Studiare il legno (e non solo): una lunga tradizione toscana….

È significativo che in Toscana ci sia uno dei pochi corsi di laurea incentrato sulla lavorazione del legno. A raccontarcelo è Marco Togni, professore associato di Tecnologia del legno e utilizzazioni forestali all’Università di Firenze.

Prezioso l’incontro con il professor Marco Togni nella sede del Dagri, il Dipartimento di scienze e tecnologie agrarie, alimentari, ambientali e forestali dell’ateneo fiorentino. Non solo perchè – il professore ce lo permetterà – abbiamo avuto il piacere di rivedere un amico, sempre pronto a spendersi a favore di questo settore, ma anche perchè ci ha aiutato a fare il punto sulla annosa questione della formazione in un mondo, quello del legno, che sembra avere sempre meno appeal sui giovani. Rivendicando subito i “quarti di nobiltà” di questa vocazione, in gran parte dovuta al fatto che il professor Guglielmo Giordano, che potremmo definire il padre dello studio del legno e dei suoi utilizzi nel nostro Paese, al termine della Seconda Guerra Mondiale venne invitato a insegnare la materia Tecnologia del legno proprio presso il corso di Scienze forestali a Firenze.

“La prima cattedra per gli studi universitari in questa materia, nell’anno accademico 1946-1947, è stata istituita qui a Firenze – ci racconta Togni – e accolse studenti che a loro volta diedero un fortissimo contributo alla conoscenza di questo materiale, della sua lavorazione e dei mille utilizzi possibili. Giordano ebbe indubbiamente un grande merito: riportare il legno sotto i riflettori, dimenticato dalle facoltà di architettura e ingegneria che scelsero di privilegiare materiali in forte ascesa, come gli acciai e il cemento armato, protagonisti della ricostruzione del nostro Paese a partire dagli anni Cinquanta.
Direi che fu grazie a questo che Firenze divenne la culla degli studi sul legno, seguita negli anni dalle università di Torino, di Padova, di Viterbo e – successivamente – da altre; tanto è vero che oggi ospita il maggior numero della trentina fra ricercatori, professori associati e ordinari che oggi nel nostro Paese si occupano di tecnologia del legno, di aspetti chimici, di utilizzazioni, eccetera.
Uno scenario, quello della ricerca, che ci vede collaborare molto attivamente con l’Istituto per la bio-economia del Cnr-Consiglio Nazionale delle Ricerche (ex Ivalsa, Istituto per la valorizzazione del legno e delle specie arboree, ndr.). Anche in questo istituto c’è l’imprimatur del professor Giordano che, già direttore dell’Istituto di Tecnologia e Utilizzazioni Forestali dell’Ateneo Fiorentino, fondò in seno al Cnr prima l’IRL-Istituto per la ricerca sul legno e successivamente l’ITL-Istituto per la tecnologia del legno di San Michele all’Adige. Fino a un certo momento, tutti gli esperti del settore erano stati allievi del Prof. Giordano”.

Radici profonde…
“… e che, non dimentichiamolo, vanno anche in tante, importanti direzioni, a partire dalle prestigiose collaborazioni nei Beni culturali, per la preservazione del nostro enorme patrimonio artistico, oltre che nell’ambito dello studio e della formazione in ambito design e in molti altri settori in cui è necessario conoscere il legno e che hanno portato a una progressiva e fertile diversificazione degli insegnamenti.
La nostra più recente iniziativa, qui a Firenze, è la creazione di un corso di laurea professionalizzante in Tecnologie e trasformazioni avanzate per il settore legno, arredo, edilizia intitolato Tema legno che, a differenza dei corsi di laurea triennali comuni a tutte le facoltà, prevede due anni di didattica e un anno di tirocinio, così da fornire agli studenti gli strumenti con i quali approfondiranno temi specifici nelle aziende, con la supervisione del docente universitario e del tutore aziendale
E devo dire che è quanto di più specifico ci sia oggi in Italia sul versante della formazione di tecnici che possano poi operare all’interno di imprese dove il legno e i suoi derivati vengano trasformati in prodotti finiti. In Italia non c’era una tradizione di modelli formativi universitari di tipo professionale, per una alta formazione, a differenza di Austria o Germania (come ad esesmpio le Fachhochschulen), solo per citare un paio di esempi, dove esistono sedi specializzate nella tecnologia del legno,
Paesi che possono vantare un rapporto diverso con il legno, soprattutto in termini strutturali. Una attenzione che, di fatto, genera competenze che trovano poi sbocco in tutti i comparti produttivi dove viene lavorato.
Da noi questa domanda, originata dal costruire, è mancata e di conseguenza sono stati pochi gli investimenti nella ricerca e nella volontà di creare certe strutture formative, per quanto nel nostro Paese non manchino scuole superiori che hanno un indirizzo sul legno, un bacino nel quale lavoriamo costantemente per trovare ragazze e ragazzi interessati a portare le proprie competenze a un altro livello… ma mi lasci dire che non è facile, per quanto oggi la ricerca di una diversa relazione con le fonti energetiche e i materiali stia riportando il legno a riconquistare il ruolo che gli compete, in qualità di principe dei bio-materiali ecosostenibili”.

