnologico del parco macchine – rilevato, in prima istanza, dall’incidenza di macchine a controllo numerico sul totale del parco installato – risulta decisamente soddisfacente, perché riguarda il 54 per cento delle tecnologie presenti nelle fabbriche. Nel 2014, anno della precedente rilevazione, la quota di macchine a controllo numerico era risultata pari a solo il 32 per cento del totale. Pur immaginando vi sia stato un incremento tra questa e la precedente rilevazione (come dimostrano i dati complessivi della ricerca), occorre considerare che probabilmente la quota di tecnologie con controllo numerico sia stata allora sottostimata.
Cresce il grado di automazione/integrazione degli impianti produttivi, un incremento che riguarda tutti e tre i livelli di automazione/integrazione ma è più deciso per i sistemi di integrazione informatica, evidente effetto delle politiche 4.0 attuate dalle autorità di governo.
Primo livello. L’automazione di macchine singole risulta presente sul 13,5 per cento del totale installato, contro il 12,5 per cento della rilevazione precedente.
Secondo livello. Linee di produzione (macchine integrate con altre macchine o impianti attraverso la gestione automatica di utensili, attrezzature e/o movimentazione dei materiali) la cui quota risulta pari al 12,6 per cento del totale delle macchine presenti, più del doppio della rilevazione precedente (5,8 per cento)
Terzo livello. Sistemi 4.0 (interconnessione digitale dei sistemi di controllo e gestione) risultati pari al 5,6 per cento del totale, più del doppio del dato relativo alla rilevazione precedente (2,5 per cento).
Rispetto alla classe dimensionale delle imprese, al di là della fotografia della distribuzione del parco, interessante è lo studio dell’evoluzione della stessa nel corso dell’ultimo periodo. In particolare: sebbene le piccole unità produttive restino al primo posto per numero di macchine installate, la quota detenuta si riduce notevolmente fermandosi al 39 per cento, rispetto al 45 per cento della rilevazione 2014 (quando già era risultata in forte calo rispetto al 53 per cento della rilevazione 2005).
Risulta in calo, anche se più contenuto, la quota detenuta dalle imprese con 50-99 addetti, scesa al 21 per cento contro il 22 della rilevazione 2014. Cresce la quota presente nelle imprese con 100-199 addetti, che sale al 14,5 per cento dal 13 del 2014.
Meglio di tutti fanno le imprese di grandi dimensioni, che vedono crescere la quota di oltre il 5 per cento a più del 25 per cento, contro il 20 per cento rilevato nel 2014.
Questa analisi suggerisce due considerazioni: la prima – evidente – che le grandi imprese hanno più di un quarto del totale del parco macchine installato e sono le realtà che attualmente investono di più in nuovi sistemi di produzione; la seconda è la spaccatura tra le aziende con meno di 100 addetti e quelle più grandi: il fenomeno di redistribuzione delle quote di parco macchine rispetto alle classi dimensionali documentato da questa indagine mostra, infatti, che le aziende con più di 100 addetti performano meglio di quelle di dimensione inferiore.
Riguardo alla distribuzione geografica del parco macchine, dall’indagine Ucimu-Sistemi per produrre emerge che la Lombardia è, ancora una volta, la regione con il maggior numero di macchine installate (28 per cento). Seguono il Triveneto (18,4 per cento), l’Emilia-Romagna (15 per cento), Sud e Isole (13,4 per cento), Piemonte (13 per cento) e Centro Italia (12 per cento).