Una azienda che è certamente da annoverare fra quante nel nostro settore hanno riscosso una crescente e forte attenzione negli ultimi anni; specializzata nello sciogliere uno dei nodi più “Impegnativi” nella produzione di arredi, il fora-inserimento.
Prima Cucine è un marchio di cui si sentirà parlare, a nostro avviso ben oltre quanto non sia già conosciuto. È la convinzione con la quale siamo usciti dal nostro incontro con Stefano Turcatel, direttore generale di questa realtà, una creatura di Ivano Fistani e Aldo Pizzolato, i due imprenditori che nel 1984 hanno fondato Arredo3, uno dei colossi dell’arredo “made in Italy” che vanta un fatturato di gruppo oltre i 260 milioni di euro con 450 dipendenti.
A portarci a Trebaseleghe, in provincia di Padova, per conoscere meglio questa realtà, è stato Enrico Citterio, contitolare della Stema di Brenna (Como): una partnership, la loro, che ci ha permesso di avere ancora una volta la conferma di quanto le tecnologie più avanzate e le visioni imprenditoriali di maggior successo non possano che andare a braccetto.
“La nostra avventura nasce nel 2017, dalla scelta della proprietà di sperimentare una nuova strategia per aggredire il mercato”, ci racconta Stefano Turcatel, in azienda da quattro anni e da sempre nel mondo del mobile; destino praticamente ineluttabile per chi, come lui, nasce nel cuore del Distretto del Livenza, una delle aree a maggior vocazione mobiliera a livello europeo. “Il progetto era affiancare ad Arredo3, fra i primi cinque produttori di cucine italiani e negli ultimi anni al centro di una strategia di riposizionamento nella fascia più alta, un marchio che offrisse prodotti di qualità, con scelte estetiche precise ma che potesse guardare alla cosiddetta “pancia” del mercato. Una azienda sorta da una idea precisa: realizzare una industria, con impianti e linee di produzione che potessero coniugare la migliore qualità a numeri importanti”
La svolta – in realtà – arriva nel 2020, in piena pandemia, quando l’interesse di tutti noi verso la casa diventa più forte e Prima Cucine non è più solo un “aggregato” di Arredo3, ma diventa un vero e proprio marchio, con una maggiore indipendenza e tutto ciò che questo significa a livello di posizionamento, commerciale, gestionale, di immagine.
“Negli ultimi quattro anni abbiamo lavorato per gettare le basi della nuova identità di Prima Cucine – riprende Turcatel, chiamato a gestire questa rinascita – e creare una risposta coerente e organica alle esigenze di un consumatore diverso da quello di Arredo3, una persona per la quale la cucina deve comunque essere uno spettacolo, bella anche solo da vedere, ma che ha come obbiettivo la funzionalità. Ovviamente potendo contare sulla esperienza della casa madre che ci ha permesso di accelerare i tempi: fornitori importanti, informazioni, know how sia a livello di prodotto che di organizzazione. Non solo: in termini generali il mondo dell’arredamento propone cataloghi enormi, una complessità che genera inevitabilmente costi che si riflettono poi sul prezzo finale. Una regola a cui Prima Cucine ha deciso di sfuggire con un prodotto che nasce da ciò che il mercato vuole, stili e soluzioni di cui abbiamo potuto conoscere la reale attrattiva grazie al lavoro di Arredo3. Insomma, ci siamo posizionati in quello che riteniamo dover essere il nostro ambiente e devo dire che i numeri ci hanno dato ragione: il 2024 si sta chiudendo con un fatturato attorno ai 37 milioni di euro, più del triplo di quattro anni fa, grazie a una rete di circa 300 rivenditori che ci consente di operare oramai su tutto il mercato nazionale e al primo show-room monomarca che abbiamo aperto a Roma e che ci sta dando importanti riscontri.
Una crescita alla quale ha dato indubbiamente un forte contributo la nostra impostazione industriale, il poter offrire – grazie a una organizzazione attenta e a sistemi produttivi all’avanguardia – qualità, competenza, velocità e servizio. Oggi possiamo dire di avere un catalogo completo, sia in termini di modelli che di finiture o modularità; una collezione immaginata e progettata interamente al nostro interno che è il cuore delle tante attività grazie alle quali negli ultimi dodici mesi siamo riusciti a crescere del 30 per cento contro il dieci che avevamo preventivato, in un mercato che non è certo in una delle sue stagioni più effervescenti…”.
C’è un altro aspetto che ci ha affascinato durante la nostra visita della fabbrica di Trebaseleghe: l’alto livello delle tecnologie e una organizzazione forte, evidente, che si percepisce ovunque si posi lo sguardo. Un progetto che appare fortemente coerente in ogni suo aspetto, cosa non sempre in primo piano in un mobilificio dove gli elementi che concorrono al risultato finale sono così tanti e diversi che spesso l’arte di arrotondare diventa l’unica strada percorribile…
PARLANDO DI TECNOLOGIA
“Tutto ciò che facciamo, ogni scelta risponde non solo ai nostri obbiettivi: abbiamo la fortuna e l’onere di essere anche un terreno di sperimentazione e di verifica di strumenti, modalità, pensieri e strategie che – una volta collaudati e adeguati al modo di fare impresa del nostro gruppo – potrebbero diventare soluzioni ulteriormente migliorative anche per un colosso industriale e di mercato come Arredo3”, prosegue Turcatel.
“Questo ha voluto dire poterci muovere in direzioni diverse per conoscere, capire e comprendere quale sia oggi lo stato dell’arte ed è proprio in questo modo che abbiamo conosciuto Stema. A dire il vero le nostre esperienze attorno al processo di foratura e montaggio erano positive, ma avendo sentito parlare delle soluzioni firmate da Stema e avendole viste all’opera abbiamo deciso di approfondire l’argomento.
