Riceviamo da Basso Legami il testo di questo articolo pubblicato il 26 maggio scorso. Ci pare una presa di posizione fortemente motivata che ci piace diffondere anche ai nostri lettori che non avessero avuto modo di leggerla.
“MINORI DEDUCIBILITÀ SUGLI INTERESSI PASSIVI PER CHI GUADAGNA MENO
«C’è la crisi ma io pago il doppio delle tasse»
L’Agenzia delle entrate: si può trascinarne una parte al 2009
MILANO — Non è malato di epistolomania Amelio Basso, imprenditore della sua Basso Legnami, media azienda familiare da 18 milioni di fatturato nel vercellese. È solo che, a 75 anni compiuti, ha «ancora voglia di lavorare» e ha capito prima degli altri che con la riforma dell’indeducibilità degli interessi passivi introdotta con la Finanziaria 2008 si troverà ora a pagare tasse «più che raddoppiate: per noi l’Ires — spiega al telefono — passa da 58.022 a 121.070 euro, il 108% in più, a parità di risultato economico». Ed è per questo che si è messo a scrivere lettere. Prima alla Confindustria. Poi nei giorni scorsi «al presidente Berlusconi e al ministro Tremonti».
Infine ha scritto al Corriere da «lettore assiduo». «Ho scritto all’allora presidente Luca Montezemolo già nel gennaio 2008 dopo la votazione di una norma contenuta nella Finanziaria 2008, l’ultima del governo Prodi ma comunque tenuta gelosamente dall’attuale governo Berlusconi, che introduceva la novità ». L’imprenditore racconta che la sua azienda importa legnami per «porte, mobili, barche, botti, bare da morto…». «Dobbiamo tenere grandi scorte di legname e siamo obbligati al credito bancario: da qui gli interessi che superano il mezzo milione e che con le nuove norme posso dedurre per poco più della metà». L’Agenzia delle entrate, che ha da poco emesso una circolare sull’argomento, conferma l’indeducibilità parziale introdotta per evitare che aziende in difficoltà possano eccedere con l’indebitamento ma aggiunge che la parte non dedotta può essere trascinata all’anno successivo.
Molto dipende dunque dalla capacità di ripresa dell’azienda. Basso è «convinto che molti imprenditori come lui non si siano ancora resi conto dell’effetto della norma. Per le aziende c’è ancora tutto giugno prima della dichiarazione al Fisco e sono in molti a farla all’ultimo momento». Insomma, il caso dell’imprenditore è importante perché non è isolato. A lanciare l’allarme sono stati anche i commercialisti. «La riforma da una parte ha semplificato la norma, ma limitando la deducibilità al 30% del reddito operativo lordo — conferma Stefano Poggi Longostrevi commercialista dello studio Sarubbi-Sorbini- Poggi di Milano — si vanno a colpire di più le aziende che vanno male. La norma è stata pensata in un momento diverso da quello attuale. Ci sono stati anche dei tentativi in Parlamento di modifica della quota del 30%. Tutti senza successo. E adesso molte aziende potrebbero dover fare i conti con gli interessi che nel 2008 erano ancora alti e risultati negativi a causa della crisi».
Massimo Sideri”
(Corriere della Sera, 26 maggio 2009)