A Bergamo va in scena: “Io non scendo – Storie di donne che salgono sugli alberi e guardano lontano”
Nuovi orizzonti, libertà, donne e futuro. A Bergamo, tra il monastero del Carmine e gli ex magazzini del sale, dal 14 ottobre al 19 novembre va in scena “Fotografica“, il festival della fotografia giunto alla sua quarta edizione e che porta come titolo “Noi, qui”. Un palcoscenico di cui fa parte anche la mostra “Io non scendo, storie di donne che salgono sugli alberi e guardano lontano“, una mostra unica nel suo genere che celebra la determinazione e il desiderio di esplorare nuove prospettive, sfidando la gravità e le concezioni sociali. Una mostra sostenuta da Grazia Corali e dal gruppo Corali, la ben nota realtà bergamasca specializzata nella realizzazione di macchine per l’imballaggio.
SULLE ORME DI CALVINO…
Il titolo e il tema della mostra richiamano subito alla mente il protagonista del celebre romanzo di Italo Calvino, “Il Barone Rampante“. Nella storia, il giovane Cosimo Piovasco di Rondò decide di passare la sua vita sugli alberi, rifiutando di scendere a terra dopo una discussione con sua madre. Questo atto di ribellione lo trasforma in un vero “uomo sugli alberi,” offrendo uno sguardo privilegiato sul mondo dall’alto.
In “Io Non Scendo,” le fotografie catturano l’essenza di questa ribellione, portando il concetto a un nuovo livello, ma questa volta con protagoniste donne. Le donne ritratte in queste fotografie non solo sfidano la convenzione sociale, ma lo fanno con grazia ed eleganza, proprio come Cosimo nel romanzo di Calvino.
IL SOSTEGNO DI CORALI
La mostra, curata da Laura Leonelli e prodotta per “Fotografica” con il sostegno di Grazia Corali, imprenditrice e presidente del gruppo Corali, presenta un’ampia selezione di fotografie anonime che dalla fine dell’Ottocento agli anni Settanta del Novecento, dall’Europa agli Stati Uniti, confermano la popolarità internazionale di un nuovo personaggio, la donna che sale sull’albero. Sono bambine, ragazze, amiche, fidanzate, mogli, giovani madri accanto a madri di altre generazioni. “Sono forti, coraggiose, allegre e altere. Sono sdraiate sui rami più alti, sono sedute come regine là dove il tronco si biforca, sono a mani nude, a volte a piedi nudi, portano i tacchi, la gonna, i pantaloni. Alcune hanno una macchina fotografica, un binocolo, una racchetta da tennis, una chitarra, un libro. E attraverso questi oggetti-simbolo ogni donna fotografata, senza nome eppure sorella, è entrata in una storia più grande“.
“Per secoli le donne sono rimaste a terra, ai piedi degli alberi. Donne come radici, destinate a nutrire altre esistenze, padri, mariti, figli, quel maschile eternamente libero di salire su ogni cima e guardare lontano. Ma a un certo punto le donne si sono ribellate, hanno abbracciato gli alberi, hanno puntato i piedi, e salendo di ramo in ramo hanno raggiunto un altro punto di vista, anche su di sé, più aperto, più alto, più profondo, più chiaro. E hanno detto: “Io non scendo”.