È stato un processo lungo: ci siamo conosciuti, ci siamo confrontati, abbiamo cercato di capire insieme cosa e dove avremmo potuto migliorare o rendere più efficace. Abbiamo avuto precise conferme non solo sulle loro competenze, di cui avevamo già sentito parlare molto bene, ma sulla loro serietà e flessibilità, valori fondamentali per chi come noi decide di risolvere il “nodo” del fora-inserimento, passaggio indispensabile per chiunque abbia l’ambizione di crescere…
Come le ho detto abbiamo triplicato il fatturato in tre anni e puntiamo ad arrivare a 50 milioni nel 2027: dobbiamo attrezzarci in modo adeguato se vogliamo raggiungere questo ambizioso risultato. La crescita dei primi anni è stata importante, ma ci ha talvolta messo alla prova.
Abbiamo così deciso nuovi investimenti, fra cui una nuova linea di montaggio di fianchi e fondi, nella quale abbiamo deciso di abbandonare la foratura verticale per passare alle soluzioni orizzontali proposte da Stema, ricorrendo a robot per l’inserimento e la movimentazione degli elementi in macchina. Non solo: una delle nostre priorità era anche l’indipendenza gestionale dal fornitore, costruirci un know how tale da essere autonomi e governare dati e informazioni; in altre parole essere padroni di noi stessi in questo progetto che abbiamo costruito con Stema, con i nostri tecnici ma soprattutto con chi lavora su queste macchine nei nostri reparti. Questo, a mio avviso, è il passaggio che ha fatto la differenza”.
“Se le dicessi che è stato facile sarei un bugiardo – prosegue il direttore generale di Prima Cucine – ma eravamo preparati, perchè stiamo parlando di una fase della produzione che è in realtà il cuore del nostro lavoro.
Automatizzare in modo direi assoluto queste fasi ci permette oggi di ridurre l’errore ai minimi termini, di essere più veloci e dunque produttivi, sempre con la massima attenzione alla qualità e permettendo a chi doveva trascorrere la sua giornata spostando pezzi da una macchina all’altra di occuparsi di governare la linea.
Ogni giorno assembliamo cinquanta cucine che vengono spedite entro le successive 48 ore, un dato che credo dia l’idea di quanto dobbiamo essere organizzati, efficaci ed efficienti.
Disponiamo di tre linee di produzione e posso dirle che notiamo la differenza: la linea progettata e costruita da Stema garantisce una maggiore produttività, una migliore pulizia, una riduzione degli errori. Stiamo toccando con mano la validità del nostro investimento, che si sta rivelando strategico per poter crescere ancora. Ora dobbiamo attendere la prova del tempo: la nuova linea ci è stata consegnata nel dicembre 2023 ed è entrata in funzione nel febbraio di quest’anno: dobbiamo capire se questo innamoramento si trasformerà in un amore duraturo”, aggiunge Stefano Turcatel con una risata.
LA LINEA STEMA
Ed eccoci davanti alla nuova linea di fora-inserimento, pronti a passare la parola a Enrico Citterio.
“L’esigenza di Prima Cucine era ottimizzare le lavorazioni su fianchi e fondi”, ci dice. “Le cataste degli elementi da lavorare arrivano negli spazi di carico secondo le sequenze di produzione previste e vengono depositate sulle “lune” di ingresso da un robot.
La prima foratura avviene grazie a due “Grafias” che, lavorando in contemporanea, riducono notevolmente il tempo necessario; i pannelli, una volta puliti, passano poi all’inserimento della ferramenta, che si tratti di basette, guide o di qualsiasi altro elemento. Un processo semplice da raccontare, dietro al quale però si celano mille complessità che devono risolversi in un processo completamente automatizzato.
L’operatore è chiamato a svolgere una funzione di controllo e di verifica che tutto proceda in modo corretto sulla base della distinta di lavorazione arrivata alla macchina dall’ufficio tecnico, per quanto ogni passaggio sia sorvegliato da sensori e sistemi di controllo.
Per rispondere alle necessità di Prima Cucine abbiamo anche previsto un buffer, un magazzino in linea che in caso di necessità ci permette di disaccoppiare la parte di foratura e inserimento dalla linea di assemblaggio, in modo che quest’ultima possa continuare a produrre anche nel caso sia necessario un intervento di manutenzione o di rallentamenti. Fora-inserimento e assemblaggio sono parte della stessa linea, così da rendere il processo il più “comodo” e veloce possibile.
Credo anche che valga la pena di sottolineare che ogni passaggio, ogni inserimento, ogni foro, ogni fresatura risponde alla logica del “lotto uno”, dunque la possibilità di intervenire su ogni elemento in lavorazione in modo assolutamente indipendente, un risultato che in Prima Cucine è stato reso particolarmente elevato dal rapporto di collaborazione che si è instaurato fin dai primi incontri, dalle competenze che sono state messe a nostra disposizione per permetterci di creare una linea che fosse esattamente ciò di cui avevano bisogno”.
“Sono assolutamente d’accordo”, interviene Stefano Turcatel. “Questi risultati si possono raggiungere quando le capacità del fornitore di tecnologia e le competenze del cliente riescono a fondersi per arrivare al miglior risultato finale possibile. Come le dicevo abbiamo tre linee che producono, in modo asincrono, migliaia e migliaia di elementi che vengono avviati a un magazzino centrale dove – a tempo debito – navette automatiche li riordinano per comporre la commessa e avviarla al carico. Senza automazione non potremmo gestire tutto questo, non potremmo crescere e guardare con grande ottimismo agli anni e alle sfide che ancora ci attendono per poter arrivare nella “top ten” dei produttori italiani di cucine!”.