Professor Togni, è innegabile che il mondo del legno non riesca a richiamare i giovani e la situazione si stia facendo preoccupante: cosa deve cambiare?
“Credo spetti al mondo politico lavorare per dare al legno la stessa “riconoscibilità” che oggi hanno altri materiali. Tutto sembra indicare una maggiore attenzione dell’attuale governo verso il “pianeta legno”, ma nei fatti c’è ancora molta strada da percorrere. Se a livello forestale, di gestione del patrimonio naturale esistono titoli e figure ben consolidate, il mondo dei processi, delle lavorazioni resta di fatto nelle mani degli ingegneri meccanici, certamente ottimi conoscitori dei principi tecnici, ma non certo della materia su cui dovranno essere applicati.
Appare alquanto difficile inserire in un panorama di competenze ben consolidate e strutturate una nuova figura che abbia una laurea più “vicina” al legno. Eppure la domanda delle imprese è forte, anche da parte delle realtà che costruiscono macchine per il legno, che hanno bisogno di progettisti, tecnici e ingegneri che ne sappiano di più sul materiale su cui dovranno lavorare.
Purtroppo il nostro mondo non è attraente per i giovani, che pensano forse ancora alla falegnameria piena di segatura o alla bottega di Geppetto e non all’industria di tipo 4.0. Noi e altre università, come ad esempio il corso di Ingegneria del legno organizzato a Bolzano, facciamo il possibile per creare percorsi che siano aderenti alle esigenze delle imprese ma, come le dicevo, credo si debba intervenire ad altri livelli se vogliamo ridare veramente dignità e forza a queste specializzazioni”.

Davvero un peccato, per usare un eufemismo…
“Assolutamente. Noi continueremo per la nostra strada, impegnandoci anche a comunicare con gli strumenti che oggi i giovani prediligono, ma sono tanti i segnali che rivelano come il settore legno – ma anche Agraria o Scienze Forestali – non stiano attraversando la loro stagione migliore sotto il profilo delle iscrizioni ai nuovi corsi. Eppure stiamo parlando di un mondo dove la parola “sostenibilità”, che si sente sempre più spesso e in ogni contesto, avrebbe forse la sua espressione più vera e concreta; chi entra nel mondo della formazione universitaria è più attratto dai corsi di laurea in design industriale, architettura, ingegneria: pare proprio le competenze di esperto tecnologo del legno siano ricercate da pochi eletti…”.

Stiamo parlando di una evoluzione che potrebbe avere effetti nefasti su una delle eccellenze del “made in Italy”…
“Il nostro orizzonte sono le migliaia e migliaia di imprese – grandi, medie e piccole – che animano questo splendido tessuto economico legato al legno e i suoi derivati, dove non basta più poter contare sul falegname che, pur non avendo una preparazione teorica, conosceva il materiale e creava la sua impresa. Le seconde e terze generazioni devono muoversi in un contesto completamente diverso, con una competizione spesso esasperata ed ecco perché molte si trasformano o si spengono…
Siamo riusciti a far passare il messaggio che la competitività di una impresa inizia sui banchi delle scuole? Vogliamo comprendere che questa filiera non può affidarsi alle consuetudini del passato o a impianti sempre più automatizzati, assolutamente perfetti se parliamo di lavorazione del pannello, ma che inevitabilmente richiedono una conoscenza, competenze, una istruzione che viene da più lontano se guardiamo al legno massiccio?
Bisogna creare dei tavoli dove si possa ragionare insieme, a livello di filiera, coinvolgendo scuole, ordini e collegi professionali, università, imprese, aziende artigiane e grandi gruppi industriali. Iniziative che godano della indispensabile attenzione e del supporto del mondo politico e istituzionale, di Stato e Regioni per creare piccole reti, anche regionali, grazie alle quali migliorare ciò che è stato fatto, che stiamo facendo, per creare figure professionali di alto livello con forti competenze”.

E “Tema Legno” su quali carte potrà puntare?
“Abbiamo messo a punto un buon corso di studi, grazie anche a una intensa attività di laboratorio – ben 48 crediti – che non abbiamo indirizzato solo sulle conoscenze di legni, pannelli o prodotti strutturali, ma anche su tutti i processi di realizzazione, compresi trasformazioni, incollaggi e finiture. Vogliamo dare una formazione il più possibile ampia, che parta dalle caratteristiche della specie legnosa e arrivi a tutti gli aspetti della sua lavorazione.
Una proposta che interseca le fondamenta della teoria con sperimentazioni dirette, in laboratorio, dove tutto ciò che i docenti raccontano trova evidenza e viene approfondito da visite nelle aziende della filiera, dal costruttore di tecnologia alla segheria, dal mobiliere al costruttore di serramenti”.

Dunque possiamo concludere con un pizzico di ottimismo…
“Non è una questione di ottimismo, quanto di condividere con il maggior numero possibile di attori la nostra volontà di essere utili e parte di un mondo che ha un disperato bisogno di persone, di tecnici, di quadri la cui passione sia sostenuta da una competenza senza la quale non sarà più possibile andare molto lontano…”.

a cura di Luca Rossetti

dagri.unifi.it
temalegno.unifi.it
legno.unifi.it


TEMA LEGNO: OPEN DAY E PRESENTAZIONE DEL CORSO
Come ogni anno, l’Università di Firenze organizzerà, in data 22 marzo 2024, un open day di presentazione del corso Tema Legno. Una buona occasione per vedere e sentire dal vivo tematiche e progetto del corso. 
Il progetto è sostenuto dal Collegio Nazionale Agrotecnici e Agrotecnici Laureati e da Acimall, l’associazione nazionale dei produttori e costruttori di tecnologie per il legno. 
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Studiare il legno (e non solo): una lunga tradizione toscana…. ultima modifica: 2024-01-12T09:00:32+00:00 da Francesco Inverso