Un quinto del legno importato nei 27 Paesi membri dell’Unione europea, fra tronchi e prodotti derivati del legno, è illegale o sospetto, per una quantità che nel 2006 oscilla fra 26,5 e 31 milioni di metri cubi e una percentuale fra il 16 e il 19 per cento. In pratica, equivalente al totale del legname prodotto dalla sola Polonia nello stesso anno. Sotto accusa è una politica di controllo ancora troppo blanda da parte della Ue che, malgrado il Flegt (Forest Law Enforcement, Governance and Trade), sistema regolamentato varato nel 2003 e basato su accordi volontari di partnership con i Paesi produttori, non impedisce a oggi lo sviluppo di traffici clandestini di materia prima, semilavorati e prodotti finiti da Europa dell’Est, Estremo Oriente, Sud Est asiatico, Africa e America Latina, e va ad aggravare una situazione precaria sia dal punto di vista dello sfruttamento iniquo delle risorse, a vantaggio dei Paesi più ricchi o in crescita, sia dal punto di vista della salvaguardia delle foreste, principale argine ai rischi dovuti ai cambiamenti climatici. Il grido d’allarme arriva dal Wwf (World Wildlife Fund) tedesco, che ha condotto la ricerca “Illegaler Holzeinschlag und die Eu 27”, pubblicata lo scorso maggio. Dove l’Italia occupa, nella graduatoria dei Paesi acquirenti di legname illegale, un posto importante dopo Finlandia, Regno Unito e Germania; nella top ten dopo il Belpaese si “classificano” Olanda, Francia, Belgio, Spagna ed Estonia. Di dieci rotte principali attraverso cui il legno illegale si muove verso l’Europa, in testa si trova la Russia, che esporta verso l’Ue 10,4 milioni di metri cubi, seguita dall’Indonesia (4,2 milioni). Il terzo gradino del podio è per la Cina con 3,7 milioni di metri cubi di legno illegale esportato e un mercato complessivo, fra legale e illegale di legno e prodotti derivati (carta inclusa), che nel 2003 ammontava a 4 milioni di metri cubi e nel 2006 ha già toccato gli 11,5 milioni. Poi arrivano il Brasile, la Bielorussia, l’Ucraina, la Bosnia Erzegovina, la Lituania, il Camerun e il Gabon. Dall’Est Europa (Russia in testa) e Balcani, fino al Caucaso, la quantità di legno stimata per l’importazione illegale supera i 12 milioni di metri cubi e almeno il 23 per cento di prodotti a base di legno importati da questa macroregione probabilmente sono a loro volta illegali. Per l’area del Sudest asiatico e della Cina, in media il 40 per cento dei prodotti a base di legno importati in Ue, pari a circa 9,5 milioni di metri cubi, si stima sia di origine illegale. Dall’America Latina sono 2,9 i milioni di metri cubi di prodotti importati illegalmente nel 2006, 2,6 dall’Africa. L’Italia, come rimarca il Wwf, non ha ancora fattivamente avviato una seria politica per la gestione delle importazioni legali: qui arriva il 14 per cento del legno esportato illegalmente dalla Bolivia (parquet), il 12 per cento dal Brasile (mobili e altri prodotti finiti), l’11 per cento dall’Ucraina e il 42 dalla Bosnia Erzegovina (legna da ardere), il 24 per cento dal Camerun, il 33 dalla Costa d’Avorio, il 25 dalla Repubblica Democratica del Congo, il 36 dal Congo, il 24 dal Gabon; e poi il 14 per cento dall’Indonesia (parquet), il 13 dalla Thailandia (prodotti finiti), il 5 dalla Malesia (arredi e altri prodotti) e il 7 dalla Cina (carta). Per contrastare il traffico illegale di legno, il Wwf pone sul tavolo due priorità: il ridisegno della legislazione, con l’applicazione di prescrizioni e sanzioni più rigide, e l’utilizzo di materia prima proveniente da foreste certificate.
Legno illegale, mettiamo un freno
Legno illegale, mettiamo un freno
ultima modifica: 2008-09-29T00:00:00+00:00
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