Recentemente la Commissione Europea ha lanciato una iniziativa volta a rafforzare il dialogo sociale nell’Unione Europea. Riceviamo e pubblichiamo integralmente (in versione tradotta in italiano) la risposta dei comitati per il dialogo sociale, tra cui Cei-Bois, la confederazione europea delle industrie della lavorazione del legno.
“Abbiamo letto con grande interesse la comunicazione “Rafforzare il dialogo sociale nell’Unione europea: sfruttare appieno il suo potenziale per gestire transizioni eque”, pubblicata dalla Commissione europea il 25 gennaio 2023. Pur apprezzando il fatto che tenga conto di alcune delle nostre preoccupazioni espresse durante le numerose audizioni e consultazioni organizzate dai vostri servizi nel corso del 2022, la comunicazione non propone alcuna soluzione per quanto riguarda la futura organizzazione e il finanziamento dei comitati di dialogo sociale settoriale (CSD).
La comunicazione non solo riconosce che il dialogo sociale è una priorità per la Commissione europea, ma sottolinea anche che non è mai stato così cruciale per la definizione e la realizzazione di transizioni eque e per la gestione delle crisi. Ci aspettiamo quindi che la Commissione mantenga il suo sostegno logistico e finanziario ai comitati di dialogo sociale settoriale e ne rafforzi il sostegno politico.
Inoltre, nutriamo serie preoccupazioni riguardo ad approcci alternativi all’organizzazione dei comitati di dialogo sociale settoriale, in particolare l’idea di un finanziamento pluriennale “basato su progetti”, che potrebbe mettere a rischio sia l’autonomia delle parti sociali che la loro capacità di giungere a risultati significativi. La mancanza di sicurezza e prevedibilità dei finanziamenti potrebbe anche minacciare l’esistenza di alcuni SSDC.
In questo contesto, con la presente lettera, le sottoscritte parti sociali settoriali dell’UE desiderano ribadire il loro punto di vista sul futuro del dialogo sociale settoriale europeo e, più specificamente, sulle modalità di riunione dei comitati di dialogo sociale.
Pur comprendendo le attuali limitazioni finanziarie in cui opera la Commissione europea, chiediamo con forza alla Commissione di presentare nuove proposte che rispettino pienamente l’autonomia delle parti sociali ed evitino una grave svalutazione del dialogo sociale settoriale europeo.
Ciò implica che qualsiasi proposta dovrebbe evitare il finanziamento basato su progetti:
– Rappresenta, soprattutto per le organizzazioni più piccole, un enorme onere amministrativo e, a lungo termine, la fine del dialogo sociale. Il nostro dialogo sociale dovrebbe concentrarsi sui contenuti e non sulle questioni organizzative.
– Rappresenta un quadro estremamente rigido e incerto (c’è un solo bando all’anno e ci vogliono almeno sei-sette mesi prima di sapere se un progetto è stato approvato o meno), che non permette alle parti sociali di adattare le loro iniziative a un ambiente in rapida evoluzione e di definire una pianificazione efficiente del loro programma di lavoro.
– Potrebbe implicare un’assegnazione di fondi basata sui risultati previsti del dialogo sociale, con conseguente minore autonomia delle parti sociali.
Inoltre, vorremmo sapere se tutti i gruppi di esperti sostenuti dalla Commissione saranno soggetti alla stessa riorganizzazione. Come parti sociali, si ricorda che siamo considerati esperti nei nostri rispettivi settori. Troveremmo quindi estremamente difficile capire se a questi gruppi di esperti si applichi un trattamento differenziato.
Infine, in diverse occasioni durante la consultazione informale sulla revisione del dialogo sociale, la Commissione ha affermato che manterrà la responsabilità della logistica e del finanziamento delle riunioni negoziali; vorremmo che la Commissione lo confermasse.
Se il dialogo sociale è una priorità politica della Commissione europea, è urgente garantire che il necessario sostegno finanziario e politico sia messo a disposizione delle parti sociali settoriali senza aumentare gli oneri a loro carico“.
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